Dolomiti Contemporanee DC NEXT #2

Informazioni Evento

Luogo
DC NEXT - BLOCCO DI TAIBON
Fabbrica Ex Visibilia, Località Campagna 1 32027, Taibon Agordino, Italia
Date
Dal al

Orari di mostra (tutte le mostre):
aperto dal martedì alla domenica
orari 10:00-12:30 / 15:00-19:30

Vernissage
22/09/2012

ore 17.00: inaugurazione del secondo ciclo espositivo.

Patrocini

Enti Promotori:
Regione del Veneto, Comune di Taibon Agordino, Comune di Erto e Casso, BIM Piave, Attiva Spa.

Patrocini:
Ministero dell'Ambiente, Fondazione Dolomiti Unesco, Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Parco Naturale Dolomiti Friulane, Comunità Montana Agordina, Confindustria Belluno Dolomiti, Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori Belluno, Fondazione Architettura Dolomiti Belluno.

Partner culturali:
Fondazione Bevilacqua La Masa, Museo d'Arte Moderna Mario Rimoldi, Casa Editrice Tabacco, D-Shape, Dolomiti Architetture, Vibrazioni-Art Design.

Media Partner:
Artribune, Espoarte, AreaArte, Gazzettino.

Con il contributo di:
Acqua Dolomia, Vipa ristorazione, Cuprum elettromeccanica, Falegnameria Hermann, Limana costruzioni, Piaggio, Salus Belluno, Serman energy, Enel, Ristorante Dolomie, Arredamenti Moretti, Cason marmi, Ass.Tec, Schiocchet pavimenti, Dolomite, Salewa, Unifarco, Diab group, Colle spa, Procaffè, Super W, Guarnier catering, Moser, Birra Dolomiti, Partesa, Marr, Lattebusche, ABC informatica, De Bona motors, Da Rold, Vini Biasiotto, Colmaor prosecco, Librerie Alessandro Tarantola, La.Bell, Tipografia Sommavilla, Grafica Castaldi, Krea srl, Mad service, Vivai piante Docci, D'Incà & C, Finblok, Viel antincendi, Ortofrutticola Prealpina, Partesa Veneto, Coop. Agordina di Vallata, Carpano speck, Hotel Stella Alpina Falcade, Tony scampoli, Pizzolotto Car.ma, Alternative bike store Taibon, Battiston traslochi, Tigerlily, Lomax, Termosystem, Consorzio Dolomiti, Agma, Vetreria Bonifaci, Imballaggi Bortoluzzi, Bellitalia, Impresa Artecos, Impresa Tullio Garavana, Pallets Dolomiti, Antico E', Tecnoisolamenti, Bauunternehmung, Fratelli Garavana, Ileser, Paky computers, Sapori di Montebello, Ileser, Impresa GBF di Giulio Favretti.

Curatori
Gianluca D’Incà Levis
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Secondo ciclo espositivo di Dolomiti Contemporanee DC NEXT nel Blocco di Taibon Agordino, ex fabbrica abbandonata e recuperata all’arte (dall’arte).

Comunicato stampa

Dolomiti Contemporanee DC NEXT – Secondo ciclo espositivo Taibon Agordino - Comunicato Stampa generale

