Fernando Picenni – Luce segreta

Informazioni Evento

Luogo
MUSA - MUSEO DI SALO'
Via Brunati, 9 25087 , Salò, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
28/06/2025

ore 17,30

Artisti
Fernando Picenni
Curatori
Anna Lisa Ghirardi, Leonardo Conti

La Civica Raccolta del Disegno di Salò, presso il MuSa Museo di Salò, inaugura la mostra Fernando Picenni. Luce segreta, dedicata all’intensa ricerca su carta dell’artista bergamasco (classe 1929).

Comunicato stampa

La Civica Raccolta del Disegno di Salò, presso il MuSa Museo di Salò, inaugura la mostra Fernando Picenni. Luce segreta, dedicata all’intensa ricerca su carta dell’artista bergamasco (classe 1929). In una selezione di ventidue opere, l’esposizione evidenzia come le opere su carta rappresentino, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso, una svolta decisiva nell’intero percorso creativo del maestro, anche per ciò che riguarda il suo bisogno di un ripensamento tecnico, per realizzare una pittura in grado di raggiungere una potente emozione poetica, in cui possano confluire l’arte e la vita.

Giunto nella Milano del bar Jamaica sul declinare degli anni cinquanta, Picenni strinse amicizia proprio con alcuni di quei giovani artisti, come Dadamaino, Piero Manzoni, Tancredi Parmeggiani, Enrico Castellani e Gianfranco Ferroni, che, seppur secondo diversissime declinazioni, sentivano l’urgenza della costruzione di nuovi linguaggi per l’arte.
E Picenni, convinto della fine dell’ormai esanime stagione informale, nel 1959 dipinge “cadute”, in grado di generare spazi imprevisti e risonanze tonali e timbriche inattese. I suoi spazi poetici, potentemente pittorici, captano l’attenzione e la stima di Lucio Fontana, che acquista tre opere del giovane artista alla sua prima personale al Salone Annunciata nel 1961. Del resto, la natura profondamente poetica di Picenni, lo pone da subito alla ricerca di un modo nuovo di vivere le forme, i colori, le luci, gli spazi, anche in un profondo rinnovamento delle tecniche pittoriche, facendone un ardito sperimentatore.
E sarà proprio alla metà degli anni ‘80, che Picenni realizzerà, per la prima volta su carta, una tecnica originalissima, in cui appare il suo inconfondibile e profondissimo stile poetico, caratterizzato da una pennellata vibrante, quasi asciutta, in grado di realizzare, in un quasi pulviscolo gravitazionale di colore, prodigiosi e profondissimi campi spaziali, animati da una luce segreta.
Quella prima folgorante intuizione di Lucio Fontana, che aveva riconosciuto in Picenni un’anima spazialista, trova conferma in questa pittura, che apre indefinite profondità dentro le opere, ma anche fuori di esse, nello spazio della vita.
Le opere di Picenni sono, infatti, veri e propri spazi emozionali, lirici, il cui primo motore è la fantasia, restituita al nobilissimo ruolo poetico d’inventare immagini complesse, spesso slegate dalla realtà, eppure di quella stessa realtà folgoranti segreti.
Quella del maestro è una fantasia potentissima, sorgiva, in cui non cessano di generarsi, da decenni, originalissime forme, sempre vibranti e immerse nell’alveo di una spaziale morbidezza luminosa.
Al MuSa di Salò, con la curatela di Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti, sarà possibile addentrarsi in una mostra in cui ogni opera è come una scena, in cui le forme appaiono, dialogano tra loro e, quasi dissolvendosi, si approssimano agli sterminati spazi timbrici cui appartengono, dando alla pittura una struggente intensità poetica.
LC

Completa la mostra un catalogo a cura di Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti per le Edizioni PoliArt, 2025.

MuSa – Museo di Salò
Via Brunati 9, Salò

INAUGURAZIONE INGRESSO LIBERO

ORARI:
da martedì a domenica: 10-18

BIGLIETTI:
9 €

INFO
tel. 0365 20553
info@museodisalò.it
[email protected]

Ufficio stampa
Spaini&Partners
[email protected]

