Far retrocedere dappertutto l’infelicità #7

Informazioni Evento

Luogo
BAD MUSEUM
Via B. Croce 1 , Casandrino, Italia
Date
Il
Vernissage
14/04/2013

ore 19

Artisti
Sergio Ghirardi
Curatori
Stefano Taccone
Generi
incontro - conferenza
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Ospite del settimo ed ultimo incontro: Sergio Ghirardi – Note per l’esplorazione psicogeografica di un nuovo mondo.

Comunicato stampa

incontro con
Sergio Ghirardi

Far retrocedere dappertutto l’infelicità
L'Internazionale Situazionista e la sua attualità

Ciclo di incontri
a cura di Stefano Taccone
A partire dal 26 gennaio fino al 13 aprile 2013, al BAD museum sarà ospitato un ciclo di incontri con mostra documentaria a cura di Stefano Taccone dal titolo “Far retrocedere dappertutto l’infelicità”, l'Internazionale Situazionista e la sua attualità”. Nell’ambito dei quali di volta in volta uno o più personaggi di varia formazione e profilo saranno invitati a discutere dell’argomento a partire dalle proprie peculiari letture e ricerche. La finalità del progetto è quella di mettere a fuoco il percorso ed i temi dell’I.S. attraverso un approccio assolutamente multidisciplinare ed antispecialistico, fondandosi su di una concezione non parcellare del sapere, bensì su di un’attitudine che ama spaziare in esso a 360 gradi.

MARIO PERNIOLA - ENEA BIANCHI 26 gennaio
ANSELM JAPPE 2 febbraio
GIANFRANCO MARELLI 16 febbraio
MARTINA CORGNATI - ENRICO MASCELLONI 2 marzo
PINO BERTELLI 16 marzo
PASQUALE STANZIALE 27 marzo
ospite del settimo ed ultimo incontro SERGIO GHIRARDI 13 aprile

Sergio Ghirardi - Note per l’esplorazione psicogeografica di un nuovo mondo.

Sensibilizzatomi alla psicogeografia all’inizio di un’epoca impregnata del liquido amniotico euforizzante del maggio ’68, mi ritrovo oggi, mio malgrado, al cuore del naufragio di una civiltà. Un totalitarismo economico senza confini ha decretato il trionfo assoluto del valore di scambio delle merci, togliendo ogni qualità alle attività umane e il sia pur minimo senso di sopravvivenza sulla zattera di Medusa.

«In una società fondata sulla miseria, i prodotti più miserabili hanno la prerogativa fatale di servire all’uso della stragrande maggioranza di persone», faceva già notare Marx a Proudhon. Temo purtroppo che la miseria sia già stata ulteriormente corrotta in nocività redditizia. Scorgo, tuttavia, nell’aria del tempo, dei segni che squarciano le nuvole temporalesche annunciando il grido tanto atteso: «… terra, terra terra! » S.G.

Sergio Ghirardi è nato a Genova nel 1947 e a se stesso nel 1968. Laureatosi in filosofia quasi senza accorgersene nel 1972 ha percorso a lungo le grigie strade dell'Europa e un po' quelle polverose del mondo, prima di diventare definitivamente un transalpino dai due lati delle Alpi: ligure e alverniate allo stesso tempo. Cosciente che cercare di rendere la vita degna di questo nome è un progetto megalomane dell'ordine del sociale, prova a tessere un dialogo con quanti lo condividano. Dopo aver partecipato attivamente ai movimenti radicali del Sessantotto in Italia, continua a interessarsi alle dinamiche di rovesciamento di prospettiva della vita che attraversano il vecchio mondo. Saggista e divulgatore della teoria radicale, è anche traduttore ufficiale per l’Italia delle opere di Raoul Vaneigem, uno dei principali esponenti del pensiero situazionista e libertario. In quest'ottica ha tradotto buona parte dell'opera di Raoul Vaneigem in italiano: insieme a Mario Lippolis Il movimento del Libero Spirito (1995) e Ai Viventi (1998) per NAUTILUS; Noi che desideriamo senza fine (Bollati Boringhieri, 1999) e per ultimo il Trattato del saper vivere (Castelvecchi, 2006) e pubblicato qualche testo di sensibilità situazionista come Non abbiamo paura delle rovine (DeriveApprodi, 2005), Lettera aperta ai sopravvissuti (Nautilus, 2007) e Note per l’esplorazione psicogeografica di un nuovo mondo (Editions Chant Libre, 2013).

L’Internazionale Situazionista costituisce indubbiamente uno dei più rilevanti e significativi quanto complessi e controversi capitoli della vicenda delle avanguardie, se non, più precisamente, come sostiene Mario Perniola, l’ultima effettiva avanguardia storica del Novecento. La sua estremamente dinamica parabola colpisce per il desiderio di radicalità e coerenza assolute che la anima, per la incrollabile, peculiare determinazione dei suoi protagonisti nel procedere convinti di equivalere al «grado più alto della coscienza rivoluzionaria internazionale», rifiutando ogni mediazione o adattamento e sforzandosi di infrangere ogni separazione tra teoria e prassi, così come tra arte e vita. Concetti come la costruzione di situazioni, la deriva, il détournement, la psicogeografia, l’urbanismo unitario; problematiche come il superamento dell’arte, la critica della società spettacolare, la reinvenzione della rivoluzione rappresentano altrettanti motivi che testimoniano il fascino e la pregnanza delle riflessioni e delle intuizioni del movimento, fondamenti di una fortuna sopravvissuta ben oltre la sua stessa fine, inducendo non di rado a parlare delle sue attitudini per molti versi profetiche.

Ad oltre quarant’anni dalla fine ufficiale dell’Internazionale Situazionista, in quali direzioni si muovono le ricerche intorno agli snodi nevralgici della storia del movimento ed alla critica delle sue principali idee-guida? E quali sviluppi ulteriori hanno conosciuto, in anni più recenti, queste ultime ad opera di coloro che hanno continuato ad alimentarsene? Qual è, più in generale, il lascito del movimento alle generazioni successive e come valutarlo? In che misura e modalità esso parla del nostro presente – ed al nostro presente? E riguardo al presente della produzione artistica contemporanea? Queste ed altre le domande che intende sollecitare ed affrontare il progetto, il cui titolo - tratto da un passaggio del Rapporto sulla costruzione di situazioni di Guy Debord - mira ad evidenziare la centralità, irrinunciabile per ogni approccio situazionista, di una prospettiva di trasformazione radicale della vita. Esso si articola in un ciclo di sette incontri a scadenza quindicinale, nell’ambito dei quali di volta in volta un o più personaggi di varia formazione e profilo sono invitati discutere dell’argomento a partire dalle proprie peculiari letture e ricerche. Alle pareti della sala che ospita gli incontri è inoltre allestita una mostra documentaria fondata su scritti ed immagini tratti dalle pubblicazioni del movimento.

Progetto ideato da Peppe Buonanno
Coordinamento Ilaria Tamburro, Silvia Vicinanza
Produzione – organizzazione – mostra documentaria BAD