Enrico Baj – I funerali dell’anarchico Pinelli

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO REALE
Piazza Del Duomo 12, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì 14.30 – 19.30
martedì – domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura

Vernissage
20/06/2012

ore 18.30 su invito

Biglietti

ingresso libero

Editori
SKIRA
Artisti
Enrico Baj
Uffici stampa
STUDIO LUCIA CRESPI
Generi
arte contemporanea, personale

A distanza di 40 anni dalla sua realizzazione, Palazzo Reale espone l’opera di Enrico Baj I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), opera civile di denuncia di un episodio drammatico, nella cornice della Sala delle Cariatidi.

Comunicato stampa

“Mi si reclamava insomma una rappresentazione, e rappresentazione ho fatto, affinchè testimonianza resti del fatto, di lui, delle violenze subite, del dolore di Licia, di Claudia e di Silvia”.
Enrico Baj

A distanza di 40 anni dalla sua realizzazione, Palazzo Reale espone l’opera di Enrico Baj I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), opera civile di denuncia di un episodio drammatico, nella cornice della Sala delle Cariatidi.

La mostra, che rimarrà aperta gratuitamente dal 21 giugno al 2 settembre 2012, è promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Moda, Design e segna un ritorno carico di significato nella suggestiva sala della reggia milanese per la quale era stata in origine concepita.

I funerali dell’anarchico Pinelli, infatti, avrebbe dovuto essere esposto a Palazzo Reale il 17 maggio del 1972: la sala era già allestita, il catalogo pronto, la città tappezzata di manifesti, ma proprio la mattina dell’inaugurazione della mostra venne ucciso a colpi di pistola il commissario Calabresi, che aveva diretto le indagini sulla strage di piazza Fontana. La mostra venne rinviata per “motivi tecnici” e l’opera non fu più presentata a Palazzo Reale. Da allora è stata presentata in diverse città tra cui Rotterdam, Stoccolma, Dusseldorf, Ginevra, Miami, Locarno, Roma e a Milano nella Sala Napoleonica dell’Accademia di Belle Arti di Brera nel 2003-2004.

Monumentale nelle dimensioni, alta 3 metri e lunga 12, l’opera è composta da pannelli smontabili, con figure ritagliate su sagome di legno quasi fossero i pezzi di un puzzle e assemblate con la tecnica del collage, tipica dell’artista milanese.
Diciotto sono le figure che prendono parte alla scena, più quattro separate dal pannello principale, e undici mani scendono dall’alto.
A sinistra assistono alla tragica caduta undici anarchici. I loro volti sono coperti da umanissime lacrime, hanno i pugni alzati e portano in mano bandiere. I loro abiti sono fatti di ciniglia, con corde e pezzi di stoffa. Le loro sono espressioni di dolore, sgomento e terrore.
Poco più in là, staccate dal pannello, ci sono le due figlie, Claudia e Silvia Pinelli: una tende le braccia verso il padre, l’altra lo piange gi&ag rave;. La moglie Licia invece è collocata sulla destra, con un’espressione grottesca, in ginocchio e sconvolta dal dolore. Davanti a lei sette poliziotti, con medaglie sul petto, rotelle al posto degli occhi.
Il centro della scena è occupato dal dramma urlato della morte dell’anarchico. Baj distingue i due gruppi anche attraverso l’uso differente dei colori: per le figure sulla destra, che rimandano ai suoi generali, vengono utilizzati colori molto accesi, che si contrappongono con forza ai più cupi toni del grigio con cui sono dipinti gli anarchici.

I precedenti artistici sono facilmente identificabili: il riferimento più esplicito è quello a Guernica (1937) di Picasso, riconoscibile immediatamente nel grido disperato dell’anarchico e nella posa deformata della donna, opera che Baj aveva rifatto nel 1969 con tecniche e materiali propri, in omaggio al grande artista spagnolo; l’altro è un omaggio al futurismo di Carrà de I funerali dell’anarchico Galli (1911). Il filo conduttore che li lega all’opera sul Pinelli è l’esigenza forte di restituire una testimonianza dell’emozione e dello sdegno, e di condividere, attraverso l’arte, il dolore di fronte a fatti violenti che hanno coinvolto l’intera società civile.