Nota biografica

Fernando Picenni nasce a Bergamo nel 1929. I primi approcci con la creatività sono poetici: non ancora ventenne una sua poesia intitolata Il male è pubblicata sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”. Da allora, del resto, l’artista non cesserà mai di scrivere versi, spesso dialoganti con le sue opere pittoriche, che da quelle poesie attingeranno titoli sognanti. Comincia a dipingere giovanissimo, affascinato dalle forme naturali (“Avevo un vivo desiderio di tentare in pittura la traduzione cromatica dell’emozione poetica. Erano prove libere, subito avviate a cercare segni e immagini di abbandono lirico”).
Nel 1952 conosce Pinuccia, sua inseparabile compagna, che sposerà nel 1965. Nella seconda metà degli anni cinquanta, approfondisce sempre più febbrilmente il suo rapporto con la pittura, che lo porterà a dedicarsi interamente all’arte nel 1959. Sono gli anni della frequentazione del Bar Jamaica, dell’attrazione per Sironi e per la sofferta ricerca plastica Nicolas De Staël (“sono sempre rimasto folgorato dalla luminosa solitudine dei suoi spazi”). Tra gli artisti della sua generazione frequenta Emilio Tadini (“che a quel tempo era principalmente un coltissimo critico”), Piero Manzoni (“Mi sembrava un muratore, con i suoi vestiti militari, l’aria modesta e semplice, che non lasciava emergere di certo l’idea di un intellettuale: misteri delle apparenze!”), Enrico Castellani, il (“concitato”) Tancredi e stringe una profonda amicizia con Gianfranco Ferroni, Dadamaino e il filosofo Sossio Giametta, erede culturale di Giorgio Colli e Mazzino Montinari nella sistemazione del corpus dell’opera di Nietzsche. Picenni ricorda di Ferroni il carattere in bilico tra il pauroso e l’irascibile (“Meno pauroso di me, ma più irascibile. Mangiando insieme all’umile Ristorante Fiorino mi disse: - Tu Fernando, hai un rispetto sacro dell’essere umano. Ho cercato di ricordarmelo in tutti questi anni. Dadamaino? Non parlava mai del suo lavoro. Ma lavorava, eccome, senza chiacchiere. Fu lei a mandarmi da Fontana nello studio di Corso Monforte”).
Già nell’ultimo scorcio degli anni cinquanta Picenni ha identificato un suo inconfondibile stile, nel quale una rapida pennellata sfugge all’oscuramento della superficie (“Sì, impostando immagini ferme, corpose, quasi monocrome, emergenti e solitarie”).
Ha casa e studio in via Bigli, affacciati su via Montenapoleone, dove in quello stesso 1959 Franco Russoli vede per la prima volta le sue opere, divenendone grande estimatore e citandolo nella rivista francese l’Oeil. Dopo alcune mostre collettive, tra cui la partecipazione al Premio San Fedele, a quel tempo ambitissimo, la prima mostra personale è nel 1961 al Salone Annunciata di Milano, con un catalogo curato da Emilio Tadini. Tra i visitatori della mostra ci sono Emilio Scanavino, che lo stesso giorno inaugurava una mostra nella vicina Galleria Del Naviglio, Enrico Castellani, Dadamaino e Lucio Fontana, che acquista un’opera di Picenni (ne acquisterà altre due in seguito) e Mario de Micheli, che recensisce la mostra. Sempre del 1961 è la mostra alla Galleria Il Triangolo di Roma, con Gastone Biggi e Osvaldo Pivetta.
Nel 1968 è la prima mostra alla Galleria Morone 6 di Milano, con il catalogo curato da Mario de Micheli (“Era solenne e cattedratico nell’eloquio, come se fosse occupato ad arrotondare parole roboanti. Ma era bravo”); la seconda sarà nel 1970, questa volta con un catalogo curato da Vittorio Fagone.
Nel 1970 è invitato alla Mostra “Pittura 70. L’Immagine Attiva” alla Casa del Mantegna di Mantova, con Forgioli, Madella, Olivieri, Vago, l’amico Raciti e altri (“Ebbi la sensazione che i miei colleghi non fossero contenti della mia partecipazione a quella mostra: questo mi diede fiducia sul fatto che ero sulla buona strada, a qualunque costo e nonostante tutto. Ero allenato alla solitudine. Io cercavo la forma, loro forse no”). Si interessano al lavoro di Fernando Picenni Marco Valsecchi (“Mi colpì sentirgli dire che i miei quadri avevano una forza intensa per capacità di concentrazione”) e Dino Buzzati che scrive sul “Corriere della Sera”. È di questi primi anni Settanta un forte approfondimento di una timbrica accesa, esposta compiutamente per la prima volta nel 1971, alla mostra personale alla Galleria Falchi di Milano, con un catalogo curato da Silvano Falchi (“Falchi era proprio uno strano gallerista, amava l’arte fino alla sofferenza”). Alla Galleria Falchi frequenta assiduamente gli artisti Ben Ormenese, Felice Canonico, Paolo Conti, Mario Tudor e Mario Molteni.
Nel 1972 è la personale alla Galleria Il Traghetto 1 di Venezia.
Nel 1973 è la prima di una serie di mostre alla Galleria Spriano di Omegna.
Nel 1974, in occasione della mostra alla Galleria La Galassia, Marco Valsecchi denomina le sue pitture “stendardi geometrici”, quasi presagendo il nuovo ciclo geometrico che impegnerà il maestro negli anni successivi.
Nel 1975, in occasione della mostra alla Galleria L’Informazione Visiva di Roma, Cesare Vivaldi scrive di una pittura “essenzialmente lirica, che si sforza, assai giustamente, di contenere il proprio lirismo”. Sull’Espresso recensisce la mostra Francesco Vincitorio, che rimarca ancora il contrasto tra “i colori accesi su fondi scuri”.
Nel 1976 Vanni Scheiwiller vede la seconda mostra personale del maestro alla Galleria Spriano di Omegna e ne rimane profondamente colpito, valutandone lo spessore internazionale. Tra il 1976 e il 1977 l’arte di Picenni vira verso l’astrazione geometrica: la nuova vena creativa è travolgente, il maestro sembra rinunciare all’evocazione lirica, affidandosi ad una razionalità carica di valori metaforici. Sarà il filosofo Sossio Giametta, amico per la vita, a riscontrare, in occasione della personale alla Galleria Athena di Meda, come nel nuovo ciclo di opere l’arte di Picenni “è divenuta chiara, dilatata, fatta di spazio, di linea, di intelletto”.