Sabato 22 settembre inaugura il secondo ciclo espositivo di Dolomiti Contemporanee DC NEXT nel Blocco di Taibon Agordino, ex fabbrica abbandonata e recuperata all'arte (dall'arte).
Tra primo e secondo ciclo, la Residenza, uno dei fulcri del progetto, ha funzionato senza soluzione di continuità. Oltre venti artisti hanno vissuto e lavorato negli spazi rifunzionalizzati. Buona parte delle opere del secondo ciclo sono state realizzate durante il periodo di permanenza a Taibon. Gli artisti si sono mossi sul territorio, hanno incamerato immagini, visioni, stimoli. Hanno conosciuto le persone e i luoghi, e si sono conosciuti tra loro. E hanno ritrasmesso le loro impressioni. Il secondo ciclo espositivo è quindi una sorta di affresco, di macroritratto, per parti, per singoli elementi incrociati, che sono i progetti e le opere, di questo contesto-spazio-ambiente incontrato, conosciuto, vissuto.
Le mostre sono sette.
Gli artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa realizzano una mostra sugli abitanti del territorio, insieme a loro.
La collaborazione tra Dolomiti Contemporanee e Forte Marghera/Parco del Contemporaneo, patrocinata e voluta dalla Regione del Veneto, insieme a Marco Polo System ed alla Città di Venezia, porta a Taibon il secondo step di Future, Landscape.
La sperimentazione, di regola al Blocco, che è una libera fabbrica e fucina, è alla base di molto del lavoro curatoriale e artistico: Daniele Capra ha rinunciato ad occupare il proprio spazio con una mostra, per curare un lavoro performativo particolare. Le stesse gallerie invitate, Jarach e Goethe, hanno consentito ai propri artisti di operare in modo sciolto, interpretando lo spirito del progetto e del contesto culturale di DC, che è uno spazio d'interazione totalmente votato all'accoglienza e all'apertura di relazioni intellettuali energetiche. Il workshop di Giuseppe Caccavale, realizzato in collaborazione con la Galleria Valentina Bonomo, consente ad alcuni studenti dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, e di alcuni liceali, anche loro in Residenza a Taibon insieme all'artista, di lavorare in gruppo ad un'opera grafico-pittorica. Si tratta della prima tappa di un progetto internazionale che vedrà la successiva partecipazione degli studenti del corso di Arti Murali dell'Ecole Nationale Superiore des Arts Decoratifs de Paris e che si concluderà con la mostra, al Museo d'Arte Contemporanea di Marsiglia, dal titolo "Le pont", a cura di Thierry Ollat . Evento che avrà luogo all'interno delle manifestazioni per Marsiglia città della cultura europea 2013.
Infine, E l'uomo non è una felce, collettiva a cura di Gianluca D'Incà Levis, propone una riflessione sul ruolo dell'uomo rispetto alla natura, la quale è autosufficiente, e in ciò insufficiente.
Ogni mostra è il frutto di un singolo progetto indipendente e compiuto. Ogni mostra ha preso stimoli dal territorio, da temi e persone. Ogni mostra è quindi al tempo stesso la parte di un quadro. Le relazioni instaurano le connessioni, il ciclo espositivo, letto macroscopicamente, diviene un processo organico. Taibon è una stazione attiva e gravida: le mostre stanno al centro del flusso.

2 . Abitanti/Abitati - Comunicato Stampa

Abitanti/Abitati, mostra collettiva, in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa, a cura di Stefano Coletto (APL Shed 7).
Artisti: Riccardo Banfi, Blauer Hase, Teresa Cos, Martina Della Valle, Luigi Leaci, Laura Lovatel, Emanuele Marcuccio, Federica Menin.

Abitanti/Abitati è il progetto che coinvolge il paese di Taibon realizzato da un
gruppo di giovani fotografi dell'archivio della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Tre artisti (Riccardo Banfi, Teresa Cos e Luigi Leaci) in residenza a Taibon, hanno lavorato sugli spazi e con le persone che abitano il paese.
Altri artisti invece propongono in mostra alcuni lavori connessi alle tematiche proposte, introducendo un livello di riflessione più allargato. Si tratta di Martina Della Valle, del duo Laura Lovatel e Federica Menin, di Emanuele Marcuccio e del collettivo Blauer Hase.

Abitanti/Abitati introduce la relazione che connette uno spazio con chi lo vive, lo abita, lo fruisce; si tratta di rapporto complesso per certi versi ossessivo; chi abita un luogo, un cortile, una casa subisce continuamente queste presenza, ne è abitato; il luogo parla di noi, sedimenta aspetti della nostra vita; dimenticarlo o abbandonarlo significa compiere un piccolo delitto interiore. Eppure piccoli traumi consapevoli indicano in piscologia una crescita.
Il lavoro fotografico cerca di identificare questa dimensione che nella storia di un individuo mette insieme passato e presente in un paese, che suggerisce la presenza di radici che arrivano fino all'oggi, ma che rischiano di congelarci se non svelate, soprattutto nella prospettiva di un futuro da costruire.
La montagna e e suoi alti confini, anche metaforicamente ci circondano, però è solo individuando una sorta di paesaggio narrativo minimo che forse si possono attivare e riannodare i fili di una paradossale condizione esistenziale nascosta nella normalità.

