Eleonora Roaro – Glissements progressifs du plaisir

Informazioni Evento

Luogo
ALTALEN
Via Cellini 21, Milano, Italia
Date
Il
Vernissage
14/12/2015

ore 18,30

Artisti
Eleonora Roaro
Uffici stampa
CH2
Generi
serata - evento
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Glissements progressifs du plaisir di Eleonora Roaro con Helen Nonini, un omaggio alla bellezza e al cinema.

Comunicato stampa

GLISSEMENTS PROGRESSIFS DU PLASIR
di ELEONORA ROARO
H. & ALTALEN’S HAT JOURNEY CHAPTER FIVE

LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015 – H. 18.30 VIA CELLINI 21, MILANO

Altalen è un brand di cappelli, è un laboratorio creativo, è un atelier dove si realizzano copricapi come sculture erranti, a mano e su misura. Pezzi unici o collezioni di prêt-à-porter. È un progetto artistico di Elena Todros e Antonina De Luca che cerca condivisioni e corrispondenze nel mondo dell’arte e della fotografia.
Da questo concept nasce il quinto capitolo dell’ H. & Altalen’s Hats Journey: Glissements progressifs du plaisir di Eleonora Roaro con Helen Nonini, un omaggio alla bellezza e al cinema.
L’artista realizza tanti fotogrammi che si rincorrono rapidamente e nei quali possiamo intravedere minime variazioni che creano l’illusione del movimento. Questi spostamenti progressivi pongono l’accento non tanto sull’oggetto quanto sulle azioni, spesso automatiche o rituali. Ne risulta che ogni gesto si ripete all’infinito, come ogni gesto della vita.
Eleonora Roaro evoca un’epoca lontana: quella delle dive del cinema muto, fatta di primi piani, in cui non è la parola ad essere al centro di tutto ma il volto. In queste pellicole in bianco e nero sono le minime variazioni dello sguardo e i gesti infinitesimi a comunicare. Il cappello sembra essere così un’estensione del pensiero, non più un semplice oggetto da indossare.

ALTALEN
VIA CELLINI 21, MILANO
WWW.ALTALEN.IT

ch2 _eventi culturali
Chiara Chiapparoli e Veronica Iurich
Via Paolo Sarpi 57, Milano
Ch2.it
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ABOUT ALTALEN

ll progetto Altalen nasce come un gigantesco condensatore in cui si raccolgono tutte le correnti che hanno animato e ancora animano la memoria relativa al copricapo in Europa ma non solo. L’obiettivo non è illustrare i meccanismi di tradizione di temi e figure relative al copricapo bensì di evocarne un elevato numero al fine di esorbitarne, per ciascuno, le qualità più interessanti, potabili per il contesto semantico, contemporaneo del “cappello”. Questi segni/oggetto si prefiggono di entrare in risonanza emotiva con chi li indossa e con chi li osserva, muovendosi nello spazio come sculture in movimento.
Azzardo per definire esse/i (queste sculture/copricapo) il termine warburghiano di Pathosformeln, formule espressive dell'emozione, per il particolare riguardo che esse/i esprimono nella ripresa di moti, gesti e posture che esprimono l’intera gamma dell’eccitazione emozionale (l'aggressione, la difesa, il sacrificio, il lutto, la malinconia, l'estasi, il trionfo, etc.). Si tratta di Pathosformeln, a mio avviso, anche per l’esito spontaneo dell'istinto gestuale umano che significano. Sono sculture perché l’azione dell’artista originariamente riuniva tutte le attività umane frutto di ingegno e di abilità manuale e tecnica rivolta alla materia.
L’arte così torna ad essere un'interfaccia tra pensiero e τέχνη (téchne) e può essere intesa come un’azione volta all’esplicitazione delle proprietà latenti della materia oltre la disponibilità del materiale. Estensione del corpo e del pensiero, il copricapo viene studiato da Altalen anche per esplicitarne la sua natura di protesi, dal latino prothesis, dal greco πρόθεσις, dal verbo protìthemi (io pongo innanzi), per giungere quindi a pensare in termini di progetto per ciò che ci trasmette l’etimologia che viene dal francese project, dal verbo projecter che significa anche proiettare e per estensione di processo logico anche pensare oltre; questo percorso avvicina definitivamente Altalen al percorso artistico e al confronto con altri artisti.
Alla base di ogni oggetto creato da Altalen c’è un collage ideale o reale che sia. Si tratta soprattutto di collage di segni normalmente considerati inconfrontabili. Ci sono i colori di Braque, delle settecentesche dimore torinesi e i colori dell’arte rurale. Ma non solo: li accomuna la ricerca di zone iconografiche diverse che possono anche rifarsi a culture fuori gioco o quelle arcaiche di cui non capiamo le logiche, o quelle delle suburbie di tutto il mondo che nascono da scontri e incontri imprevedibili. I loro collage diventano “pollage”, “rollage”, “chiasmage”, “stratificazione”. Per Altalen le immagini di partenza vengono affettate e ricomposte a sezioni giustapposte, così che l’immagine sembra dilatarsi e mutare la sua condizione temporale in una condizione poetica ma anche ironica, carica di sensualità.
Marco Tagliafierro