Fritz Osswald – Il senso della neve

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO ASSESSORILE
piazza Municipio 21, Cles, Italia
Date
Dal al

Aperto dal martedi alla domenica dalle 10.00 alle 18.00.
Il lunedi dalle 14.00 alle 18.00.
Aperture serali il venerdì ed il sabato dalle 20.00 alle 22.00.

Vernissage
01/07/2017

ore 18

Artisti
Fritz Osswald
Curatori
Marcello Nebl, Marcovinicio
Generi
personale, arte moderna
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L’evento espositivo è organizzato dal Comune di Cles in collaborazione con ‘L’École des Italiens – Museo Immaginario’ di Domodossola e vede la presenza di oltre quaranta opere del pittore svizzero Fritz Osswald (1878-1966), uno dei protagonisti della pittura europea dei primi decenni del Novecento.

Comunicato stampa

Sabato 1 luglio, alle ore 18, viene inaugurata presso il Palazzo Assessorile di Cles la mostra ‘Fritz Osswald. Il senso della neve’, a cura di Marcello Nebl e Marcovinicio, con la collaborazione di Pietro Weber.
L’evento espositivo è organizzato dal Comune di Cles in collaborazione con ‘L’École des Italiens - Museo Immaginario’ di Domodossola e vede la presenza di oltre quaranta opere del pittore svizzero Fritz Osswald (1878-1966), uno dei protagonisti della pittura europea dei primi decenni del Novecento. Il catalogo in mostra, edito da Umberto Allemandi, si compone di testi critici di Michele Bonuomo e Davide Brullo.

‘Fritz Osswald. Il senso della neve’ rappresenta un progetto di riscoperta di questo grande artista, straordinario interprete della luce e del colore della neve.
Grazie alla collaborazione con ‘L’école des Italiens’ di Domodossola, associazione culturale che da anni studia la figura del pittore, viene esposta a Cles la raccolta di cinquanta straordinari dipinti di un artista che ha amato rappresentare le montagne delle nostre Alpi, dal Cervino fino alla Marmolada, nella poetica veste invernale.
Fritz Osswald è un espressionista che con la propria arte ha simbolicamente eliminato i confini nazionali unendo in rappresentazioni emozionanti scorci delle creste e dei ghiacciai dell’intero arco alpino, da Est a Ovest.

E’ particolarmente significativo allestire un’antologica di Osswald a Cles poiché il capoluogo della Val di Non si trova di fatto al centro delle montagne da lui rappresentate e a pochi chilometri dall’asse del Brennero, cerniera e collegamento fra le culture alpine.

La mostra, aperta dal 1 luglio al 1 ottobre, ospiterà diversi eventi culturali di contorno, dalle visite guidate con i curatori a concerti da camera, da conferenze sull’arte del Novecento a percorsi didattici per bambini e famiglie.


FRITZ OSSWALD
Cenni Biografici

Fritz Osswald nasce a Hottingen (Zurigo) il 23 giugno 1878. Figlio dello scultore Albert Osswald, trascorre l'infanzia tra Zurigo e Winterthur, dove frequenta le scuole primarie; dopo alcuni anni di collegio nella Svizzera romanda, viene iscritto agli istituti d'arte di Zurigo e Monaco di Baviera.
Nel 1897, Osswald inizia a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Monaco, dove segue i corsi di Wilhelm von Diez e Nikolaos Gysis, ricevendo due medaglie d'onore. Dal 1904, partecipa alle mostre della Secessione di Monaco, riscuotendo un discreto successo e vendendo le prime opere ai musei.
Apprezzato come artista emergente e paragonato dalla critica a nomi già quotati, Osswald si sposa nel 1907 con Elsbeth Leopold, che darà alla luce la figlia Agnes Hildegard, detta Hilla, nel maggio dell'anno seguente. L'artista viaggia molto tra Italia, Austria, Paesi Bassi, Svizzera, Mare del Nord e Mar Baltico fino a quando, nel 1913, gli giunge l'invito del granduca Ernst Ludwig d'Assia a fare parte della colonia di artisti di Darmstadt, culla e roccaforte dello Jugendstil. Qui Osswald, sulla breccia dell'onda, decora sale da ricevimento per l'alta borghesia e dispone di uno studio privato all'interno del castello, dove dipinge febbrilmente scorci urbani, fabbriche renane, vasi di fiori e grandi paesaggi invernali. I quadri dell'artista elvetico suscitano l'euforia delle maggiori gallerie tedesche da Monaco ad Amburgo, da Stoccarda a Berlino, da Heidelberg a Lipsia. È l'apice del successo.
Allo scoppio della Grande Guerra, Fritz Osswald è richiamato in Svizzera per adempiere agli obblighi militari, ma viene congedato per sopraggiunti limiti di età e torna a Darmstadt dove, nel frattempo, ha ottenuto il titolo di professore d'arte; lascia la colonia nel 1919 per trasferirsi nei pressi di Zurigo, dove risiede fino al 1922, quando acquista la grande casa di Starnberg (Baviera) in cui vivrà con la famiglia fino alla morte, che lo coglie senza particolare clamore nel 1966, dopo decenni di produzione artistica ininterrotta.