Tra il 1978 e il 1983 Picenni realizza le Costruzioni, che poi riprenderà tra il 1995 e il 1998 (“Sentivo il bisogno di espandere il campo operativo del quadro, cioè la sua dimensione serrata, chiusa dai bordi, di abbandonare addirittura la tela per cercare una spazialità vasta, non racchiudente, alla conquista della parete”). Le Costruzioni sono opere di grandi dimensioni, realizzate perlopiù con legno variamente sagomato e dipinto, fissate a parete (alcune dal muro sono prolungate sul pavimento), in cui il maestro anticipa ogni concetto di “installazione”, termine destinato a grande fortuna (“Venne a vedere le mie Costruzioni Pardi, mandato da Marconi: credo ne abbia fatto tesoro”).
Picenni ritorna alla pittura, al suo plasticismo lirico, arricchito dall’esperienza geometrica.
Nel 1988 Elena Pontiggia, sul catalogo in occasione della mostra allo Studio 111 di Milano, parla di “sogno della pittura”.
Nel 1995 sette Costruzioni sono esposte al Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano.
Nel 1998 la Galleria PoliArt di Bologna lo invita alla I Edizione dell’Accampamento d’Arte ed espone le sue opere all’Arte Fiera di Bologna.
Nel 1999 è invitato alla II Edizione dell’Accampamento d’Arte dalla PoliArt di Bologna.
Nel 1999 la Galleria San Fedele espone dipinti e quattro Costruzioni.
Nel 2003, in occasione della Mostra alla Galleria Folini di Chiasso, l’Editore Mazzotta promuove un catalogo dedicato alle opere recenti su tela, a cura di Elena Pontiggia, con testi di Domenico D’Oora e Meeten Nasr.
Nel 2004 esce il secondo volume Mazzotta, dedicato alle Costruzioni sempre a cura di Elena Pontiggia. Nello stesso anno una fotografia di Picenni viene inserita, di fianco a quella di Piero Manzoni, sul volume Storia d’Italia, L’Immagine Fotografica (a cura di Uliano Lucas), Einaudi Editore.
Nel 2005 è la mostra alla PoliArt Contemporary di Milano, che già da anni si interessa al suo lavoro. In occasione della mostra alla PoliArt la compositrice Paola Samoggia gli dedica un fotogramma musicale, intitolato Berceuse luisante, affascinata dalla luce picenniana di questi anni.
Del 2006 è la grande antologica al Museo Nazionale di Villa Pisani a Strà, a cura di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto. Nel 2007 per la Rösler Italiana, su commissione del collezionista Alessandro Giussani, realizza l’incisione “In cruna dorata il filo Amore”.
Del dicembre 2007 è la mostra alla GAM Spazio Ex Pescherie di Cesena, a cura di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto, dedicata agli anni recenti, nei quali una luce nuova impregna la pittura di Picenni (“È avvenuta un’accensione in questi anni, forse è una gioia interiore, oltre i bordi della sofferenza: Pinuccia sta meglio. Credo che se uno ha qualcosa da dire la sua pittura te lo faccia capire”).
Nel 2009 è l’antologica Fernando Picenni, percorsi romani, al Museo Mastroianni di Roma, con un catalogo a cura di Giovanni Granzotto e testi di Francesca Boesch, Leonardo Conti e Daniele Grassi (Il Cigno GG Edizioni).
Dopo una lunga malattia, il 17 maggio 2009 muore Pinuccia, picenniana musa, il cui sorridente sguardo resterà il segreto vitale che illumina i colori delle ultime opere del maestro.
Nel dicembre dello stesso anno esce il libro Pensieri nella collana Sorvoli (Vanillaedizioni), nel quale sono raccolti, per la prima volta, versi scelti dall’ampia produzione poetica dell’artista.
Del 2010 è la mostra I sogni e la macchina per sognare, alla PoliArt Contemporary di Milano, in occasione della quale è presentato l’omonimo breve film con Fernando Picenni, per la regia di Stefano Attruia e Leonardo Conti.
Nel febbraio 2011 è la mostra alla Perl’a Art Gallery di Venezia, con testi di Franco Batacchi e Viviana Birolli.
Nel 2013 è la mostra Forme nel balenio alla PoliArt Contemporary di Milano in cui tra le opere recenti emerge la monumentale “Grande caduta” una tela di cm 300X220. Sempre del 2013 è la personale Minimalia allo Studio Gariboldi di Milano, a cura di Paolo Lavezzari.
Del 2015 è la personale The way of happiness alla PoliArt Contemporary di Rovereto con un catalogo a cura di L. Conti e testi di S. Bastianini e D. D’Oora.
Nel 2019 è la personale Fernando Picenni. Le forme visibili della poesia a Palazzo Libera a Villa Lagarina (Tn), a cura di Michele Beraldo e Leonardo Conti, in collaborazione con l’Archivio Picenni della PoliArt Contemporary di Milano. Nello stesso anno è invitato con un’opera alla mostra promossa dalla Regione Valle D’Aosta, Lucio Fontana. La sua ombra lunga, quelle tracce non cancellate, al Museo Archeologico Regionale di Aosta, a cura di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto. Tra la fine del 2019 e il 2020 è invitato alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Monfalcone con due opere alla mostra Lucio Fontana e i mondi oltre la tela, a cura di L. Conti e G. Granzotto.
È nel 2020 che, all’età di novantuno anni, inizia il nuovo ciclo Colorvive, opere realizzate con pastelli a olio su cartoncino, in cui nella piccola dimensione realizza brani lirici che paiono opere monumentali. Nel 2022, da una collaborazione tra la Galleria La Nica di Roma e la PoliArt Contemporary di Milano nasce la doppia personale Luigi Boille e Fernando Picenni. L’esistenza nella pittura a cura di Leonardo Conti e Maria Vittoria Marchetta. Nel 2023 è invitato dal Comune di Cologno al Serio (Bg), città dei suoi genitori adottivi, per la mostra personale Omaggio a Fernando Picenni, nella Sala del Cavallo, con celebrazioni nella Sala del Consiglio Comunale, per l’apposizione di una targa sulla casa nella quale il maestro ha trascorso la sua infanzia. Del 2025 è la mostra Fernando Picenni. La luce segreta della pittura, al museo MuSa di Salò, presso la sezione della Civica Raccolta del Disegno di Salò, dedicata alle opere su carta, a cura di Anna Lisa Ghirardi e Leonardo Conti.

