Davide Mancini Zanchi & Andrea Barzaghi – Brasilero

Informazioni Evento

Luogo
REHEARSAL
Via G.B. Passerini, 18, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
20/09/2025

ore 18,30

Artisti
Davide Mancini Zanchi, Andrea Barzaghi
Generi
arte contemporanea, personale

Rehearsal Project presenta Brasilero, un progetto di Andrea Barzaghi e Davide Mancini Zanchi.

Comunicato stampa

2008, Accademia di Urbino, corridoio del primo piano della sezione di pittura – ex convento dei
Carmelitani Scalzi – ore 18:00, circa.
Gli spazi del corridoio della cattedra di Pittura II riecheggiano di colpi sordi, sbuffi, canzonature, non-
sense, risate, Gabbo... È il momento che conclude la giornata in Accademia: un’attività per amici,
uno sfogo, uno sport per non sportivi, una catarsi della giornata passata a dipingere. Tutto questo è
“Brasilero”. Bastano un pallone fatto con polistirolo e nastro adesivo, uno stretto spazio racchiuso
tra le aule da un lato e le celle dei monaci – ora studi per gli studenti – dall’altro e quattro o cinque
compagni di corso che vogliono dare spettacolo.
Il brasilero non è stato soltanto rito, tradizione, performance, resistenza (nei confronti dei bidelli che
ti vogliono cacciare via già due ore prima che l’accademia chiuda) ci ha fatto anche capire come
volevamo vivere l’Arte: ci ha insegnato un modo speciale di rapportarci con l’Arte, amandola,
vivendola a tutto tondo, dandole il giusto peso e, a volte, prendendola a pallonate.
Davide Mancini Zanchi e Andrea Barzaghi erano lì, tra gli altri, a rimbalzarsi in maniera
rocambolesca uno pseudo-pallone che perde pezzi ad ogni calcio. Ora, diciassette anni dopo, si
ritrovano a esporre assieme a Milano, nello spazio di Reharsal.
Dato che questo luogo d’Arte è un “prolungamento dello studio”, è sembrato giusto dedicare questa
esposizione a quel momento in cui i due amici e pittori hanno condiviso lo studio e dove insieme
hanno iniziato a essere sé stessi. Per loro questa mostra non è uno sguardo nostalgico a un
passato spensierato, bensì un rammentare e promuovere quello che di questo passato da giovani
romantici ha mantenuto importanza e attualità nella loro pratica pittorica: la serietà del gioco, la
libertà nella propria ricerca, il non prendersi troppo sul serio e la freschezza con cui si deve trattare
una delle cose più importanti che hanno: la loro Arte.
VIA GIAN BATTISTA PASSERINI, 18, MILANO
(scala B, interno L01).
CELL 334 8744352/338 4074579
MAIL [email protected]
Brasilero
Un progetto di:
Andrea Barzaghi
Davide Mancini Zanchi
BRASILERO – secondo me, Davide Mancini Zanchi
Perché io ed Andrea siamo emozionati di fare questa mostra?
Non conosco la sua risposta, per me lui, sia nella vita che nella sua pratica è un fratello, un padre, una
madre, ma anche uno zio.
In linea di massima l’aspetto romantico legato a un’esposizione con un amico fraterno non è così
interessante, l’amicizia non ha una valenza estetica se non per chi la vive, dunque una mostra non
accresce il legame tra la parti e, molto probabilmente, annoia chi la esperisce.
Brasilero però è in un contesto espositivo aperto in cui non c’è Opera e non c’è Pubblico; quelle che
saranno esposte non sono Opere ma Lavori, cose su cui si sta lavorando o fisicamente o mentalmente, il
fatto che siano finite, compiute, non significa che (almeno nella mia testa) sia stato raggiunto un grado di
definizione o di determinatezza; per questo mi nascondo dietro ad una porta con un occhiello a spiarti
mentre guardi le cose, peccato che non ho uno spioncino a raggi X per entrare nella testa di uno
straniero al mio lavoro. Il Pubblico, invece, non c’è perché, almeno per come la vedo io, non è composto
da guardoni, non è formato di persone che stanno dietro uno schermo ad osservare passivamente; lo
intendo come parte attiva della cosa, gioca con noi a calcio in un Brasilero ipotetico con l’idea di vivere
con me quello che faccio, la mia umanità; non di fronte ad un’Opera in contemplazione, ma sta lì mentre
la faccio o subito dopo, cosa succede non è dato saperlo e forse non è manco interessante, ma trovo
vitale l’idea di desacralizzare l’Opera senza desublimare la Cosa (il Lavoro).
Questi discorsi mi suonano poco odierni, poco legati alla contemporaneità, ma che ci posso fare? E se
l’oggi non mi piacesse più di tanto? E se, ancora, non trovassi stimoli forti nelle tematiche politiche, ma
invece volessi arredare il vuoto che vedo di fronte a me quando mi trovo spinto da una forza creatrice?
Sometimes mi trovo a combattere tra l’idea di arte intesa come linguaggio legato al contesto sociale
oppure mi vedo a confronto con uno spazio-tempo al di là della vita, fuori dalla società, senza una storia
da raccontare e lontano da una politica socio-identitaria. Se e quando decido di entrare in contatto con
un artefatto X lo faccio con l’idea di uscire da una realtà reale per assaporare una dimensione altra;
leggo, ascolto e guardo con questa spinta e di conseguenza faccio le mie cose con questa pulsione. Ho
divagato troppo.