“Nelle opere di Osswald la poesia è ovunque. La si trova nelle nature morte, dai toni quasi piangenti nonostante la vivacità dei colori; la si trova nei ritratti, che, come nel meraviglioso dipinto "Gente di paese", accostano i temperamenti con mano leggera, permettendo solo al pennello di godere di tutto il calore della forza creativa dei colori.

La si trova anche nello splendido e intimamente forte ritratto di una vecchia signora e la si trova, più viva e più persistente che mai, nei suoi paesaggi. Il solo fatto che tra tutte le stagioni ami così tanto l'inverno, con la sua segreta malinconia, dimostra l’intensità della poesia che pervade tutto il suo essere.

So che in inverno ogni mattina, dietro l'Hofgarten, nel parco di Nynphenburg e in altri luoghi nei dintorni di Monaco, con le mani nascoste in spesse manopole, dipinge, specialmente nei giorni gelidi, e ha fatto del quadro invernale, del simbolo della nostra esistenza che con la luce del sole e l'atmosfera glaciale diventa una parabola della vita che sfiorisce, una specialità della sua arte.

Qui ritrova soggetti che gli permettono, da maestro dell'anima quale è, di far apprezzare l’intensa tristezza gemente dell'inverno all'occhio e al cuore di chi contempla il dipinto, nonostante il sole, con i suoi riflessi gioiosi, scenda quasi sempre sui bianchi arazzi di neve e penetri tra i tronchi del bosco innevato.”

estratto dalla rivista Jugend, 1909
"Fritz Osswald. Un pittore di Monaco di Baviera"
a cura del Dott. Georg Biermann

“L’idea della montagna, costantemente perseguita e formalizzata dall’artista svizzero, prima ancora di trasformarsi in icona metafisica, come succede in gran parte della sua produzione, rappresenta una sorta di attitudine meditativa sulla pratica stessa della pittura: quella che immediatamente può sembrare un’insistita variazione sul tema del paesaggio alpino è in realtà un avvicinarsi progressivo alla definizione di un assoluto formale fatto solo di colore e di luce, articolati in un impianto geometrico ridotto all’essenziale.

Osswald non è toccato dalle fiammate avanguardistiche che riducono in cenere gli ultimi residui di un mondo borghese fiducioso in un’idea di progresso ancora tutta ottocentesca; né, allo stesso tempo, è sconvolto come i suoi coetanei artisti tedeschi, che erano sopravvissuti agli orrori della prima guerra mondiale e che da questa immane catastrofe umana e culturale presagivano tragedie ancora più nefaste. Come con tragica puntualità sarebbe accaduto nel giro di qualche decennio. Quello di Osswald è un mondo calmo in cui la natura che lui osserva ha per confini fisici e ideali soltanto le due dimensioni della tela: con fare quasi ossessivo, registra le variazioni dei suoi stati d’animo attraverso continue alterazioni dei colori colti nella luce.”

Michele Bonuomo