Di traverso

Il progetto espositivo si propone di mettere in relazione lavori di artiste e artisti di generazioni diverse non tanto con l’obiettivo di rintracciare linee di ricerca condivise, o di abbozzare con esse un orizzonte tematico entro i cui limiti collocare lo sguardo dello spettatore, quanto con l’esigenza di evidenziare una condizione comune.
Comunicato stampa
Galleria de’ Foscherari è felice di presentare, da venerdì 9 maggio, la mostra collettiva Di traverso a cura di Enrico Camprini, con opere di Luca Bertolo (Milano, 1968), Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) Enej Gala (Ljubljana, Slovenia, 1990), Eva Marisaldi (Bologna, 1966) e Liliana Moro (Milano, 1961).
Il progetto espositivo si propone di mettere in relazione lavori di artiste e artisti di generazioni diverse non tanto con l’obiettivo di rintracciare linee di ricerca condivise, o di abbozzare con esse un orizzonte tematico entro i cui limiti collocare lo sguardo dello spettatore, quanto con l’esigenza di evidenziare una condizione comune. Qualcosa di simile a un atteggiamento, una postura nei confronti della pratica artistica, che si riflette in opere capaci di esserne a loro volta testimoni – pur in modo autonomo, imprevisto, mutevole – generando non discorsi e narrazioni ma, al contrario, un campo aperto di ipotesi discorsive e suggestioni narrative. Tale attitudine è evocata dal titolo della mostra, una semplice formula della lingua italiana il cui utilizzo è quotidiano e curiosamente polisemico. Può indicare forme di dichiarata opposizione (“mettersi di traverso”) e di ostilità (“guardare di traverso”), ma anche imprevisti e risvolti fallimentari (“andare di traverso”), così come può connotare l’andamento di chi, per indole o necessità, sceglie una strada altra – con la sicura leggerezza di un passo claudicante.
Comune denominatore del progetto è dunque il sottofondo ambivalente e interrogativo che anima i lavori esposti. Di carattere principalmente oggettuale, le opere si presentano al pubblico interpellandolo come possibile complice, ma anche nemico; come attivatore e promotore di dinamiche inconsuete e testimone di apparenti paradossi, mettendolo metaforicamente al centro di uno scenario in cui pare dichiarato uno stato di ambiguità permanente. Di traverso è il frutto di uno sguardo diagonale e obliquo sulle cose, che rifiuta la descrizione del reale e una sua interpretazione monolitica. Uno sguardo che caratterizza la pratica eterodossa e multidisciplinare di una generazione di cui Marisaldi e Moro sono tra le più significative rappresentanti; sguardo che, nel caso di Gala e Bertolo, prova a rinegoziare il ruolo di scultura e pittura all’insegna di una funzionalità presunta ma mai davvero risolta. Il medesimo sguardo, per De Mattia, si esprime invece nel furto a fin di bene di storie e spunti narrativi da rivivificare.
Galleria de’ Foscherari is pleased to present, starting Friday, May 9th, the group exhibition Di traverso, curated by Enrico Camprini, featuring works by Luca Bertolo (Milan, 1968), Giuseppe De Mattia (Bari, 1980), Enej Gala (Ljubljana, Slovenia, 1990), Eva Marisaldi (Bologna, 1966) and Liliana Moro (Milan, 1961).
The exhibition aims to connect the works of artists from different generations, not necessarily with the goal of identifying shared research lines or outlining a thematic horizon within which to situate the viewer’s perspective, but rather with the intention of highlighting a common condition. Something akin to an attitude, a posture toward artistic practice, reflected in works that, in turn, bear witness to it—albeit in an autonomous, unpredictable, and changeable manner—generating not discourses and narratives, but, on the contrary, an open field of discursive hypotheses and narrative suggestions. This attitude is evoked by the title of the exhibition, a simple phrase in the Italian language whose usage is both everyday and curiously polysemic. It can indicate forms of declared opposition (“mettersi di traverso”) and hostility (“guardare di traverso”), but also unexpected and failed outcomes (“andare di traverso”), as well as describing the path of someone who, by nature or necessity, chooses another road—with the assured lightness of a faltering step.
The common denominator of the project is, therefore, the ambivalent and questioning undertone that animates the exhibited works.
Primarily object-based, the pieces address the public as a potential accomplice, but also as an adversary; as an activator and promoter of unusual dynamics and a witness to apparent paradoxes, metaphorically placing them at the center of a scenario where a state of permanent ambiguity seems to be declared. Di traverso is the product of a diagonal and oblique gaze upon things, one that rejects the description of reality and its monolithic interpretation. It is a gaze that characterizes the unorthodox and multidisciplinary practice of a generation, of which Marisaldi and Moro are among the most significant representatives; a gaze that, in the case of Gala and Bertolo, attempts to renegotiate the roles of sculpture and painting, guided by an assumed functionality that is never truly resolved. For De Mattia, this same gaze is expressed in the “theft” of stories and narrative cues, to be brought back to life.