Ego-Logica

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO EX META'
Via Roma 19 46042 , Castel Goffredo, Italia
Date
Dal al

Opening Sabato 19 Giugno 2020, ore 18.00
La mostra rimarrà aperta anche il giorno seguente, Domenica 20 Giugno, dalle 10.00 alle 16.00

Vernissage
19/06/2021

ore 18

Curatori
Nicola Bacchetti
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Mostra collettiva.

Comunicato stampa

EGO-LOGICA
“Siamo humus, non Homo, non Antropos; siamo compost, non postumani.”
Donna Haraway
A cura di NICOLA BACCHETTI
Artisti: RICCARDO BERNARDI, EMANUELE CANTÒ, GILDA GARIBALDI, IVAN GERVASONI, GIANLUCA MANZINI, EMMA MORICONI, ELEONORA NEGRISOLI, TONIA PALADINI, MATTEO POLONARA, KAMIL SANDERS
Allestimento: RACHELE ADDA, VALENTINA BONSIGNORE ZANGHI, MICOL CALIFANO, SALVATORE CRISTOFARO, IRENE GROSSI
Opening Sabato 19 Giugno 2020, ore 18.00
La mostra rimarrà aperta anche il giorno seguente, Domenica 20 Giugno, dalle 10.00 alle 16.00
Quanto pesa, oggi, essere umani. Il dramma dell’Antropocene e del Capitalocene è ancora in atto? Antropocene è un termine coniato negli anni ’70 in Inghilterra, nel tentativo di dare una periodizzazione in termine di ere, per definire l’epoca della dominanza umana sul pianeta, giunta ad una ormai crisi irreversibile. E il Capitalocene, in questo senso, è un uguale tentativo di definizione periodica proponendo però, al posto dell’umano, il capitale. Ma siamo davvero giunti alla frattura inesorabile?

Donna Haraway all’interno del suo testo “Chthulucene, sopravvivere su un pianeta infetto”, ci propone una soluzione, e questa prende appunto il nome di Chthulucene. Parafrasando la filosofa americana, “nello specifico, a differenza dello Antropocene e Capitalocene, lo Chthulucene è fatto di storie multispecie in via di svolgimento, di pratiche del con-divenire in tempi che restano aperti, tempi precari, tempi in cui il mondo non è finito e il cielo non è ancora crollato. Siamo la posta in gioco gli uni degli altri”. Chthulucene è la combinazione di due radici greche (Khthôn e Kainos) che insieme denominano una tipologia di spazio-tempo per imparare a stare con il disordine del vivere e con la capacità di reagire su una terra ormai danneggiata. Chthulucene diventa allora la definizione dell’era nella quale viviamo, dal nome del ragno californiano Pimoa Cthulhu, e non da quello del mostro di H.P. Lovecraft, che con un’acca in più rompe l’unità dell’essere singolare come un metaplasmo.

In tale senso si comprende la proposta contenuta in Chthulucene, la presa di coscienza che la catastrofe dell’Antropocene e Capitalocene sia già avvenuta ma il mondo non ancora crollato e la soluzione sia la formazione di parentele, intese come alleanze tra gli individui, nel con-divenire insieme ai morti e includendo in tale simpoiesi (con-fare) anche specie differenti da quella umana. “Per vivere e morire bene da creature mortali nello Chthulucene è necessario allearsi con le altre creature al fine di ricostruire luoghi di rifugio; solo così sarà possibile ottenere un recupero e una ricomposizione parziale e solida nella terra in termini biologici-culturali-politici-tecnologici.”

La posta in gioco di questa nuova consapevolezza, fatta di esistenze condivise e coabitazioni multispecie, si concretizza nella citazione che fa da sottotitolo alla mostra: “Siamo humus, non Homo, non Antropos; siamo compost, non postumani”. Abbandonare l’essere Antropos e accettare di divenire un miscuglio colloidale di sostanze organiche, animali e vegetali, per garantire la prosperità multi-specie.