Civica Raccolta del Disegno di Salò

Fondata nel 1983, la Civica Raccolta del Disegno di Salò è un'istituzione culturale pubblica di rilievo nel panorama artistico contemporaneo. Custodisce circa 850 opere su carta, con un'attenzione particolare all’arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi.
La collezione raccoglie lavori di protagonisti del Novecento, artisti contemporanei affermati e giovani emergenti, offrendo un ampio e variegato panorama delle espressioni artistiche italiane del XX e XXI secolo.
Le opere vengono esposte ciclicamente attraverso mostre tematiche o monografiche, che permettono al pubblico di indagare la ricchezza dei mezzi espressivi del disegno, le correnti artistiche di riferimento e le poetiche degli artisti.
L’attività della Raccolta si articola nell’arricchimento continuo del patrimonio, nella sua conservazione, tutela, valorizzazione e promozione.
Attraverso esposizioni, percorsi didattici, laboratori e workshop, la Civica Raccolta favorisce lo studio, la fruizione e la diffusione della cultura dell’arte contemporanea.
La Raccolta è affidata a un Comitato scientifico, presieduto dal Sindaco di Salò (Francesco Cagnini, dal 2024) e sotto la responsabilità di un conservatore/curatore (Anna Lisa Ghirardi, dal 2019). Ha sede presso il MuSa – Museo di Salò, dove dispone di spazi esclusivamente dedicati. La gestione del museo è affidata alla Fondazione Opera Pia Carità Laicale e Istituto Lodroniano, con la quale è attiva una proficua e continua collaborazione.