Dice Wislawa Szymborskanella nella poesia "Il Cielo" in "Vista con granello di sabbia":
[...]Perfino le montagne più alte/non sono più vicine al cielo/delle valli più profonde./In/nessun luogo ce n'è più/che in un altro./La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba./La talpa è al settimo cielo/come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso/cade da cielo a cielo./Friabili, fluenti, rocciosi,/infuocati e aerei, distese di cielo, briciole di cielo,/folate e cumuli di cielo./Il cielo è onnipresente/perfino nel buio sotto la pelle./Mangio cielo, evacuo cielo./Sono una trappola in trappola,/un abitante abitato,/un abbraccio abbracciato,/una domanda in risposta a una domanda [...]

3. Future, Landscape in DC. Seconda fase di una changing exhibition - Comunicato Stampa

Future, Landscape in DC. Seconda fase di una changing exhibition, Forte Marghera-Parco del Contemporaneo, a cura di Riccardo Caldura. L’iniziativa è legata alle attività di Forte Marghera-Parco del Contemporaneo, realizzate in partenariato con la Regione del Veneto, aventi il patrocinio del Comune di Venezia assessorato all’Ambiente, alla Città sostenibile e alle Politiche Giovanili, coordinate e promosse dalla Marco Polo System geie. (APL Shed 8).
Artisti: Artisti partecipanti: Kai-Uwe Schulte-Bunert, Dritan Hyska, Eltjon Valle, Alex Bellan, Michal Martychowiec, Italo Zuffi, Aristide Antonas

Paesaggio è un concetto che usualmente compete ad un riflettere rivolto al passato. Oppure, in un’accezione più attuale, viene abbinato alle problematiche della conservazione, del ripristino e del mantenimento di luoghi. Paesaggio essenzialmente inteso come linea di difesa di contro a trasformazioni, rispetto a cui bisogna tutelarsi, che hanno un tale potenziale di modificazione e stravolgimento dell’esistente da rendere quest’ultimo irriconoscibile. E la nostra legislazione, così come quella europea, parla di ‘Tutela del paesaggio’, sottintendendo un’idea condivisa di valore riguardante appunto il cosa sia un bene da conservare, da mantenere, da curare. Senza nulla togliere a questa accezione legislativa, alla sua rilevanza e alla sua augurabile estensione applicativa, lo sguardo odierno che può essere offerto dalle arti sul paesaggio, inteso come la complessità di ciò che abbiamo intorno, non entra nel merito del valore. Si pone piuttosto il problema di una osservazione che sospende la questione del valore e lascia emergere un’altra visione del circostante. Una visione che non giudica, e non consola, aperta piuttosto ad una condizione a venire; in questo senso a quello di paesaggio è forse più accostabile il termine futuro, che non quello di passato. Una esperta di geofilosofia come Luisa Bonesio ha d’altronde parlato della necessità di emanciparsi da un concetto di paesaggio legato alla sola bellezza della natura, ai luoghi da visita turistica, e considerare piuttosto l’idea che qualsiasi luogo possa essere paesaggio.
Per questo la rappresentazione dell’intorno che viene offerta dalle arti, parte da una incisiva osservazione del ‘qui e ora’, incisiva perché emancipata dall’idea di ‘valorizzazione’, e lascia trapelare piuttosto una dimensione del non ancora, dell’indefinito, come possibili componenti di un luogo a venire (ou-topos).
L’anonimia di un borgo paesano dei nostri giorni, le rappresentazioni della waste land generata da processi produttivi particolarmente impattanti, paradossi urbanistici di un costruito privo di ogni relazione con l’ambiente, il riutilizzo di materiale di provenienza industriale, la delicata linea d’orizzonte di un mondo incerto fra lo sparire e l’apparire, le descrizioni della visione della terra percepita da altezze inusuali, un paesaggio utopico generato dopo l’avvenuta consunzione di quello presente, sospeso fra riutilizzo di manufatti eteronomi e sopravvivenze naturali.
Sono questi alcuni degli aspetti di questa seconda proposta di attraversamento del sentire odierno per reinterpretare il senso di ciò che ci circonda, una fase ulteriore che viene presentata a Taibon Agordino, dopo la prima chiusasi il 9 settembre.
L’esposizione è volutamente concepita come una struttura che si modifica, quasi come fosse un organismo che muta a seconda dei luoghi nei quali viene di volta in volta ambientata.

