Flavio Lucchini – What women want (?)

Informazioni Evento

Luogo
ARSENALE SPACE
Riva S. Biagio Castello 2145 Venezia, Venezia, Italia
Date
Dal al

h. 12:00 – 19:00 (lunedì chiuso)

Vernissage
01/06/2011

ore 10-19

Contatti
Sito web: http://www.flaviolucchiniart.com
Artisti
Flavio Lucchini
Curatori
Alan Jones
Uffici stampa
AREART
Generi
arte contemporanea, personale
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Immagini di donna. Sotto il burqa afgano, il niqab mediorientale. Che illuminano, rivelano, riflettono su il misticismo, il fanatismo, l’oscurantismo del presente. E l’insopprimibile voglia di esprimere se stesse.

Comunicato stampa

FLAVIO LUCCHINI
è invitato alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia
Padiglione Italia, Regione Lombardia
nella grande panoramica sull’arte italiana, a cura di Vittorio Sgarbi
giugno/novembre 2011 – Mantova, Palazzo Te

Durante la Biennale di Venezia Lucchini è presente anche con una personale in progress e con una collettiva di sculture a Venezia cui si aggiunge un’esposizione contemporanea a Milano per uno spaccato più completo del lavoro dell’artista.

FLAVIO LUCCHINI
WHAT WOMEN WANT(?)

personale, presentazione di Alan Jones

Riva S. Biagio/Arsenale Space
Castello 2145 Venezia

4 giugno/27 novembre 2011, h. 12:00 – 19:00 (lunedì chiuso)
Vernice 1-2-3 giugno, h. 10:00 – 19:00

Non debba stupire la nuova visione dell’abito contemporaneo, abituale terreno di indagine e sperimentazione, di Flavio Lucchini. Oggi sono burqa e niqab, dopo gli anni della plasticità haute couture, dell’allegria del teen-dress, della magia dell’oro, di tutti i desiderabilia della modernità che lui ha trasferito dalle pagine patinate dei suoi giornali alla persistenza e all’emozione dell’arte.
Queste donne velate, donne-oggetto molto più di quelle rivestite come bambole dagli stilisti, sono oggi l’immagine più controversa della femminilità, il simbolo di un passato che non svanisce, anzi ritorna imperioso e sembra addirittura segnare un percorso per il domani.
“I miei Burqa sono i fantasmi di un passato che vive ancora oggi e sembra non progredire mai”: Flavio Lucchini le osserva, queste donne misteriose, che anche sotto le fitte coltri azzurre o nere, apparentemente tutte uguali, non perdono invece la loro individualità, il loro essere donne, celate e negate, che rivelano comunque una sensibilità al dettaglio e una irrinunciabile vanità. Le figure nere, eleganti, sembrano posare come su un set di Vogue, i burqa più inquietanti diventano copertine impossibili (o forse possibili?) di testate di opinione, ritratti d’autore o l’ultima proposta di una grande griffe della moda. Un paradosso, certo, che tra le proibizioni dei Sarkozy e l’inarrestabile islamizzazione di molti quartieri delle nostre città, sottolinea profondi turbamenti e cambiamenti sociali. Il mondo si è fatto piccolo. In un modo o nell’altro quei veli ci inquietano, ci interrogano. Ancora una volta l’abito fa la differenza.

La mostra
Immagini di donna. Sotto il burqa afgano, il niqab mediorientale. Che illuminano, rivelano, riflettono su il misticismo, il fanatismo, l’oscurantismo del presente. E l’insopprimibile voglia di esprimere se stesse.

Sguardi velati per le ironiche copertine di riviste di moda o per i poster versione street-art. Moltitudini velate nei cartelloni che ipotizzano un futuro sempre più dominato dall’Islam. Veli che nascondono ma non sopprimono la voglia di femminilità, bellezza, giovinezza e sono discretamente o sfacciatamente decorati, ricolorati, griffati.

Grandi quadri digitali, dove il mouse si sostituisce al pennello, l’unicità dell’arte si fa complice della serialità della tecnologia.

Per contrappunto una piccola scultura dorata rappresenta un opulento abito da sera. Potrebbe essere un Capucci, un Dior, un Ferré. E’ il sogno occidentale, l’abito che divinizza la donna, non la opprime.

Crossing di linguaggi: l’arte si interfaccia con la moda, con la grafica, con la pubblicità, con la fotografia, con internet, con Photoshop, con il sociale.

