Fabrizio Bellafante – A dream of India
Il titolo riporta lo spirito che anima queste mie immagini: un trasporto onirico nelle strade, negli odori e nei costumi delle varie etnie del popolo indiano.
Comunicato stampa
collection of BW analog photos 1998-2001
L’insieme di fotografie proposte nella mostra è stata raccolta nell’arco di tre soggiorni in India negli anni 1998-2001.
Il primo viaggio in India mi ha così coinvolto, da esserci tornato altre due volte nel giro di un anno e mezzo.
Il titolo riporta lo spirito che anima queste mie immagini: un trasporto onirico nelle strade, negli odori e nei costumi delle varie etnie del popolo indiano.
I ritratti esposti non sono solo frutto di osservazione e di ripresa, senza una relazione diretta con il soggetto, bensì riportano il desiderio di scoperta e di relazione con gli individui e la necessità di confronto nella diversità delle rispettive strutture culturali e sociali.
In particolare la capacità di affrontare la quotidianità, anche nelle condizioni più povere, con sorrisi e spontaneità, impossibile da confrontare con i nostri volti, spesso pensierosi e scuri che si affrettano per le strade della città.
L’India è un continente in cui convivono etnie e religioni profondamente diverse tra loro e, tranne che per pochi casi in zone specifiche, lo fanno in modo pacifico e armonioso.
Non è difficile trovare in qualsiasi città templi induisti, moschee, chiese cristiane a pochi passi una dall’altra.
La struttura sociale organizzata in caste non è certamente “democratica” e non consente a chi appartiene alle caste più basse di aspirare di fatto a migliorare sensibilmente la propria condizione sociale. Di contro, ma è una magra consolazione, gli strati più deboli della popolazione (che sono la maggioranza) non aspirano selvaggiamente a salire la scala sociale in cerca di carriera o di arricchimento come sovente assistiamo in occidente, con tutte le conseguenze sociali e psicologiche che ben conosciamo.
Questa è una delle possibili letture dei sorrisi spontanei e disinteressati che si possono notare in alcune immagini in mostra e che ogni viaggiatore recatosi in India avrà incrociato.
Negli aspetti più curiosi per noi occidentali ci sono sicuramente le mucche, considerate animali sacri dalla religione Induista, e che sono lasciate libere di vagare per le strade in cui si stabiliscono dei veri e propri rapporti di convivenza tra animali ed esseri umani.
Le immagini proposte sono state raccolte in grandi città come Bombay e New Dehli, in città sacre come Varanasi e Kanyakumari, nelle valli incontaminate del Ladhak (dove risiedono molti tibetani scappati dal Tibet, compreso il Dalai Lama), nel territorio perennemente conteso del Kashmir, in alcune città del sud come Madurai e Mysore - in una sintetica ma completa panoramica del subcontinente intero.
Non si vuole fornire un percorso preordinato e constestualizzato su un tema in particolare, ma solo tracciare emozioni sotto forma di immagini; che possano fondersi e andare a costituire una sensazione comune costituita di mille rivoli contradditori tra armonie e disarmonie, tra stupore e rapimento, tra meraviglia e sdegno per la povertà, che altro non sono le contraddizioni del mondo, e in questo caso, di un mondo più in piccolo; che si chiama India.
Fabrizio Bellafante (www.bellafante.com)