Fernando Andolcetti – Dolce era il canto

Informazioni Evento

Luogo
IL GABBIANO - ARTE CONTEMPORANEA
Via Nino Ricciardi 15, La Spezia, Italia
Date
Dal al

martedì–sabato 17.00–20.00 | domenica, lunedì e festivi chiuso

ottobre 2017 – giugno 2018

Vernissage
14/10/2017

ore 18

Artisti
Fernando Andolcetti
Generi
arte contemporanea, personale
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Fernando Andolcetti (Lucca 1930), per questa nuova mostra al Gabbiano, galleria spezzina che dirige da quasi cinquant’anni, sfoglia nuovamente l’album della sua creatività, dove si trova memoria di tutta la sua vita di artista, gallerista, musicista, raffinato e attento curioso dell’arte in tutte le sue forme espressive. Le sue nuove ‘composizioni’ ammiccano appunto all’arte visiva, ovviamente alla musica, ma anche alla scrittura, quindi alla letteratura e alla cultura in genere.

Comunicato stampa

Evento organizzato in occasione della tredicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

Fernando Andolcetti (Lucca 1930), per questa nuova mostra al Gabbiano, galleria spezzina che dirige da quasi cinquant’anni, sfoglia nuovamente l’album della sua creatività, dove si trova memoria di tutta la sua vita di artista, gallerista, musicista, raffinato e attento curioso dell’arte in tutte le sue forme espressive. Le sue nuove ‘composizioni’ ammiccano appunto all’arte visiva, ovviamente alla musica, ma anche alla scrittura, quindi alla letteratura e alla cultura in genere. Il titolo prende spunto da una serie di lavori ispirati a Ben Shahn (Kovno 1898 – New York 1969), pittore, fotografo e designer lituano ma naturalizzato statunitense, del quale il Gabbiano si era occupato nel 2009 (ma ancor prima nel lontano 1995) con una mostra curata da Mirella Bentivoglio, amica e collaboratrice storica della galleria. Le immagini ritagliate di Ben Shahn inserite nei collages e che Andolcetti accosta alle sue “foglie musicali”, sono tratte da Sweet was the Song the Virgin Sung, un libro ‘natalizio’ di Shahn del 1956, stampato in prima edizione in 275 copie da Edward E. Katz su carta italiana fatta a mano e pubblicato dal Museum of Modern Art di New York. Segue un omaggio a George Maciunas (Kaunas 1931 – Boston 1978), artista e architetto lituano anch’egli naturalizzato statunitense, tra i principali fondatori di Fluxus (a lui si deve il nome), dove viene preso ad esempio del ‘tutto’ il pianoforte nella sua celebre performance, dove i tasti sono stati inchiodati, in un crescendo da ‘forte’, a ‘fortissimo’, a ‘fortississimo’, ... and so on. La mostra comprende anche vere incursioni nel consueto immaginario artistico del recente (e non) passato di Andolcetti, con un richiamo alle immagini, rigorosamente in bianco e nero, degli eleganti fiori ibridati con texture alfabetiche e musicali, ma anche di oggetti simbolicamente rilevanti come la valigia (che ricorda formalmente anche un possibile strumento musicale), allusione al viaggio creativo che ciascuno di noi può intraprendere.

Chiude un omaggio allo scrittore e saggista italiano per antonomasia del novecento, Umberto Eco, ricordato dal libro che lo ha reso maggiormente celebre ad un pubblico più vasto, Il nome della rosa, ma che resterà per sempre un gigante per via della sua geniale opera omnia, ma soprattutto per le sue straordinarie doti intellettuali e morali.

A suggellare la mostra infine Das Veilchen, La violetta, un libro d’artista ispirato al Lied K 476 del 1785 di Wolfgang Amadeus Mozart, dalla perfetta, elegante e raffinata alchimia formale.

Mario Commone