L’artista.
Flavio Lucchini è un personaggio della cultura e dell’arte e che ha influenzato la scena creativa ed editoriale milanese fin dagli anni ‘60. Si mette in luce per l’audacia e l’avanguardia del suo lavoro come grafico, come art director, come creatore di importanti testate creando, tra l’altro, mensili di grandissimo successo come Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Amica, Donna, Moda, tutte riviste che hanno rivoluzionato l’immagine, i contenuti e il modo stesso di fare editoria influenzando tutti i femminili negli anni ‘70 e ‘80.
L’abito l’ha sempre affascinato, riuscendo a leggere in esso altri e più profondi significati, quasi fosse una metafora di tutti i mutamenti della società e lo specchio della cultura dei popoli. Il suo percorso, fatto di osservazione e conoscenza, l’ha condotto ad indagare la magia e il mistero del vestito dall’alta moda di ieri al burqa di oggi, con tutte le implicazioni che esso comporta, sociali, legali, religiose, comportamentali. Compresa quella di diventare “moda”.

Il catalogo
Non un catalogo tradizionale, ma un tabloid mensile che con il linguaggio dei giornali metta in scena l’artista, l’evento, le opere, lo shooting, i commenti, le critiche, le interviste, le news correlate. Un magazine cartaceo continuamente aggiornato nei contenuti, con uscite periodiche per tutto il tempo della Biennale e una versione on-line interattiva con interventi di blogger e visitatori del sito.

La curatela
È stato definito dal quotidiano La Repubblica “uno dei maggiori storici della Pop Art dei nostri giorni”. È stato uno tra i primissimi critici d’arte a recensire artisti quali Jeff Koons.
Autore della biografia best-seller di Leo Castelli, è anche co-autore di “The art dealers”, che racconta cinquant’anni di lavoro dei più importanti galleristi di New York. Ha lavorato per Arts, Flash Art, Il Giornale dell’Arte, Bijitzu-Techu, Art Press, ed è stato a New York Senior Editor di NY TALK Magazine.
Ha curato diversi cataloghi tra i quali quello della Galleria Nazionale (Roma), della Larry Gagosian Gallery, della Thaddaeus Ropac Gallery, della Fondazione Cartier (Flammarion), del Laforet Museum di Tokyo, e dello Studio Giordano Raffaelli.
È apparso anche nei panni dell’ “art cop” nel talk show “Andy Warhol’s Fifteen Minutes” (MTV).

Le altre mostre di Lucchini durante la Biennale di Venezia:

- SIGN OFF DESIGN, collettiva di sculture, a cura di Luca Beatrice, Editore SlideART
Archivio di Stato, Chiostro SS.ma Trinità, Campo dei Frari, San Polo, 3002 – Venezia
3 giugno/31 ottobre, h. 10:00 – 18:00
Vernissage 2 giugno, h. 19:00

- 100 ARTWORKS/20 YEARS ARCHIVE, personale, progetto di Gisella Borioli
MyOwnGallery, via Tortona 27 bis, Milano
11 maggio/14 ottobre

Gli occhi dietro al velo

Flavio Lucchini appartiene a una ristretta rosa di artisti la cui prima affermazione avvenne nel sancta sanctorum del mondo mediatico commerciale. L’unico simile caso oggettivo nella recente storia dell’arte che ricordi è quello di Andy Warhol. L’arte contemporanea mira ad avvicinare il più possibile l’opera al mondo reale, tanto che a volte diventa impossibile dire dove finisce l’arte e dove inizia il mondo. Flavio Lucchini conosce tutte le pieghe che corrono sull’invisibile linea di demarcazione tra la vita di ogni giorno e il fantastico regno della moda, dove i nostri sogni più intimi sono programmati.

Gli strumenti mediatici che possiede gli hanno permesso di focalizzarsi ultimamente sull’immagine del burqa nell’incontro tra Oriente e Occidente. I dress code sono come tecniche musicali: sono molto di più di una mera questione di che cosa indossare per una serata nella discoteca più vicina. Quando le mode cambiano, i muri dell’impero tremano. Andy Warhol ha tolto l’immagine di Mao dalle agenzie stampa per elevarla a icona per una speculazione filosofica. Il gioco di prestigio dello spostamento iconico era sotteso a tutte le operazioni di sovversione della Pop Art. E non dimentichiamo i rigidi codici della Serenissima Repubblica di Venezia che regolano l’abito, chi-indosserebbe-cosa. Un gioco che funziona ancora oggi.

Alan Jones