Giovanni Frangi – Urpflanze. Project room

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA RENATO GUTTUSO - VILLA CATTOLICA
Via Consolare 9, Bagheria, Italia
Date
Dal al

da martedì a domenica: ore 9 - 17; durante i giorni del Festival: ore 9 - 24

Vernissage
29/07/2022

ore 18,30

Patrocini

La mostra è a cura di Drago Artecontemporanea

Artisti
Giovanni Frangi
Generi
arte contemporanea, personale
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Pensata come una project room, la mostra ripropone un interesse antico di Frangi, quello del paesaggio e della natura, tema che l’artista indaga sin dagli esordi e con il quale nel 1999 prese parte alla Biennale di Venezia.

Comunicato stampa

Si inserisce nella sezione Arti visive di Animaphix - International Animated Film Festival, Urpflanze, mostra personale di Giovanni Frangi, che sarà inaugurata venerdì 29 luglio alle ore 18.30 presso la Sala dell'Edicola di Villa Cattolica - Museo Renato Guttuso e aprirà ufficilamente l'8ª edizione della manifestazione dedicata al cinema d'animazione autoriale.

Pensata come una project room, la mostra ripropone un interesse antico di Frangi, quello del paesaggio e della natura, tema che l’artista indaga sin dagli esordi e con il quale nel 1999 prese parte alla Biennale di Venezia, realizzando il sipario per la pièce teatrale Zio Vanja di Anton Čhecov, con la regia di Federico Tiezzi, in cui già si evocavano quelle atmosfere boschive che poi sarebbero diventate il punto fisso di tutta la sua produzione.

Il nucleo centrale delle opere esposte è composto da tele in pittura ad olio di grande formato (cm 195x146), tra cui Ansedonia (2018), e opere di formato medio (cm 98x130) come Urpflanze Tambac (2022) e Urpflanze Makana III (2022), al limite tra il figurativo e l’astratto; a cui si aggiungono lavori su carta (cm 60x50), realizzati con pastelli a olio, matita e anilina, quali Urpflanze Balma I (2022), Urpflanze Balma II (2022) e Urpflanze Colma II (2022).

Sin dal titolo della mostra (“Urpflanze” in tedesco significa “pianta primordiale”) si menziona il concetto di pianta originaria elaborato due secoli fa da Goethe: là dove lo scrittore tedesco cercava l’elemento primordiale, la struttura da cui ha origine la varietà del mondo, l’artista cerca pochi elementi, infinitamente duplicabili, da cui scaturiscono le mille possibilità espressive della pittura. «L’esplicito riferimento a Goethe e ai suoi studi botanici - come suggerisce lo scrittore Maurizio Padovano nel suo testo dedicato alla mostra - mostrano che siamo ben al di là di qualsiasi discorso paesaggistico». E continua: «Che luoghi sono quelli della pittura di Frangi? Sono luoghi in cui, nonostante l’assenza della parola, si scommette sulla permanenza del logos. Luoghi che raccontano dell’unica resistenza possibile: quella del ritorno a una visione della natura come Tempo sostenibile in cui ciò che ci appare fuggitivo, nella brevità risibile delle nostre esistenze, invece in qualche modo permane e dura».