Dora García – Lettere di disincanto
Una mostra che inaugura a fine anno deve necessariamente contenere un elemento di transizione. Questo è il caso, intitolata Lettere di disincanto.
Comunicato stampa
Una mostra che inaugura a fine anno deve necessariamente contenere un elemento di transizione. Questo è il caso, intitolata Lettere di disincanto. È una mostra che presenta opere che sono state propedeutiche o studi di ricerca per progetti più ampi o collettivi, insieme ad alcuni formati di "lettura" ricorrenti nel mio lavoro come I Read It with Golden Fingers o Annotated Books.
L'opera che dà il titolo alla mostra, Letters of Disappointment, condensa quasi tre anni di ricerca su testi scritti da autori straordinari e storici come Rosa Luxemburg, Alexandra Kollontai, Audre Lorde, Clara Zetkin o Angela Davis, toccando il tema della delusione. Parafrasando il discorso del 1855 della femminista statunitense Lucy Stone, “La delusione è il destino delle donne”: “Dai primi anni a cui arriva la mia memoria, sono stata una donna delusa”.
Tuttavia, i sentimenti che traspirano attraverso questa raccolta di testi non sono amari e ancor meno disfattisti. Sono carburante per la lotta. In questi tre anni di collezionismo mi sono resa conto che tutte le rivoluzioni sono state iniziate da donne, e in tutte queste rivoluzioni, a un certo punto del cammino verso la vittoria, quella che si chiamava 'la questione femminile' è stata inesorabilmente procrastinata, rimandata a un domani permanente. La delusione generata da questi affronti storici è davvero il carburante della lotta femminista di oggi. Questa raccolta di lettere si presenta come un insieme di annotazioni manoscritte fatte in libri che si riferiscono alle lettere in modi diversi, proprio come le lettere d'amore spesso sono conservate tra le pagine.
Viene mostrato anche uno studio preparatorio sotto forma di 18 disegni. Questi sono il primissimo studio per l’opera-in-progress collettiva The Bug – presentata tre volte nel corso del 2022 allo IUAV di Venezia, al Carta Festival deSingel di Anversa e al Centro Cultural Conde Duque di Madrid. The Bug è un'elaborazione performativa collettiva di più artisti dell'opera teatrale di Vladimir Mayakovsky The Bedbug (1929), scritta pochi mesi prima del suo suicidio, deluso dall'amore e dalla rivoluzione. Qui il testo che descrive il lavoro per la sua ultima presentazione a Madrid: La trama del viaggio nel tempo di The Bedbug era già popolare nel contesto letterario fantascientifico degli anni '20, e da allora molte opere di narrativa l'hanno utilizzata: un visitatore del passato arriva in un futuro che è il nostro presente. Nell'opera di Mayakovsky, un (dubbioso) rivoluzionario sovietico viene congelato per caso insieme al suo insetto parassita nel 1929, ed entrambi vengono riportati in vita 50 anni dopo, nel 1979. [...] nella nostra versione, The Bug, noi immaginiamo un autore collettivo che analizzi domande come: “Cosa succederà tra 50 anni?” “Chi valuta e valorizza l'importanza di innumerevoli eventi?” “Come vengono raccontati questi eventi?” “Con quali parole?” “Chi scrive e chi legge?''Chi parla e chi ascolta?' Immagina che la storia si ripeta ciclicamente. In questo eterno ritorno c'è una colpa ricorrente, un parassita, un insetto, qualcosa che impedisce alla ripetizione di scorrere senza vittime.
E quello che potrebbe essere considerato un terzo elemento di ricerca o di studio, Amor Rojo soundtrack, da ascoltare al buio, si presenta come un'installazione sonora da ascoltare al buio, derivata da una vecchia canzone del 1930, scritta da Friedrich Hollaender e notoriamente interpretata da Marlene Dietrich. Questa canzone è al centro del mio film in corso Amor Rojo (2018-2023), che stabilisce collegamenti tra i femminismi marxisti dell'inizio del XX secolo e l'attuale "quarta ondata" del femminismo. Il testo di questa canzone può anche gettare un po' di luce sulle nostre Letters of Disappointment:
No one had asked us,
when we were still faceless
whether we’d like to live, or rather not.
Now I’m wandering around alone in a large city,
and I don’t know if she cares for me.
I’m looking into living rooms
through doors and windows,
and I’m waiting and waiting
for something.
If I could wish for something
I’d feel awkward
What should I wish for,
a bad or a good time?
If I could wish for something
I’d want to be only a bit happy
because if I were too happy
I’d long for being sad.
Infine, la mostra presenta anche un nuovo lavoro della serie Annotated Books: Letters from Prison di Antonio Gramsci, e due nuovi lavori della serie I Read It with Golden Fingers: The Thief's Journal, di Jean Genet, e The Workers Opposition, di Alessandra Kollontai.
Dora García