4. Istruzioni d'uso - Comunicato Stampa

Istruzioni d'uso, performance a cura di Daniele Capra,
(APL Shed 9)
Artisti: Filippo Berta

Sono gli alpini i protagonisti di Istruzioni d’uso, la performance che Filippo Berta ha messo a punto per gli spazi di Dolomiti Contemporanee.
Istruzioni d’uso mette in scena un’azione che è nel contempo eversiva e ludica, in cui i soldati di montagna compiono un gesto semplice ed inatteso, ma che capovolge sia il ruolo degli uomini in divisa che le aspettative del pubblico. Lontano dall’essere percepito come portatore di aggressività e dei valori della guerra, l’alpino è nel nostro immaginario il soldato che è di aiuto alle persone nelle calamità ed il vecio, la penna nera che – dopo aver compiuto il servizio di leva – si impegna ad essere di supporto durante le attività civili e sociali, soprattutto nei piccoli paesi. Berta porta all’estrema conseguenza questa sensazione di amichevole vicinanza alle persone comuni chiedendo agli alpini di fare quello che sarebbe potuto venire in mente solo a dei bambini.
La performance sarà documentata con video e foto che successivamente costituiranno le opere della mostra che saranno esposte dalla settimana successiva all’inaugurazione.

Filippo Berta è artista attento alle dinamiche relazioni e sociali. Le sue opere muovono da gesti semplici e raccontano il raggiungimento di uno stato ulteriore attraverso successivi spostamenti. In particolare i suoi video e le sue performance analizzano le pulsioni e le fragilità degli individui, nonché la ricerca di nuovi equilibri a partire da elementi di discontinuità presenti sul luogo o piccole sollecitazioni indotte dall’esterno. Le tensioni individuali diventano così il motore primo di storie che sono nel contempo micronarrazioni ed immagini fortemente icastiche.
Filippo Berta ha esposto al Madre, alla III Biennale di Mosca, al Center of Contemporary Art di Salonicco, alla V Biennale di Praga, al National Brukenthal Museum di Sibiu. Ha partecipato alle residenze delle fondazioni Ratti e Spinola Banna, e presso al Careof. È stato tra i vincitori del premio Internazionale della Performance della Galleria Civica di Trento.

5. e l'uomo non è una felce - Comunicato Stampa

e l'uomo non è una felce, a cura di Gianluca D'Incà Levis, (APL Shed 10)
Artisti: Elisa Bertaglia, Gino Blanc, Cristian Chironi, Fabiano De Martin Topranin, Kabu, Jury Neil, Mikayel Ohanjanyan, Derek Rowleiei, Giorgia Severi, Andrea Visentini

Periodo: 22 settembre-21 ottobre

Sede: DC NEXT - BLOCCO di Taibon - Fabbrica Ex Visibilia, Località Campagna 1, 32027, Taibon Agordino, Belluno

