Festival delle Letterature Migranti
Dopo l’apertura sulle Arti Visive dello scorso anno, il Festival delle Letterature Migranti in programma a Palermo riprende il dialogo con l’arte contemporanea con l’urgenza che parole e visioni siano comuni e invade gli spazi della città.
Comunicato stampa
Palinsesto ARTI VISIVE
Festival Letterature Migranti 2017
Dopo l’apertura sulle Arti Visive dello scorso anno, il Festival delle Letterature Migranti in programma a Palermo dal 4 all’8 ottobre riprende il dialogo con l’arte contemporanea con l’urgenza che parole e visioni siano comuni e invade gli spazi della città.
Promosso dal Comune di Palermo e dall’Associazione Festival delle Letterature migranti, il Festival ospita centinaia di autori da tutto il mondo - artisti, registi, giornalisti, docenti - per raccontare le migrazioni come condizione ordinaria, e non più straordinaria, della vita dei popoli.
In questo contesto, il palinsesto dedicato alle arti visive per l’edizione 2017, curato da Agata Polizzi, storica dell’arte e giornalista, si intitola Dare il nome e si articola in spazi museali fortemente caratterizzati e dislocati in punti cardine della città, che ospiteranno diverse mostre, arricchite da installazioni e performance. Tra le iniziative: “Il settimo uomo. Una narrazione di immagini e parole sull’esperienza dei lavoratori migranti in Europa”, la mostra dossier fotografica su John Berger e Jean Mohr in collaborazione con Contrasto; “Things become clear after billions of years” di Serena Vestrucci e il film Divine Mother di Gili Lavy, presentato in collaborazione con Fondazione Merz.
Dare il nome alle persone, ai sentimenti, alle azioni significa conoscere e capire. Da questo presupposto nasce l’intenzione di raccontare la cultura migrante attraverso il linguaggio delle arti visive, un linguaggio contemporaneo e immediato, capace di filtrare il reale per restituire una suggestione o un modo differente e più libero per osservare il mondo. Articolato in luoghi significativi e attraverso vari media, il palinsesto Arti Visive del Festival delle letterature Migranti attiva, per il secondo anno consecutivo, un confronto fertilissimo tra parola e immagine. Insieme i due universi offrono la possibilità di affidare la lettura del reale ad uno sguardo rarefatto, come è quello degli artisti, ma non per questo meno puntuale, senza dubbio, trasversale.
Palazzo Branciforte, una delle sedi della Fondazione Sicilia, ospita la mostra dossier su John Berger e Jean Mohr “Il settimo uomo. Una narrazione di immagini e parole sull’esperienza dei lavoratori migranti in Europa.” A partire da una conversazione tra Davide Cammarrone, Agata Polizzi e Giorgio Vasta, è nata l’idea di mettere al centro l’esperienza di John Berger, fotografo artista e scrittore, di cui Contrasto – importante partner dell’edizione 2017 del Festival – ha pubblicato di recente una versione rivista e aggiornata de “Il settimo uomo” con fotografie di Jean Mohr. Pubblicato per la prima volta nel 1975, è uno dei primi saggi sull’allora nascente fenomeno migratorio in Europa, ma risulta attuale più che mai: i flussi erano differenti, le dinamiche le stesse. Dalle tracce contenute in questo lavoro partono spunti interessanti e trasversali su cui innestare progetti artistici nuovi e parole chiave attorno a cui attivare la suggestione degli artisti. Come fu per la sensibilità dell’artista Berger, verrà chiesto agli artisti di raccontare le speranze, le paure, le frustrazioni e le aspettative di chi lontano da casa tenta di trovare una nuova collocazione in un nuovo Paese.
A inaugurare la mostra mercoledì 4 ottobre alle ore 19:00 è previsto un talk con Alessandra Mauro, direttore editoriale di Contrasto, Maria Nadotti, studiosa e traduttrice di John Berger, e Michele Cometa, germanista e docente di Cultura visuale. Modera Agata Polizzi, curatrice della sezione Arti visive FLM 2017.
Il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas apre al contemporaneo le sue sale espositive che accolgono opere d’arte della civiltà del Mediterraneo dalla preistoria alla tarda età romana tra le più notevoli al mondo.
Il Museo ospiterà il lavoro di Serena Vestrucci (1986) “Things become clear after billions of years”, narrazione sottile e intimistica che, attraverso due lavori dell’artista italiana, racconta la possibilità di perdersi e di ritrovarsi grazie alle parole, alla loro capacità di trasformarsi e significare, di costruire un rapporto tra le persone divenendo “codice condiviso”. Narrazione che diventa metafora del tempo con cui vengono acquisiti e in parte metabolizzati i processi di comprensione dei fenomeni umani, intellettuali o sociali.
La mostra inaugura il 6 ottobre alle ore 18:00, con un lavoro inedito site specific di Serena Vestrucci: LOST. Un’installazione di fazzoletti in tessuto bianco ricamati con singole lettere di colori e caratteri diversi, dimensioni variabili, posizionati all’interno del percorso espositivo.
Le quattro piccole risme di fazzoletti vengono distribuite nello spazio in un apparente disordine, lontane fra loro. La parola sottesa è qui scomposta: solo la ricerca volontaria delle piccole lettere cucite permette di risalire ad un possibile senso compiuto. I fazzoletti, caduti, perduti o comunque sottratti all’uso quotidiano, rivelano la perdita di identità di un effetto prezioso e personale.