Dice l’artista: “La realtà e la vita e la morte di Pino si sostituivano nella mia mente al ricordo dei libri letti, degli eroi del passato, del futurismo e del dadaismo da m e amati, reclamando, in luogo di un divertito rifacimento parodico-letterario, la celebrazione di una tragedia familiare e politica, che andava rappresentata, anche in pittura, più o meno con i mezzi di sempre”.

Per l’occasione Skira editore ha ristampato in anastatica il catalogo dell’epoca, con un compendio di altri testi e foto dell’allestimento del 1972 di Enrico Cattaneo.

ENRICO BAJ.
I FUNERALI DELL’ANARCHICO PINELLI

21 giugno - 2 settembre 2012
Milano, Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi

INGRESSO GRATUITO

lunedì 14.30 – 19.30
martedì – domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura

www.comune.milano.it/palazzoreale

UFFICIO STAMPA COMUNE DI MILANO
Elena Conenna tel. 02.88453314 [email protected]

ENRICO BAJ
I FUNERALI DELL’ANARCHICO PINELLI

21 June - 2 September 2012
Milano, Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi

FREE ENTRANCE

“So I was asked for an image, and an image I have made, so that there will be a lasting testimony to the event, to him, to the violence he suffered, to the grief of Lucia, Claudia and Silvia”.

Enrico Baj

Fourty years after its realization, Palazzo Reale presents I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), a civil work, an artwork of exposure of a dramatic event, in the frame of the Sala delle Cariatidi.

The exhibition, which will be open from 21 June to 2 September 2012, has promoted and produced by the City of Milan Culture, Fashion, Design, and marks a significant return in the attractive hall of the royal palace in Milan for which it was originally conceived.

In fact, the work should have been displayed on May,17 in 1972 at Palazzo Reale. The room was already set up, the exhibition catalogue was out, the city covered with advertisement; but the same day of the opening the police chief Calabresi, who supervised the investigations on Piazza Fontana massacre, was killed by gunshots. So the exhibition was postponed for “technical reasons” and the work has never been shown at Palazzo Reale. Since then it has been presented in various cities among which Rotterdam, Stoccolma, Düsseldorf, Ginevra, Miami, Locarno, Rome and at the Napoleonic Room of Fine Arts Academy in Brera in 2003-2004.

The work, which is 3 x 12 m, is made up by boards that can be dismantled with figures cut out from wooden shapes, as pieces of a puzzle, and assembled with the collage technique. There are eighteen characters plus four out of the panel and eleven hands that come down from above.

On the left there are eleven anarchists watching the scene. Their faces are covered with excruciatingly human tears, their fists are raised and they hold flags in their hands. Their clothes are made of candlewick, ropes and fabrics. Their faces shows expressions of pain and terror.

Beyond, there are Claudia and Silvia Pinelli the two other daughters: one is holding out her hands toward her father, the other is already mourning him.

Licia, the wife, is on the right of the installation, a grotesque look on her face, as she is brought to her knees by pain. In front of her there are seven policemen with medals on their chests and wheels in place of the eyes.

The centre of the stage is the shouted tragedy of the anarchist’s death.

Baj uses the colours to distinguish the two groups: the characters on the right, that reminds of Baj’s generals, are depicted with bright colours, in contrast with the anarchists depicted with grey tones.

The artistic precedents are easily identifiable: the clearest reference is the one to Guernica (1937) by Picasso immediately recognizable in the desperate scream of the anarchist and in the contorted attitude of the woman; the other is an homage to Carrà’s Futurist I funerali dell’anarchico Galli (1911).

The artist says: “The reality, the life and the death of Pino replaced in my mind with the memory of books, heroes of the past Futurism and Dadaism which I beloved, claiming, instead of an amused parodic rewrite, for the celebration of a familiar and political tragedy that has to be represented also in painting, with more or less the same tools.”

On the occasion Skira will reprint the original catalogue with a compendium of essays and photos of the exhibition of 1972 by Enrico Cattaneo.