e l'uomo non è una felce riparte da questa sosta non è un orto, una seconda proposizione, interna allo stesso ragionamento; questa sosta non è un orto; e l'uomo non è una felce; la natura è cosa data; il suo divenire è evolutivo, organico, automatico, acritico; un bosco non cessa d'essere un bosco; un bosco non può contemplare un bosco; un bosco non può decidere di sostituire ognuno dei propri alberi con un cilindro metallico, mentre l'uomo può farlo, in alcune circostanze deve farlo; l'uomo può limitarsi a contemplare il bosco, schiudendo il suo sorriso in un sereno amore contemplativo; può anche cogliervi i funghi, sdraiarsi sui muschi, carezzarne serafico i fusti; ma l'uomo, e in in particolare l'artista, può anche altro;
può interagire attivamente e produttivamente con spazio, ambiente, natura;
e, in quest'interazione, ha la facoltà di compiere un artificio; l'uomo può portare al bosco qualcosa che non c'è nel bosco, perchè il bosco è confinato nella propria naturalità, l'uomo (forse), no, e se ciò è vero, quest'uomo può forzare il blocco;
l'uomo, che naturalmente è anch'esso natura, pensa, e con questo proprio pensiero può decidere di modificare alcuni elementi dati, per costruire qualcosa che non c'è ancora, che non è un dato; se l'uomo/artista va nel bosco a fare un altro albero, quest'operazione è pleonastica, inutile, infantile, deprimente; il bosco c'è già; l'uomo deve fare altro; limitarsi a contemplarlo? il bosco va incendiato; il pensiero creativo dell'uomo non corrisponde allo slancio vitale della natura: il pensiero creativo è progetto, intrusione, affermazione critica, volontà d'azione e formalizzazione, affermazione della necessità dell'intento, dichiarazione dell'insufficienza di un puro esserci omogeneo pacificato, rispetto al riflettere, al porre, al contrapporre, allo scavare, rigenerare accendere evocare, al produrre, partendo da un'immagine data, altre immagini, non immediate, non evidenti, che non stanno alla superficie, sull'erba, sulla corteccia; la natura fa scempio della creatività: è tracotante, nella sua talvolta ineffabile universalità, è forte e suadente, ammalia e imprigiona: va contrastata; molte azioni significative dell'uomo rispetto alla natura, hanno in sé una componente d'artificio; arrampicare non è solamente cercare una silenziosa sintonia con un universo verticale di roccia; è anche sfuggire ad una regola, contrastare, violare, intraprendere, osare, liberarsi, affrontare, negare, opporsi; la pratica della ricerca artistica, come ricerca di senso, è propria dell'uomo, e consente di creare percorsi innaturali, e di innestare cose su cose, cose dure su cose tenere, o viceversa, creando degli ibridi, nuovi; creare degli oggetti meno istantanei, meno ineluttabili, meno meccanici, meno noiosi, meno retorici; ecco la sorpresa: sorprende più l'arte, della natura, quando ad accendersi è il pensiero, e non un mimetico filamento interiore di bava; l'arte prevede una fatica, nel fare, come nel comprendere; troppo facile, il sentimento inevitabile che alimenta la natura, a cui ci si arrende, accettando ciò che è, com'è: la natura non è arte, proprio perchè l'arte è prima di tutto un esercizio critico, non una traslazione di contemplatività, e in ciò, l'arte non è naturale, ma artificiale, la sua componente più originale e specifica è artificiale, deliberata: l'arte non è la cosa: essa lavora sulla cosa, mettendone in luce alcuni aspetti, o modificando pericolosamente la cosa; l'uomo è dunque una felce quando rinuncia ad un'azione interpretativa, personale, alla ricerca, dispendiosa, e si siede a guardare, pago dello spettacolo, affonda e si spegne nello spettacolo, il suo sguardo alimenta lo spettacolo, invece di alimentare l'uomo, che dunque perde lo sguardo, il proprio sguardo, lo sguardo lascia l'uomo, e va via, e rimane solo una fronda opaca, unica azione una vernazione; e quindi, invece: l'uomo vuole interrogare, agire, processare, riplasmare: la sua obiezione non è
una natura.

6. Agner - Comunicato Stampa

Agner, a cura di Galleria Goethe Galerie. L’opera è stata realizzata in collaborazione tra Dolomiti Contemporanee, Galleria Goethe (Bolzano) e Salewa. ( APL Shed 3)
Artisti: Hubert Kostner

Sabato 22 settembre 2012 si inaugura presso l’Ex Fabbrica Visibilia a Taibon Agordino, in provincia di Belluno, il secondo ciclo espositivo dell’estate 2012 di Dolomiti Contemporanee. Si tratta di un ex stabilimento di occhiali che, dopo 10 anni di porte sbarrate, apre i battenti con due di mostre realizzate, oltre che dai curatori, anche da una selezione di gallerie private. La Galleria Goethe partecipa con una mostra personale dell’artista altoatesino Hubert Kostner, il cui progetto site specific, realizzato nell’ APL ovest n.5, consiste in un’installazione che ha per tema e per soggetto lo Spigolo Nord del Monte Agner (2871 m.s.l.d.m.), una parete classica che, con i suoi 1.600 metri di sviluppo verticale, risulta essere una delle più alte delle Alpi. La parete fu scalata per la prima volta nel 1921 da Iori, Andreoletti e Zanutti, mentre la prima ascensione invernale fu realizzata nel 1968 da Messner e Mayerl.
L’opera di Hubert Kostner consiste in 1.600 metri di corda da arrampicata raggomitolati a forma di palla ed installati su un allettamento di ghiaia dolomitica che riempie tutto lo spazio espositivo fino a fuoriuscirne. Nell’idea dell’artista la dimensione, la spazialità della parete verticale, trasformandosi in sfera, cambia completamente. In questo spostamento di contesti, infatti, la corda si trasforma da mezzo di sicurezza a mezzo di espressione e, contemporaneamente, al carattere della montagna quale luogo pericoloso ed ostile si contrappone un aspetto ludico, rappresentato dal gioco della palla.
L'opera costituisce quindi una riflessione sull'alpinismo, sull'arrampicata, sull'idea generale di “via” alpinistica, in rapporto ad un itinerario artistico: entrambe le vie, quella dell'alpinista, come quella dell'artista, sono percorsi di ricerca, e come tali, accomunati da una volontà di esplorazione verticale.