All’installazione si lega Chi cammina sulla neve fresca senza voltarsi non lascia impronte: performance in loop, scritta ad acqua su muro da realizzarsi nell’atrio del cortile maggiore, che vuole trasmettere Il fenomeno del perdersi, l’incomunicabilità della parola, o meglio l’incapacità di formulare la cognizione del pensiero che porta alla parola. Lo scarto è minimo, ma procura un divario e un allontanamento massimo, totale.
L’inaugurazione della mostra sarà seguita, alle ore 18:30, da una lettura poetica a cura di Mia Lecomte - poetessa, narratrice, autrice di teatro e per bambini, tra le principali studiose di letteratura transnazionale italofona e in particolare di poesia - da realizzarsi all’interno del Terzo Cortile.
Venerdì 6 ottobre, alle ore 17:00, il Museo Salinas ospiterà anche una tavola rotonda con Michel Gras, Davide Camarrone e Francesca Spatafora, che potranno confrontarsi sul Mediterraneo antico e contemporaneo.
Alla GAM dal 4 all’8 ottobre saranno elaborati da Civita, con i ragazzi delle comunità di accoglienza del territorio, una serie di laboratori legati ai temi delle migrazioni e realizzati appositamente per il FLM per riportare l’attenzione sui temi e le voci delle culture dei popoli migranti.
La sezione si chiude infine a Palazzo Chiaramonte Steri, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, presso la Sala delle Verifiche con PUNTE BRILLANTI DI LANCE per il Festival delle Letterature Migranti: il progetto di Fondazione Merz, che presenta Divine Mother di Gili Lavy (1987). Il suo film d’artista esplora il rapporto tra credenze, religione e identità, interrogandosi sull’effetto che il tempo e i rituali hanno nel creare e nel distruggere le convinzioni comuni. Gili Lavy indaga con intensità il tema della morte, guardando alla religione come aspetto marginale, piuttosto come una riflessione sulla ritualità presente nelle nostre azioni in un lavoro di grande spiritualità che racconta con incisiva delicatezza l’interazione tra uomo e ambiente. La mostra inaugura venerdì 7 ottobre alle ore 12:00. Interverranno con l’artista Beatrice Merz e Silvano Bertalot, della Fondazione Merz, modera Agata Polizzi.
LE ALTRE MOSTRE DI FLM 2017
TOUR OPERATOR
Diario di Vite dal Mare di Sicilia
Arsenale della Marina Regia, Palermo, dal 4 al 22 ottobre 2017
in collaborazione con la Soprintendenza del mare
La mostra Touroperator - realizzata in collaborazione con la Soprintendenza del mare e curata da Daniela Brignone - è un’esposizione itinerante dal forte valore simbolico che presenta le opere dell’artista Massimo Sansavini realizzate con il legno degli scafi delle barche dei migranti.
Sansavini è l’unico artista ad aver ottenuto l’autorizzazione dal Tribunale di Agrigento ad accedere al cimitero delle barche di Lampedusa, nell’ex-base americana Loran: qui accanto ai molti scafi, ormai abbandonati, sono rimasti molti degli oggetti personali che hanno accompagnato i viaggi della speranza attraverso il Mediterraneo. Il legno prelevato dalle imbarcazioni abbandonate è stato trasformato dall’artista in sculture che raccontano i singoli naufragi. Circa 30 opere realizzate con il legno degli scafi dei migranti saranno esposte presso l’Arsenale Borbonico di Palermo, gestito dalla Sovrintendenza del Mare, Regione Sicilia. Esse saranno affiancate da fotografie scattate presso la stessa base, oltre a video e pannelli informativi. Saranno esposti, altresì, timoni, salvagente, suppellettili e oggetti personali reperiti negli scafi.
MIGRANT’S GUIDE TO SICILY
di Simone Sapienza
6, 7, 8 ottobre 2017 dalle 10 alle 18
presso Minimum Studio, via Giacalone 33, Palermo
Migrant’s Guide to Sicily è un progetto work-in-progress che si ispira al manuale che l’esercito degli Stati Uniti ha distribuito ai 450.000 soldati sbarcati in Sicilia nel luglio 1943 per liberare l'Italia dal fascismo. Queste guide includono informazioni di vario genere: geografia e morfologia della regione, statistiche sulle città principali, informazioni sulle reti dei trasporti e dell’energia, ma descrivono anche i costumi e le abitudini della popolazione, offrendo in ultima analisi l’immagine di una Sicilia esotica e stereotipata. La guida, ripensata per i migranti di oggi, se da un lato si rivolge ad essi, anche simbolicamente, come strumento di aiuto e accoglienza, dall’altro si rivolge agli abitanti e misura in maniera critica i cambiamenti economici, sociali e culturali a 70 anni di distanza.
La Cartolina illustrata, fonte documentale
di Giulio Perricone
4-8 ottobre 2017
Archivio storico comunale, via Maqueda 157
Risale alla fine dell’Ottocento la diffusione della cartolina illustrata, che ebbe subito un’enorme diffusione in tutto il mondo, soprattutto per due motivi: la semplicità del mezzo e la possibilità di diffondere, grazie alle tecniche fotografiche sviluppatesi in quel periodo, immagini dei luoghi fino ad allora possibile soltanto con le incisioni stampate. La sete di immagini del mondo, riprese con istantanee che fissavano l’attimo dello scatto fotografico, fece diffondere anche il collezionismo che ha conservato sino ad oggi quei documenti che vengono riconosciuti, in tanti casi, quale unica testimonianza di un luogo, di un fatto, di un momento del passato.
Partner:
Contrasto; Fondazione Merz; Museo Salinas; Fondazione Sicilia; Accademia Belle Arti Palermo; Minimum Studio; Università degli studi di Palermo