Ciro Vitale – Controtempo
L’installazione in mostra, “Controtempo”, è una stratificata ambientazione di segni, oggetti, immagini, suoni, persino aspetti cinetici, che s’incrociano in una relazione memoriale che si ramifica come spazio “polifonico” del linguaggio.
Comunicato stampa
Con una intensa installazione di Ciro Vitale, in mostra a cura di Franco Cipriano, lo SpazioZero11
continua la sua attività espositiva che si muove verso la molteplicità dei linguaggi artistici contemporanei, dando rilievo a presenze significative nel territorio della ricerca artistica, mettendo
in rilievo singolarità degli “atti di linguaggio” che testimoniano il persistere dell’inedito e del
possibile, senza facili omologazioni alle modalità del consumo corrente dell’arte.
Nascendo come nuovo polo dell’arte per il territorio e per la regione, costruito con inedita
interazione tra scuola e imprenditoria, il nuovissimo SpazioZero11 intende costituire un politecnico
“laboratorio delle mostre”. Si apre un percorso, espositivo e di studio delle arti visive
contemporanee, di ampio respiro culturale che interagisce con l’esperienza didattico-formativa e
con le dinamiche sociali. L’opera di Ciro Vitale, tra l’altro diplomato proprio nell’Istituto d’Arte che promuove SpazioZero11, è esemplare realtà di una ricerca che si tiene nella propria ineludibile problematicità. L’installazione in mostra, “Controtempo”, è una stratificata ambientazione di segni, oggetti, immagini, suoni, persino aspetti cinetici, che s’incrociano in una relazione memoriale che si ramifica come spazio “polifonico” del linguaggio. Pensata per la mostra “Un altro mondo è ancora possibile?”, realizzata, a cura di Francesca Guerisoli e Stefano Taccone, per il decennale del G8 al Palazzo Ducale di Genova, l’installazione viene ora esposta allo Spazio Zero11 in una versione più complessa, che riverbera momenti e frammenti di forte densità visivo-concettuale del percorso “poetico-politico” di Ciro Vitale. Per questa installazione Franco Cipriano nel testo al catalogo scrive che “In Vitale il senso operativo, la processualità del fare concreto, materializza l’intenzione politica, manifesta il suo pensare l’arte come ‘strumento’ del conflitto tra vita e memoria, tra essere e storia, dove l’esistenza è in un gorgo di evocazioni che interrogano il presente. È memoria in praesentia, tessuta anche di fili d’oblìo, che, come indicava Nietzsche, si strappa alla sedentaria visitazione filologica, per proiettarsi nel tempo vissuto: memoria non come ‘via del ritorno’, ma ramificazione di critica del presente, volta al mutamento e all’apertura, per sconnettere la visione indifferente del reale come estetizzazione/anestetizzazione della vita. Annodando frammenti evocativi, schegge di senso tra di loro ‘distanti’, come rivelazione ‘spaziale’ della memoria che ‘accade’ nel presente. Come declinando il tempo degli umani vissuti in una visione non memorialistica ma ‘politica’, dove ‘i corpi della memoria’ attivano il movimento dell’esistente.”