7. Climbing Up The Walls - Comunicato Stampa

Climbing Up The Walls. Doppia personale a cura di Jarach Gallery Venezia in collaborazione con Dolomiti Contemporanee. (APL Shed 4)
Artisti: Andrea Dojmi e Daniele Pezzi.

Andrea Dojmi (Roma, 1973) presenta quattro sculture realizzate in cemento, ferro smaltato, legno e piume, che concepiscono la decostruzione dell'opera come risultante ibrida ma stratificata nei segni. Esemplare è Utah Beach uno skilift in stato di abbandono, impiegato per la movimentazione di merci e animali, realizzato in legno bardage delle baite di montagna del paesaggio altoatesino. Il cemento armato come basement dei piloni delle seggiovie e le piume che bardano la struttura, costituiscono un riferimento puntuale alle Dolomiti indiane americane; eppure il titolo e l'impiego dei materiali rimandano alla spiaggia di Normandia, luogo dello sbarco americano, come ribadisce espressamente la struttura difensiva dell'assemblaggio.

Daniele Pezzi (Ravenna, 1977) indaga invece il lato sciamanico e spirituale del territorio, presentando Alpeggio, un film girato sui pascoli di Mondeval, il cui intento era di rievocare contemporaneamente l'esperienza rituale dei pastori e il nomadismo dei viandanti che per secoli hanno attraversato le Dolomiti. Il protagonista attraversa a piedi gli immensi prati, si ferma quando il paesaggio cambia attorno a lui e in queste pause provvede a montare e quindi a smontare la tenda che porta con sè. L'azione si ripete fino al tramonto e il personaggio esce di scena continuando il suo cammino nell'oscurità.

8. Scrittoio, Istituto di traduzione, Parte I - Comunicato Stampa

Scrittoio, Istituto di traduzione - Parte I: Workshop a cura di Giuseppe Caccavale e Galleria Valentina Bonomo Roma, in collaborazione con Dolomiti Contemporanee (APL Shed 5)
Artisti: Giuseppe Caccavale
Studenti: Massimo Campedel, Alice Da Ros, Anna Fietta, Arianna Licori, Niccolò Paganin

Il workshop è il punto di partenza di un progetto più ampio (Scrittoio) che si concluderà con la mostra al Museo d'Arte Contemporanea di Marsiglia dal titolo "Le pont", a cura di Thierry Ollat . Evento che avrà luogo all'interno delle manifestazioni per Marsiglia città della cultura europea 2013.
Con l'aiuto degli studenti coinvolti nel workshop di Taibon (Massimo Campedel, Alice Da Ros, Anna Fietta, Arianna Licori, Niccolò Paganin ) e gli studenti del corso di Arti Murali dell'Ecole Nationale Superiore des Arts Decoratifs de Paris, i quali parteciperanno alle successive tappe del percorso pensato dall'artista, Giuseppe Caccavale analizza il lavoro poetico di Ossip Mandelstam e Christian Guez Ricord.
In questa prima parte del progetto si effettuerà la traduzione plastica di alcuni passaggi di "Viaggio in Armenia" di Ossip Mandelstam e "Contro ogni speranza" di Nadezda Mandelstam, grazie alla quale le opere lettararie del marito sono giunte fino a noi.
Un progetto quindi che porta Dolomiti Contemporanee ad essere parte di un percorso internazionale riaffermandone le istanze primordiali e la volontà d'essere un laboratorio d'arti visive in ambiente, nowhere, everywhere.
"Le dolomiti in questa parte del progetto si trasformano in lavagne dove scrivere tempo di parole, strumenti di chiarificazione del nostro essere nel presente. Le parole scritte quasi un secolo fa diventano punte aguzze di diamanti che scavano dentro un alfabeto di chiarezza" (Giuseppe Caccavale).