Tano D’Amico – La lotta delle donne

Informazioni Evento

Date
Dal al

lun-dom 10.00/13.00 – 16.30/19.30

Vernissage
31/03/2017
Artisti
Tano D’Amico
Uffici stampa
SPAINI & PARTNERS
Generi
fotografia, personale

La mostra dà conto della felice e quantomeno inaspettata scoperta di Giovanni Columbu pittore da parte del collezionista Dante Crobu.

Comunicato stampa

Venerdì 31 marzo, alle 19.00, presso la Pinacoteca “Carlo Contini” di Oristano sarà inaugurata la mostra GIOVANNI COLUMBU, DISEGNI COSTRUTTIVI, a cura di Dante Crobu e di Ivo Serafino Fenu, promossa dal Comune di Oristano, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Galleria d’Arte Crobu Inc. e col contributo della Fondazione di Sardegna. La mostra, che rimarrà aperta fino a domenica 14 maggio, dà conto della felice e quantomeno inaspettata scoperta di Giovanni Columbu pittore da parte del collezionista Dante Crobu. La mostra, dopo Cagliari, approda nei suggestivi spazi della Pinacoteca Carlo Contini di Oristano e contribuisce a conferire un’equa collocazione a un artista dal curriculum prestigioso, che vanta presenze alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano ma che, nell’Isola, è sicuramente più conosciuto per la sua pluripremiata produzione filmica piuttosto che per quella grafico-pittorica, nonostante il loro forte e imprescindibile legame, sia formale sia contenutistico.

Costruttore di segni e fabbricatore di sogni: segni grevi, icastici, assoluti; sogni cupi, ancestrali, fondanti, spesso veri e propri incubi visivi. In Giovanni Columbu, prima artista e poi regista o, forse, già regista predestinato nelle sue prime prove grafico-pittoriche prodotte tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima degli anni Settanta a Milano – tra le aule del Liceo artistico di Brera e quelle di Architettura al Politecnico –, vi è una rara e stupefacente continuità. Infatti, a partire da quelle esperienze aurorali e fino all’immaginario filmico più recente, in una produzione classificabile più per grumi tematici che per una precisa scansione cronologica, è individuabile un percorso circolare dove tutto torna e dove tutto è già scritto ab origine. In tale circolarità di intenti e di temi diviene inutile cercare titoli e datazioni perché nulla toglierebbe e nulla aggiungerebbe alla comprensione della poetica dell’artista: le Chiudende, le Nature morte, i Superman, le numerose riproposizioni del tema dell’Ultima cena o quelle che hanno per protagonista i Re, si riflettono tra loro e si contaminano a vicenda, unendo sacro e profano, citazione colte e cultura pop, sintetizzando un universo visivo che parte dalla essenzialità formale delle vetrate gotiche, passa per gli “espressionismi” e i grandi visionari che nei secoli hanno caratterizzato l’arte europea, per le suggestioni compositive leonardesche, per le iperboli visionarie di Hieronymus Bosch e dell’arte fiamminga più in generale, per le pitture nere di Goya e la vis espressionistica e acida della Die Brücke, per le sarcastiche caricature della Nuova Oggettività di George Groz e di Otto Dix, per il segno potente e ispirato di Georges Rouault, fino all’irriverente e demistificante parodia del potere e dei suoi simboli di Enrico Baj, per lambire, se non anticipare, certo graffitismo metropolitano e la sintesi grafica e dinamica di Keith Haring. Opera di sintesi dunque, quella di Giovanni Columbu e, al contempo, personalissima e, a suo modo, unica, nella sua capacità di sovvertire consolidati stereotipi visivi e persino filosofici, proponendo un’”estetica del brutto” che ribalta il consueto e oleografico paradigma che identifica il bello con il buono e con il giusto. La maschera al contempo tragica e grottesca del Cristo interpretato dall’attore Fiorenzo Mattu nel film Su Re (2012) – per certi versi irriverente rispetto alla dominate iconografia sia artistica sia cinematografica – anticipata da Columbu in molta produzione grafica già dagli anni Settanta, riporta l’“antigrazioso” al centro della scena, lo rende eroe e vittima della storia e del quotidianità, riconducendo, pasolinianamente, in maniera assertiva e definitiva, il divino all’umano. (Ivo Serafino Fenu)