Federico Lelli – Orizzontaleverticale

Informazioni Evento

Luogo
VILLA VOGEL
Via Delle Torri 23, Firenze, Italia
Date
Dal al
Vernissage
30/05/2013

ore 18,30

Patrocini

del Comune di Firenze - Quartiere 4 (Isolotto)

Artisti
Federico Lelli
Curatori
Antonio Caterino
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Federico Lelli riflette sullo spazio e la sua percezione. Le sue croci indicano un luogo dello spirito dove il reale esiste solo in virtù della presa di coscienza che l’individuo ha di esso.

Comunicato stampa

Porphiria

di Antonio Caterino

Porphiria è un segno. Del segno ha non solo l'elementarità grafica, ma perfino il carattere di non unicità, tant'è che nella produzione di Federico Lelli si scinde in due distinte opere: Porphiria I e Porphiria II. Non il nome, ma solo la numerazione progressiva le identifica e distingue l'una dall'altra, suggerendo da un lato la loro identificabilità e sorellanza, dall'altro la possibilità di una probabile ulteriore Porphiria III, poi una Porphiria IV e così via in una progressione tendente teoricamente all'infinito in cui l'immanenza dell'opera perde, nella possibilità della ripetitività seriale, il suo connotato sacro di presenza unica per assumere invece il valore altrettanto sacro di segno.
Segno è parola semanticamente ambigua. Un segno è frutto di un gesto che lo realizza, ma la parola indica sia il semplice risultato materiale del gesto sia il significato implicito nel suo stesso prodursi nello spazio. Un segno per definizione è qualsiasi fatto, manifestazione, fenomeno da cui si possono trarre indizî, deduzioni, conoscenze o ancora un gesto con cui si sostituisce l’espressione verbale per significare o comunicare qualcosa. La riproducibilità del segno, decentrando l'attenzione dall'oggetto significante, sottolinea l'importanza del significato che questo veicola, ma a noi spettatori esso appare unicamente, pur nelle sue diverse possibili varianti, come forma materiale, come significante ossessivamente ripetuto a indicare un significato che è altro da noi come dalla realtà materiale in cui esso è incarnato. Una croce rossa posta al suolo è la forma che assume Porphiria in entrambe le versioni: Porphiria I è una croce tridimensionale, formata dall'aggregarsi di 5 cubi; Porphiria II è composta da nove pannelli di legno dipinto, 4 neri e 5 rossi, disposti sul pavimento secondo uno schema che disegna ancora una volta una croce. Un cuneo si incava profondamente su uno dei bracci di Porphiria I e parallelamente un tetraedro bianco sorge su un lato di Porphiria II. E' un segno nel segno, la cui forma è quella di una freccia, di uno gnomone, di qualcosa che indichi, come l'ago magnetico di una bussola concettuale che punti verso il polo d'attrazione del significato che in questa forma è incarnato, indicato, ma non svelato.
Dinanzi a queste croci la domanda che ci si pone è cosa rappresentino, cosa significhino, cosa indichino. Un segno rosso, violentemente emotivo nella purezza assoluta e sanguigna del colore, che si materializza ad indicare ai nostri piedi qualcosa. E ancora all'interno del segno principale un altro segno misterioso, una freccia scavata in negativo o emergente nel bianco immacolato del gesso, che punta inesorabilmente verso il centro della croce sottolineando che il nucleo dell'opera, il suo significato è all'incrocio dei bracci, dove verticale e orizzontale coesistono in un solo punto.
L'indimenticabile archeologo protagonista di una fortunata serie di film degli anni '80 dinanzi ad una grande croce rossa su un pavimento gridava 'la x indica il punto dove scavare!', sebbene poche scene prima avesse dichiarato altrettanto seriamente 'la x non indica mai il punto dove scavare. La gag è a dir poco geniale nel film, ma suggerisce anche una possibile interpretazione di Porphiria: la croce rossa che noi vediamo indica o non indica 'dove scavare'? Se partiamo dall'assunto che la croce indica un punto allora non c'è bisogno di scavare. Un punto non ha materialità, non ha dimensioni o spazio, è un'entità geometrica astratta ed incommensurabile, priva di visibilità finché non è il segno che lo rende visibile. Un punto senza segno è solo uno degli infiniti possibili punti, un punto indicato diviene quel punto preciso nello spazio, quello e solo quello: Segno e il Punto indicato da esso coesistono ed è il segno che 'scava' il punto, rendendolo visibile alle nostre coscienze in una sorta di epifania sacra in cui in principio era il punto ed il punto è presso il segno ed il segno è il punto. La croce rossa, oggetto semantico semplicissimo nato dall'incrocio di due linee, simbolo geometrico e sacro per antonomasia, carico e caricabile di talmente tanti significati da arrivare per eccesso quasi a non averne nessuno perché troppo denso da adattarsi ad un solo inequivocabile senso, marca quindi lo spazio, dando a quel determinato punto una forma visibile. Il segno è prova dell'esistenza concreta di quel solo ed unico punto, posto all'incrocio del bracci della croce, e ne è l'incarnazione, costringendo la nostra attenzione a focalizzarsi su di esso. Qual è il significato del punto?
Il punto è il mistero svelato, la verità mistica, il significato. Solo un punto. Cosa significa quel punto e perché proprio quello? Il senso profondo di Porphiria è nella sua ambiguità. Essa è un segno, un puro significante, l'indicatore di uno spazio che senza l'immanenza del segno rosso 'scavato' al suolo non sarebbe diverso da un altro. Come diceva una celebre opera di Bruce Nauman il vero artista aiuta il mondo rivelando verità mistiche, ma allora l'opera non è altro che il mezzo con cui queste ultime vengono svelate al mondo. L'opera, il segno è essenzialmente materia, forma, gesto, indicatore di un altrove concettuale . Porphiria è il monumento stesso al gesto significante ed indicatore. Il significante si autogiustifica nel suo essere veicolo di un senso che può anche restare definitivamente incompreso.