Chiara Lecca – Retroterra

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO CARLO ZAULI
Via Della Croce 6, Faenza, Italia
Date
Dal al

mar – sab 10 – 13 / incluso in biglietto museo
in tutte le serate di MCZ padiglione estate / ingresso gratuito
L’evento rientra nel calendario di MCZ Padiglione Estate 2017

Vernissage
19/06/2017

ore 21

Artisti
Chiara Lecca
Generi
arte contemporanea, personale
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Evento installativo di Chiara Lecca a cura di MCZ in collaborazione con Sabrina Samorì.

Comunicato stampa

Protagonista del nostro appuntamento annuale con MCZ territorio, progetto che fa incontrare l’atelier di Carlo Zauli con un artista della nostra città, è Chiara Lecca. Artista dalla ricerca peculiarissima che seguiamo con interesse e passione sin dai primi esordi, Chiara per la prima volta intreccia il proprio lavoro con la nostra programmazione.
Non è soltanto il territorio di appartenenza che ci unisce a Chiara Lecca: come il nostro museo è legato ad una forte identità famigliare, così il lavoro dell’artista da sempre affonda le proprie radici e definisce la propria cifra stilistica nella vita e nel lavoro della propria famiglia. Due appartenenze e due identità culturali che in questa occasione si incontrano, fondendo le atmosfere del vecchio studio-laboratorio di Carlo Zauli alle composizioni scultoree e alle installazioni estremamente eterogenee che Chiara Lecca mette in scena per l’occasione.
La poetica di Chiara Lecca viaggia lungo una storia che non accetta definizioni; nel bene e nel male, nella critica e nella cronaca, le sue opere amano far parlare di sé per la loro capacità di sconvolgimento della realtà per far riaffiorare l’atavica animalità dell’uomo allo scopo di riprogrammarne l’identità. Il suo fare arte diventa una sorta di gesto amorevole e pietoso allo stesso tempo, per aiutare il destino dell’uomo a compiersi. Il suo “atto” è la fine benevola di colei che può essere vista come l’ultima madre dove anche un lacerto animale giunto alla fine del suo ciclo di vita è un corpo che può ancora mediare una funzione comunicativa capace di far affiorare la nostra storia, la nostra origine, abbattendo quella maschera di antropocentrismo e restituendo all’altro (l’animale) un volto che non abbiamo mai realmente guardato. Decontestualizzando oggetti e materiali dal loro uso e ambiente, Chiara Lecca realizza “nature morte” che si presentano a noi nelle loro forme più affascinanti e rassicuranti come possono essere i fiori recisi o colonne marmorizzate ma, come diceva Eraclito, “la natura delle cose ama celarsi”. Occorre infatti aprire bene gli occhi e sgomberare la mente da falsi pregiudizi per trovare l’intima natura della cose. Man mano che ci avviciniamo e guardiamo le sue opere, si rivelano dinnanzi a noi elementi che sovvertono le convenzioni estetiche ed etiche, destabilizzando le nostre coscienze, creando un dissacratorio cortocircuito tra bellezza e morte
La sensibilità nel trattare i materiali del suo fare arte fa emergere la parte irrazionale di tutti noi dove le dicotomie tra naturale e artificiale, organico e inorganico, convivono in un unico teatro di natura.
Le opere di Chiara Lecca delineano i contorni dell’animalità umana e quel che abbiamo tagliato e tagliamo fuori da noi stessi ogni giorno, per poterci definire umani, e creano uno stato di tensione collettiva mostrandoci aspetti scomodi e pungenti che però possono risvegliare la dimensione istintiva e pulsionale dell’uomo.
Estratti dal testo di Sabrina Samorì “Teatro di Natura” edito in occasione della mostra “Chiara Lecca. A fior di pelle” presso Collezioni Comunali d’Arte promossa da Istituzione Bologna Musei, 2017

Chiara Lecca nasce il 15 giugno del 1977 a Modigliana (FC), dove vive e lavora. Cresce in libertà a stretto contatto con la natura e con il mondo animale nei terreni dell’azienda agricola di famiglia. Di quegli anni, caratterizzati da forti emozioni e scoperte, conserva preziosi ricordi che contrassegnano in larga parte il suo lavoro artistico.
Con le sue opere tenta di guardare al nostro passato remoto, atavico, alla nostra società nel suoi divenire, i cui archetipi primigeni si proiettano fino a noi. Questo per ragionare sull’umanità che vogliamo diventare, partendo dal presupposto dell’essere stati animali prima che uomini. Il suo lavoro è principalmente installativo e scultoreo con incursioni nella fotografia e nella video arte.
Nel 2005 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2008 è invitata a prender parte al corso di formazione per l’arte contemporanea della Fondazione Spinola Banna per l’Arte di Torino.
Ha esposto le sue opere in vari musei e gallerie private in Italia ed Europa, tra cui Schloss Ambras Innsbruck, Austria nel 2017, Palazzo Reale, Milano (2016), Museum Schloss Moyland, Germania (2016), Castle Gaasbeek, Belgio (2016), Museo Poldi Pezzoli e Gallerie d’Italia, Milano (2013), Villa Necchi Campiglio, Milano (2013), MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza nel 2015, 2013 e 2012; Spazio Thetis, Venezia, in occasione di “Round the Clock” evento collaterale della 54° Biennale di Venezia (2011); Kunst Meran/o Arte nel 2009, PROG Zentru fur Kulturproduktion, Svizzera (2008), Castel Sant’Elmo, Napoli, nel 2005.
Numerose le sue mostre personali in Italia e all’estero tra cui nel 2017 “A fior di pelle” presso le Collezioni Comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio a Bologna, evento promosso da Bologna Musei in occasione di ART CITY Polis, nel 2016 la personale “LICK” a cura di Annamaria Maggi, presso la Fondazione Ghisla Art Collection Locarno in Svizzera, nel 2015 allestisce presso il Naturkundemuseum Ottoneum di Kassel, Germania, la mostra “Quod Paret”, nel 2010 espone al MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna con una mostra personale curata da Claudia Casali in occasione di “Critica in Arte”. Nel 2016 è finalista del XVII Premio Cairo con l’opera “Dark Still Life” presentata a Palazzo Reale, Milano. Chiara Lecca collabora con Galleria Fumagalli, Milano, dal 2008, anno della sua mostra personale presso la sede di Bergamo.

nella foto:
Lapped Rocks, dettaglio
2017, blocchi di sale minerale, saliva animale
cm 18 x 18 x 18 ciascun blocco, dimensione ambiente
Courtesy Galleria Fumagalli Milano
foto Olimpia Lalli