Conviti e banchetti. L’arte di imbandire le mense
Nella casa-museo Stibbert, oltre alla attività di un grande collezionista, si svolgevano anche
quotidiane funzioni della vita della famiglia: si cucinava, si ricevevano gli amici, si pranzava assieme,
e oggi con la mostra “Conviti e Banchetti” si vuole richiamare proprio questa grande tradizione di
imbandire le mense.
Comunicato stampa
La tavola apparecchiata da sempre richiama momenti di festa e condivisione, e il mangiare insieme
va ben oltre il semplice atto della nutrizione del corpo. Apparecchiare la tavola ha assunto nei secoli
significato di manifestazione di gioia, di celebrazione di eventi o di esibizione di ricchezza.
Nella casa-museo Stibbert, oltre alla attività di un grande collezionista, si svolgevano anche
quotidiane funzioni della vita della famiglia: si cucinava, si ricevevano gli amici, si pranzava assieme,
e oggi con la mostra “Conviti e Banchetti” si vuole richiamare proprio questa grande tradizione di
imbandire le mense.
La mostra si propone di illustrare l'arte di decorare la tavola, dal Rinascimento fino all'Ottocento
attraverso vivaci ricostruzioni delle apparecchiature del passato. Il banchetto è infatti un fenomeno
sociale e culturale che nel corso dei secoli ha avuto un ruolo importante nell'evoluzione del gusto e
degli stili. i migliori architetti e artisti erano chiamati per allestire celebrazioni di particolari momenti
felici, come vittorie, matrimoni, o speciali ricorrenze e ancora oggi sopravvivono le rappresentazioni
pittoriche di alcuni dei più sontuosi banchetti della storia. Per stupire e dilettare gli ospiti, le famiglie
principesche facevano a gara a esibire sempre nuovi tipi di vasellame e oggetti per la tavola, mentre
celebri cuochi - passati alla storia per i loro libri di ricettari - confezionavano vivande dalle forme così
mirabolanti che potevano rivaleggiare con le più pregevoli sculture.
Una selezione di questo tipo di oggetti, parte meno nota della collezioni del Museo Stibbert, viene
esposta in questa mostra, accanto a importanti pezzi provenienti da raccolte private, creando un
itinerario storico incentrato sulla trasformazione del design e della decorazione della tavola
avvenuta nel corso di più di tre secoli.
Le ricostruzioni storiche presentate nella mostra illustrano bene gli oggetti che dovevano abbellire
la tavola e la loro disposizione, ne raccontano i rigorosi cerimoniali che li regolavano e, di pari passo,
anche l'evoluzione dell'arte culinaria.
Dalla ricostruzione di una credenza rinascimentale, sui cui ripiani trovavano posto le maioliche
esibite come manifestazione della ricchezza dei padroni di casa, si passa alla rappresentazione di
una scenografica tavola di epoca barocca, abbellita anche dalle caratteristiche sculture in zucchero
e da un elaborato apparato decorativo di frutti e piante.
Vengono poi mostrate le ricostruzioni storiche di una tavola settecentesca apparecchiata secondo
l'uso francese, e di altre due apparecchiature con porcellane, cristalli e argenti ottocenteschi che
mettono in risalto i cambiamento di usi e di costumi. Si avrà l'opportunità di ammirare un famoso
servito di piatti con decori in oro e platino ordinato dai Savoia alla Manifattura Ginori di Doccia,
oppure il prezioso insieme di porcellane, cristalli e argenteria che realmente Frederick Stibbert
utilizzò nella sua vita e che ora non fa più parte delle raccolte del museo.
Senza trascurare l’esposizione degli utensili da cucina e per il servizio della tavola in uso fino agli
inizi del secolo scorso, la mostra termina esponendo tutto quel vasellame, teiere, caffettiere e
tazzine che costituivano il raffinato corollario di un ricevimento. Tra questi è esposto anche un
servito da dessert di Stibbert uguale a quello commissionato per celebrare il matrimonio del futuro
re Edoardo VII d'Inghilterra con Alessandra di Danimarca nel 1863.
Un ultimo richiamo è dedicato alla presentazione del cibo, l'altro elemento focale dell'arte di
decorare le tavole, inserendo sculture in cera che riproducono frutta e dolci, fedeli e vivide
riproduzioni opera della ceroplasta Paola Nizzoli Desiderato. All'effetto scenografico delle tavole
hanno contribuito anche Lucia Torrigiani Malaspina, che ha ideato le decorazioni floreali,
utilizzando i fiori artificiali della ditta Meschi, e la Fonderia d'Arte del Giudice Leonardo che ha creato
le sculture in zucchero concesse da Opera Laboratori Fiorentini.