Eighties are Back! – Vittorio Messina
Vittorio Messina sarà il nuovo protagonista di MACROwall: Eighties are Back!, il progetto si propone di rileggere l’arte italiana degli anni Ottanta attraverso un ciclo di mostre personali di artisti rappresentativi delle diverse tipologie di ricerca che hanno caratterizzato la produzione del decennio.
Comunicato stampa
MACROwall: Eighties are Back! è un progetto che si propone di rileggere l’arte italiana degli anni Ottanta attraverso un ciclo di mostre personali di artisti rappresentativi delle diverse tipologie di ricerca che hanno caratterizzato la produzione del decennio. Ogni artista è invitato a esporre su un’unica parete due opere, una storica e una recente, per permettere al pubblico di riscoprire la vitalità delle ricerche artistiche degli ultimi anni. Le opere sono accompagnate da schede redatte da due critici di diverse generazioni: il più giovane interpreta l’opera storica e viceversa.
Il quinto appuntamento di MACROWall: Eighties are back! vede protagonista lo scultore Vittorio Messina (Zafferana Etnea, 1946). La ricerca di Vittorio Messina si sviluppa intorno a una riflessione sulla relazione tra architettura, filosofia e memoria, che viene analizzata attraverso la creazione di sculture e installazioni ambientali, denominate “celle”, che contengono riferimenti più o meno espliciti alla storia dell’arte e al Principio di Indeterminazione del fisico tedesco Werner Heisenberg.
Le due opere presentate al MACRO rappresentano due fasi diverse del lavoro di Messina, legate alla raffigurazione dello spazio domestico come luogo di rappresentazione di un quotidiano in bilico tra storia, memoria e attualità, in una dimensione concettuale ma anche poetica.
Per documentare i primi esiti della ricerca di Messina è stata scelta l’opera Balconi meridionali (1987). Si tratta di quattro ringhiere in metallo che ricordano i balconi mediterranei dove sono appoggiate stoffe bianche piegate in maniera diversa. L’opera recente è Melancolia verticale (2011), una parete che ricorda il pavimento di una stanza dove sono appoggiati alcuni oggetti, come una sedia da giardino, un vaso da fiori, una scatola di cartone e un piccolo scrigno in legno.
Le opere Balconi meridionali e Melancolia verticale, presentate rispettivamente da Guglielmo Gigliotti e Laura Cherubini, compongono un MACROwall che occupa un’intera parete di una delle sale del museo, per creare un percorso in grado di documentare l’evoluzione stilistica della ricerca di Vittorio Messina.
Vittorio Messina (Zafferana Etnea, 1946), ha compiuto gli studi al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Alla sua formazione hanno contribuito in modo significativo gli studi alla facoltà di Architettura di Valle Giulia. Fin dagli esordi ha sviluppato un interesse per un linguaggio assai mobile e articolato. Tra il 1978 e il 1979, con “La Muraglia Cinese”, nello spazio romano di Sant’Agata dei Goti, Messina coniuga il tema dell’evento tellurico all’interno di uno spazio inteso come ‘habitat totale’.
Dall’inizio degli anni 80 il suo lavoro si concentra principalmente sul tema della “cella” intesa come nucleo formativo dell’habitat e della forma della città. Ma la ‘sua’ città si qualifica, con letteraria ironia, come ‘sentimentale’, e include una visionarietà catastrofica profondamente segnata da precarietà e ‘non-sens’, una dimensione, questa, che lo avvicina, per simpatia, alla scrittura di Joyce e Calvino. Le sue grandi installazioni, come “Confini d’Occidente” (Museo di Leeds, 1994), o “SDF o dei percorsi circolari” (National Galerie, Berlino, 1997), si configurano come cantieri in corso, immagine delle sterminate periferie metropolitane, dove la povertà della materia edilizia e dei modi costruttivi sono riflesso di una precaria condizione umana.
Tale modalità si sviluppa a partire dagli anni 90, nelle mostre al Kunstverein di Düsseldorf, alla Villa delle Rose, Bologna, fino alle grandi installazioni nei “Dialoghi” (Maschio Angioino e Castel dell’Ovo, Napoli, 2002). Nella grande mostra “Avillage and its surroundings” (Henry Moore Foundation Halifax 1999) alcune installazioni includono l’uso di film-video nella prospettiva del ‘tableau vivant’, della ‘segnalazione’ e del ‘controllo’. In “La discrezione del tempo 1”, (Museo Ujasdovki, Varsavia, 2002), e in “Una città visibile”(Chiesa di San Paolo, Modena, 2004), e poi ancora nelle “Cronografie, o della città verticale” alla Cavallerizza Reale di Torino (2006),, e in “Momentanea Mens” alla DKM Galerie (Duisburg 2009), lo spazio-tempo della visione dell’habitat umano tende ad espandersi ulteriormente, fino alla dilatazione estrema di “Hermes” (Insel Homboich, 1970/2009).
Il progetto “MACROwall: Eighties are Back! Vittorio Messina” è promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e al Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali