Daniel Frota – Irrealis mood

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO
Via Modane 16, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Giovedì: 20-23: ingresso libero
Venerdì - Sabato - Domenica: 12-19. Chiusura per ferie dall'8 al 27 agosto

Vernissage
30/06/2016

ore 19

Contatti
Email: silvio.salvo@fsrr.org
Biglietti

Intero € 5 Ridotto € 3 (over 65, studenti). Gruppi € 4 (minimo 6 persone). Gratuito (Per i bambini fino a 12 anni, Insieme per l’Arte, abbonamento Torino Musei, giornalisti accreditati, soci ICOM). Il museo è accessibile ai disabili.

Artisti
Daniel Frota
Curatori
Lorenzo Balbi
Generi
arte contemporanea, personale

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in occasione del quinto anno di collaborazione con L’ENSBA Lyon – École Nationale Supérieure des Beaux Artes, presenta la prima personale in Italia di Daniel Frota, studente partecipante al Post-Diplome 2016 promosso dall’ENSBA.

Comunicato stampa

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in occasione del quinto anno di collaborazione con L’ENSBA Lyon – École Nationale Supérieure des Beaux Artes, presenta la prima personale in Italia di Daniel Frota, studente partecipante al Post-Diplome 2016 promosso dall’ENSBA. Artista e scrittore nato in Brasile nel 1988, Daniel Frota ha studiato a Rio de Janeiro, Arnheim (Olanda) e Lione e attualmente vive e lavora a Lione e a Rio de Janeiro. Le sue opere spaziano tra diversi media: video, stampe, installazioni e pubblicazioni; la sua ricerca, a metà tra indagine artistica e critica letteraria, si focalizza sulla ricezione dei testi e sulla redazione di narrazioni alternative ottenute per mezzo di differenti strategie di traduzione.

Irrealis mood è il titolo della mostra che, unendo diversi lavori e alcune nuove produzioni del giovane artista brasiliano, riassume gli orientamenti, i temi e le suggestioni della sua pratica. In senso più ampio, la rassegna di opere documenta i tragitti ideologici che l’artista copie all’interno della sua indagine sul patrimonio di una modernità avvertita come decaduta: si parla di tempo, del nostro tempo, come di una temporalità sospesa, in cui lo scetticismo sembra rappresentare la convinzione più forte. Daniel Frota riporta retrospettivamente alla nostra attenzione alcuni eventi e riferimenti del ventesimo secolo, nei campi della scienza, dell’architettura, della letteratura e dell’arte, utilizzando il linguaggio verbale come filo che intesse tutti gli elementi della mostra.

L’artista è interessato al termine ucronia in relazione alla crisi del pensiero moderno, un sottogenere della letteratura fantascientifica che si basa su una possibile modifica di un evento del passato e la conseguente ricreazione di un nuovo presente di finzione. Le opere esposte sono accomunate da questo status di ricreazione: attraverso le sculture e i video, Daniel Frota si focalizza sulla differenza tra Storia (History) e storie (Stories). Cosa succede alle nostre costruzioni mentali quando le ideologie si esauriscono? Che cosa accade se ci accorgiamo che i disegni dei nostri progetti sono in realtà le mappe delle loro rovine?

In linguistica, c’è un termine specifico che definisce un gruppo di modi verbali utilizzati quando sono implicate la contingenza e l’imprevedibilità. Questo termine è Irrealis mood, un insieme di “stati d’animo” grammaticali, che include ad esempio la modalità subjuntive, che permette a chi parla di formare frasi su cose sconosciute, non ancora confermate o verificabili. Permette all’oratore di parlare delle sue intenzioni e dei suoi desideri, ed è proprio per questo suo potere che l’artista lo ha scelto come titolo della sua personale.

Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Daniel Frota presenta al pubblico per la prima volta Sol Preto (2016), il suo nuovo video dedicato al racconto della spedizione scientifica inglese che nel 1919 arrivò nella città di Sobral, nel nord-est del Brasile, per documentare e studiare un’eclissi solare totale. Accolti dal vescovo Don José, autorità cittadina e fondatore del giornale locale, gli scienziati si fermarono nel villaggio per un mese, al fine di realizzare l’esperimento che sarebbe stato poi acquisito come prima prova della teoria della relatività generale di Einstein, dando il via alla fisica moderna. Paul Johnson, storico e giornalista britannico, riconobbe il 29 maggio del 1919, come l’inizio del mondo moderno. All’opposto, si diffuse tra la popolazione locale la convinzione che il giorno dell’eclissi avrebbe segnato la fine del mondo. Nel video, due narratori, impegnati in un’improvvisazione in versi, relativizzano l’idea di modernità. Attraverso un vero e proprio duello vocale – che si rifà a una antica tradizione orale molto diffusa in quel territorio – i due musicisti sovrappongono nei loro versi la storia delle influenze e degli sviluppi del pensiero moderno, enfatizzando il ritardo sociale e tecnologico della città di Sobral.

Anche le due installazioni con xilografie Concentration of granite in Borborema (2015), rinviano al paese di origine dell’artista. La regione di Borborema detiene una delle più grandi concentrazioni di granito nel nord-est del Brasile. Questa formazione rocciosa è il risultato dalla solidificazione del magma nei più profondi strati geologici che, a causa dell’erosione e dei movimenti tettonici, emergono in superficie permettendo in qualche modo alla conoscenza umana di raggiungere il centro della Terra.

La parte centrale della mostra è occupata dalle sculture Always and again this pathetic if (Scheerbart), (2015), What is beautiful I do not know, (2015) e Charles Darwin’s face on banknotes, (2016) installate a pavimento. Le tre sculture sono per l’artista “schemi, modelli architettonici e frasi”: installazioni informali di materiali simbolicamente utilizzati nell’architettura modernista, organizzati come un vocabolario di detriti. La vista dell’osservatore – dall’alto – e il rapporto di scala indicano una costante tensione tra rappresentazione e costruzione.

L’opera che conclude idealmente il viaggio nella ricerca di Daniel Frota è Uma jornada infinita de sonhos e descobertas (2016), un lavoro inedito, prodotto appositamente per questa mostra. L’installazione è una ricostruzione degli espositori di cristallo progettati dall’architetta italo-brasiliana Lina Bo Bardi nel 1968, che l’artista ha riscoperto nel magazzino del Centro culturale Sesc Pompèia dove erano stati a lungo stoccati, prima del recente restauro del 2015. Progettate originariamente per il Museo d’Arte Moderna di San Paolo del Brasile, queste strutture espositive furono dismesse dopo esser state al centro di una lunga disputa, dai toni esplicitamente politici e ideologici, tra i vari direttori dell’Istituzione. Composte da lastre di vetro temperato (destinate a sostenere e presentare i dipinti), con basi cubiche in cemento, erano per Bo Bardi una dichiarazione “brutalista” contro l’uso istituzionale delle pareti del museo. La loro tipologia allestitiva metteva infatti in crisi la passività dello spettatore, chiamato necessariamente a trovare la propria strada nello spazio espositivo, senza la guida lineare e autoritaria delle pareti. L’effetto di disorientamento spaziale, insieme al deterioramento delle strutture, sono stati i motivi principali del loro ritiro. Le strutture avevano sofferto l’umidità e il calore dei tropici aveva determinato la dilatazione delle lastre, mettendo in crisi gli standard di conservazione delle opere. Dopo la morte di Lina Bo Bardi nel 1992, il Museo decise quindi di rimuovere gli espositori, installando i dipinti su tradizionali pareti in cartongesso dipinte di bianco. Solo nel dicembre del 2015 il nuovo team curatoriale del Museo ha ripristinato il sistema originale di allestimento per la collezione dei dipinti. Nei vent’anni di deposito, una patina di anacronismo sembra aver ammantato questi oggetti. Attraverso la sua installazione, l’artista ragiona problematicamente sui motivi di un riallestimento, mosso dalla volontà di recupero delle radici storiche dell’Istituzione ma esito di un indirizzo avulso dallo spirito di dibattito suscitato all’epoca, un dibattito che pare oggi esaurito. Il titolo dell’opera – Uma jornada infinita de sonhos e descobertas (Un viaggio infinito di sogni e scoperte) – è significativamente tratto dal testo di presentazione del riallestimento e restauro, sponsorizzato da una Banca, nel 2015.
L’installazione di Daniel Frota solleva le diverse temporalità delle strutture di Bo-Bardi, richiamando la loro portata critica, colta, anche sul piano materiale e visivo, attraverso la ricreazione del loro stadio di smantellamento, metafora concreta della fine del museo modernista ma, d’altra parte, della sua attuale capacità di fascinazione.

Daniel Frota (1988, Rio de Janeiro, Brasile)
Vive e lavora a Lione e a Rio de Janeiro.

Tra le sue mostre collettive recenti: “Physical Factors of the Historical Process”, Homesession, Barcellona, Spagna, 2016; “Paraphernalia”, Musée des Confluences, Lione, Francia, 2016; “By Means of Necessity”, Guillotière, Lione, Francia, 2016; “Panoramas do Sul – 19º Festival Videobrasil”, Sesc Pompéia, São Paulo, Brasile, 2015; “The Owl in Daylight”, 019, Ghent, Belgio, 2015; “11º Abre Alas”, Galeria A Gentil Carioca, Rio de Janeiro, Brasile, 2015; “Werkplaats Typografie: End of the Year Show”, De Ateliers, Amsterdam, Olanda, 2014; “26º International Biennial of Graphic Design Brno”, Moravian Gallery, Brno, Repubblica Ceca, 2014; “We’re in the Basement Learning to Print”, NY Art Book Fair, MoMA PS1, New York, USA, 2013; “Running Images”, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna, Italia, 2013; “FILE International Electronic Language Festival”, FIESP/SESI-SP, São Paulo, Brasile, 2013; “43º Salão Novíssimos”, Galeria Ibeu, Rio de Janeiro, Brasile, 2013; “INexactly This”, Kunstvlaai, Amsterdam, Olanda, 2012; e la mostra personale “Lorem Ipsum Dolor”, Casamata, Rio de Janeiro, Brasile, 2012.