Diego Gualandris – Antares

Informazioni Evento

Luogo
ADA PROJECT
Via dei Genovesi 35 00153 , Roma, Italia
Date
Dal al

su appuntamento

Vernissage
03/10/2020

ore 13

Artisti
Diego Gualandris
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Mostra personale.

Comunicato stampa

Settant’anni fa un insetto di nome Aldo viveva nella cassa di risonanza di una piccola ektara di legno proveniente da Populonia e che, da almeno un decennio, se ne stava immobile sullo scaffale superiore di una grande libreria, dentro a una camera da letto arancione, in una casa bianco maionese.

‘Gilda’ sussurrò tra sé e sé l’insetto, appena sveglio
‘Ma che...’ continuò
‘Non le è piaciuto il... mah’, buttò fuori il muso guardando la porta
‘Ma quando arriva?’; tamburellava nervosamente il bordo della cassa con le sue zampine ‘E poi...’ sospirò
‘Quelle punture sul collo’, gli si rizzarono i peli delle zampe
‘Lo stronzo che ti ha fatto quelle..’
Le sue mandibole umidicce tremavano di rabbia
‘Bastardo!’ uscì dalla tana e inizio a camminare su e giù per lo scaffale
‘Chiunque tu sia..’, si fermò guardando il letto
‘...io ti’, aprì le ali violacee
‘Ti ammazzo’

Il suo volo dalla libreria al comodino sembrava disegnare il profilo di un cammello. Atterrò maldestramente sul legno scivoloso che sapeva di detersivo. Da lì saltò sul cuscino rosso del letto. Quante meravigliose notti in quel letto con la sua amata Gilda...
Lei era il suo mondo, un paesaggio in cui perdersi infinite volte. Nessuno la conosceva meglio di Aldo: in ognuno dei suoi occhi erano incise le forme di quelle valli morbide, le colline tiepide, i dolci laghi, i torrenti e le foreste. Lì avrebbe voluto trasferirsi un giorno.
Un violento ronzio irruppe improvvisamente nella stanza ‘Aldo bello come stai?’ gridò il calabrone

‘Senti...’ urlò Aldo
‘Sei stato tu’
‘A fare che?’ Rispose ridacchiando il calabrone
‘Guarda che... io ti...!’ Aldo divenne tutto rosso di rabbia
‘Aldo che hai? Datti una calmata’
Aldo era posseduto dalla gelosia. Spiccò il volo afferrando per il collo il calabrone che non ebbe il tempo di accorgersi delle umidicce mandibole tremanti che già iniziavano a trituragli il collo.
‘Lasciami!’ gridò con voce soffocata il calabrone ‘ma sei impazzito!?’

Aldo lasciò immediatamente la presa, ritornando in sé e vergognandosi dell’incontrollato scatto di violenza. Il calabrone scappò dalla finestra tossendo e barcollando nell’aria.
Si fece notte. Ormai era buio da molte ore quando la porta della stanza si aprì e una sagoma femminile apparve dalla penombra del corridoio. ‘Ei mi stavo preoccupando dov’eri?’. La sagoma della ragazza iniziò a fare degli strani gesti in direzione del corridoio. ‘Stellina tutto bene?’, Aldo se ne stava semiaddormentato ai piedi del letto, sentiva un’inspiegabile agitazione crescere dal suo giallo addome.
Un’altra figura irruppe nella stanza.

Alta come lei, ma di certo non si trattava di Enrica, aveva i capelli troppo corti. Aldo cercava di collegare quella sagoma a una delle amiche e degli amici di Gilda.
L’insetto non ebbe tempo di aprire bocca che, di fronte a sé, queste figure nere iniziarono a intrecciarsi, mescolarsi. Aldo udiva il loro respiro riempire la stanza, umidi schiocchi e fruscii, sempre più ritmati, sempre più intensi.

I suoi numerosi occhi erano sbarrati da un cerchio gelido. Credette di perdere la vista, ma al contrario, il buio si dileguava e nel silenzio della stanza quei suoni squarciavano i suoi timpani. ‘S... Stellina...’ balbettò Aldo.
Le due sagome diventavano sempre più nitide, pulite, nude e infine caddero sul letto, fino a assomigliare a un grosso ragno nero che si dimena affamato.
Aldo non percepiva il proprio corpo, fluttuava in una nebbia infernale. Barcollando senza meta si avvicinò sempre più alla mostruosità che gli stava uccidendo l’anima. Si fece largo tra tutta quella carne cercando di sfuggire ai velenosi gemiti, ma senza rendersene conto si avvicinava sempre più. Si ritrovò davanti ad ampie colline pelose dentro le quali istintivamente si rifugiò. Trovò un buco e vi entrò. Si trascinò per un tempo che gli pareva infinito all’interno dell’impervio cunicolo, in cui l’aria gli mancava e il suo corpo a ogni passo sembrava sciogliersi. Ma finalmente ogni rumore svanì.

Ecco però un tamburo, sordo e intenso, che suonava all’impazzata a un ritmo rapidissimo. Aldo si trascinò fino allo sfinimento e poi lo vide: un enorme bozzolo di carne pieno di tubi pulsanti. Con le ultime sue forze si avvicinò al più grosso di questi cavi e lo strinse forte con le sue mandibole fino a spezzarlo. Un terribile onda lo travolse e immerso in un caldo liquido rosso sentì, in lontananza, una melodia:

Que te importa que te ame
Si tu no me quieres ya
Un amor que ya ha pasado
No se debe recordar
Fui la ilusión de tu vida un dia muy lejano ya
Y represento un pasado no me puedo conformar
Si las cosas que uno quiere
Se pudieran alcanzar
Si me quisieras lo mismo
Que veinte años
Atrás

Sei minuti dopo Aldo rinacque sotto forma di pomodoro cuore di bue.

Diego Gualandris (Bergamo, 1993) vive e lavora a Roma. Si è diplomato in pittura nel 2018 presso l’Accademia Carrara di Bergamo.
Le sue mostre recenti includono: 2020 – Quadriennale d’arte 2020, FUORI, a cura di Sara Cosulich e Stefano Collicelli, Palazzo delle Esposizioni, Roma (upcoming); ANTARES, ADA, Roma. 2019 - The Italian open, Galerie Rolando Anselmi, Berlino. 2018 - Caradrio, con Riccardo Sala, Tile Project Space, Milano; Il vello d’oro, Giorgio Galotti, Torino; Figure di spago / Pratiche di narrazione, a cura di Caterina Molteni, Fondazione Baruchello, Roma; L’isola portatile, a cura di Caterina Molteni, ADA, Roma. 2017 - Gattacornia, Altalena, Maccagno. I progetti di residenza includono: 2019 - Castro, Roma; Painting Workshop, Nuoro, Quadriennale di Roma. 2018 - Residenza la Fornace / Autunno, Spino d’Adda. 2016 - VIR, Viafarini in residence, Milano. Nel 2020 ha ricevuto il Pollock-Krasner Foundation Grant.

* La mostra sarà visitabile nel rispetto delle norme sanitarie vigenti e con ingressi contingentati.