Divine. Splendori di scena

Informazioni Evento

Luogo
CA' D'ORO - GALLERIA GIORGIO FRANCHETTI
Cannaregio, 3932 — 30121 , Venezia, Italia
Date
Dal al

lun 8.15-14.00, mar-dom 8.15-19.15; la biglietteria chiude mezz’ora prima

Vernissage
30/08/2014

ore 11

Biglietti

intero 9.50 € – ridotto 6.50 €; gratuità di legge

Patrocini

SPONSOR
Alexandra Alberta Chiolo | LU Murano

Curatori
Rosangela Cochrane
Generi
design
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In mostra i Gioielli Fantasia dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Comunicato stampa

Dal 30 agosto all’11 gennaio 2015, la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro presenta la mostra DIVINE. Splendori di scena. Gioielli Fantasia dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, iniziativa inserita nell’ambito degli eventi promossi dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dalla Soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare in concomitanza con il Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea e in coincidenza con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica in corso a Venezia.

L’esposizione partecipa al programma delle Iniziative istituzionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in occasione della Biennale di Venezia 2014 promosso dal Servizio architettura e arte contemporanee della PaBAAC – Direzione generale per il paesaggio le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee. La mostra è organizzata da Veneto Sistema Spettacolo in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

In linea con il tema del collezionismo e dopo la grande mostra dello scorso anno dedicata al fondatore della Galleria Giorgio Franchetti e alle raccolte d’arte contemporanea del nipote, il museo prosegue la tradizione di suggestive contaminazioni tra antico e moderno, declinata per l’occasione in stretto raccordo con il mondo del cinema. L’unicità del complesso monumentale della Ca’ d’Oro, vero e proprio scrigno di “gioielli d’arte”, la cui fama nei secoli si è tramandata grazie allo splendore delle decorazioni della facciata sul Canal Grande, si offre come luogo ideale per l’esposizione e l’indagine conoscitiva di linguaggi artistici diversi, proponendo al grande pubblico un’incursione inconsueta in un settore particolare delle arti decorative come quello del “gioiello fantasia” realizzato per la scena hollywoodiana a partire dagli anni Venti del Novecento e protagonista della stagione d’oro del cinema americano. Un’occasione per una rinnovata riflessione sull’importanza storica del collezionismo privato – specie in relazione a pratiche illuminate di mecenatismo e a sinergie pubblico-privato che sono state alla base della nascita stessa del Museo – e per un approfondimento su aspetti, quali il design, l’evoluzione del gusto nella moda e la sperimentazione di materiali e tecniche innovativi, che non soltanto costituiscono capitoli importanti della moderna storia delle arti decorative, ma intrattengono una relazione molto stretta con il carattere composito delle raccolte permanenti della sede museale.

La mostra, a cura di Rosangela Cochrane, presenta circa 350 esemplari di Gioielli Fantasia provenienti dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. accompagnando il visitatore attraverso la produzione di bijoux realizzati negli Stati Uniti tra gli anni ’30 e gli anni ’70 del Novecento, con alcuni esemplari realizzati al giorno d’oggi.

Saranno esposte grandi collane, coloratissimi orecchini, spille stravaganti, bracciali eccentrici: esemplari concepiti ed elaborati dai più importanti designer come Trifari, Marcel Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino, fino a Wendy Gell e Iradj Moini.

La storia del gioiello non prezioso, dapprima legata alla semplice copia dei monili autentici e successivamente sviluppatasi come ambito di ideazione e produzione autonoma, trova un momento fondante negli anni Venti come complemento delle creazioni di alta moda, in particolare parigina (Chanel, Schiaparelli). Sono tuttavia gli Stati Uniti ad accogliere, arricchire ed espandere il grande repertorio del Gioiello Fantasia (o Costume Jewelry), trasformandolo in un vero e proprio settore produttivo, con centinaia di manifatture, migliaia di addetti e decine di ideatori a cui si deve un’idea radicalmente nuova dell’ornamento, in termini di forme, di materiali, di messaggi. La Costume Jewelry è infatti la bigiotteria creata appositamente per adornare un vestito. Il termine viene usato per la prima volta in riferimento ai bijoux disegnati da Hobé per i costumi di scena delle Ziegfeld Follies, una serie di spettacoli teatrali prodotti a Broadway, e trova poi un considerevole sviluppo anche con il cinema muto di Hollywood.

Il grande boom del Gioiello Fantasia avviene nel periodo della grande Depressione del 1929-1939. Con la scomparsa dei prodotti di lusso, la sperimentazione con materiali non preziosi diventa l’unica via di sopravvivenza per i gioiellieri, ma anche stimolo per la fantasia e per la messa a punto di nuove tecniche. Nonostante l’utilizzo di pietre e leghe di modesta qualità, le forme meravigliose e anticipatrici di tante tendenze di questi gioielli sono il segno evidente delle straordinarie capacità creative dei designer dell’epoca.

Le dive del cinema come Greta Garbo, Marlene Dietrich, Bette Davis e Vivien Leigh li indossano sui loro abiti di scena (il mitico Joseff di Hollywood crea monili per centinaia di pellicole di gran successo, tra cui Via Col Vento). I bijoux hanno finiture accurate e design sbalorditivi e la loro storia procede parallelamente a quella del gioiello e della moda.

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: «Ho sviluppato interesse per questi gioielli fantasia perché rappresentano un patrimonio culturale che ci riporta a tempi difficili e a grandi cambiamenti sociali. E la depressione del ’29 fu un motivo ispiratore per fantastiche creazioni. E’ importante il significato e il contenuto che essi trasmettono, la loro aderenza e precisione col momento storico in cui sono stati realizzati. Nella Costume Jewelry ricerco la creatività, la fantasia e apprezzo l’uso di materiali innovativi, come la gomma vulcanizzata, la celluloide, la bachelite, il plexiglas e l’acrilico, capaci di anticipare tante tendenze future. Sono gioielli “poveri ma belli”, accessibili e alla portata di tutti. Mi sono appassionata agli smalti di Marcel Boucher, alle spille eccentriche di Eisenberg, ai bellissimi Trifari (indossati anche da Mamie Eisenhower), alle forme glamour delle collane di Miriam Haskell, alle creazioni di Kenneth Jay Lane (il celebre bijoutier ricercato dalla Duchessa di Windsor, da Jackie Kennedy e dall’allora direttrice di Vogue Diana Vreeland), alle folli composizioni della giovane Wendy Gell, all’immaginazione sfrenata del contemporaneo Iradj Moini».