Gianluca Balocco – The Anachronism of the Shaman Power

Informazioni Evento

Luogo
LA GALLERIA NAZIONALE
Viale delle Belle Arti 131 — 00197 , Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
13/05/2017

ore 18

Artisti
Gianluca Balocco
Curatori
Francesca Bacci
Uffici stampa
STUDIO BATTAGE
Generi
fotografia
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Installazione in cui l’artista presenta una serie di opere fotografiche dedicate alle sciamane andine e alle loro cerimonie anacronistiche.

Comunicato stampa

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita l’artista Gianluca Balocco nel Progetto ANIMATIME, con un evento performance, L’onore da rendere alla vita vegetale. Rispettando il tema di ricerca che Gianluca Balocco persegue – sul legame sottile e indissolubile tra il potere dell’uomo e quello vegetale – il 13 maggio 2017 alle ore 18.00 si assisterà alla sospensione di una quercia di sei metri, viva e con radici esposte, che rimarrà così sospesa sulla facciata della Galleria Nazionale per due giorni. L’opera sarà accompagnata da una performance di Gianluca Balocco e da un concerto di Gong e campane tibetane del musicista Andrea Tosi; si concluderà con un dialogo introdotto da Annarosa Buttarelli tra l’antropologo Maurizio Gnerre e Gianluca Balocco. Successivamente, la quercia sospesa verrà interrata nel giardino Aldrovandi. L’onore da rendere alla vita vegetale fa parte del progetto ANIMATIME (in corso fino a novembre 2017) ideato e curato da Cristiana Collu e Annarosa Buttarelli. Si tratta di una serie di incontri, tavole rotonde, presentazioni di libri, dibattiti e concerti che intendono dare voce a una nuova idea di tempo, declinato in tutte le arti. A questi incontri, vengono chiamati importanti nomi della letteratura, della filosofia e della musica che, con temi di grande attualità, lavorano sul tempo disarticolato.

In parallelo – e in linea con la tematica di ANIMATIME e della performance L'onore da rendere alla vita vegetale – Gianluca Balocco inaugura The Anachronism of the Shaman Power, installazione in cui l'artista presenta una serie di opere fotografiche dedicate alle sciamane andine e alle loro cerimonie anacronistiche. Il lavoro è composto da un site-specific disposto su due pareti, che comprendono dieci composit fotografici e due piante di tillantia, richiamanti le simbologie del potere economico occidentale, di quello cosmico delle Curandere delle Ande e del loro potere sciamanico. Sciamano è una parola tungusa che ha origine nel centro dell’Asia. Lo sciamanesimo non si può spiegare con la sociologia e l’antropologia, ma piuttosto attraverso l’etnologia storica: uno sciamano è una persona che viene scelta dagli spiriti che, successivamente, si impossessano della sua vita. Uno sciamano dunque non si può sottrarre al proprio destino e non può scegliere di percorrere una via differente o una professione diversa.

Questa visione anacronistica della storia del sapere, del controllo degli eventi umani e del mondo indaga sulle relazioni ancestrali dove magia e potere non sono simboli di sopraffazione tipici del lato maschile dell’uomo bensì elementi di saggezza, prudenza, umiltà e rispetto che caratterizzano la dimensione femminile legata alla Pachamama.

«Nell’installazione fotografica – scrive Francesca Bacci nel testo critico che accompagna la mostra – l’artista crea una precisa iconologia della guarigione. I ritratti delle sciamane andine sono costruiti per il nostro linguaggio visivo, così da portarci più vicino a un punto origine che un tempo ci apparteneva. Sono donne dalle sapienti mani-ponte, che cercano costantemente il punto di contatto con un’altra riva – o meglio, lo offrono».