Chi sono io? Autoritratti identità reputazione

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA - GALLERIA DI PIAZZA SAN MARCO
Piazza San Marco 71c, Venezia, Italia
Date
Dal al

2 dicembre 2018 – 3 febbraio 2019
dal mercoledì alla domenica; dalle 10:30 alle 17:30

Vernissage
01/12/2018

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Editori
CONTRASTO
Artisti
Simona Ghizzoni, Silvia Camporesi, Moira Ricci, Guia Besana, Anna Di Prospero
Curatori
Maria Livia Brunelli
Generi
fotografia, collettiva
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Curata da Maria Livia Brunelli, l’esposizione è organizzata dalla MLB Maria Livia Brunelli home gallery in collaborazione con l’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa e Contrasto, che è anche l’editore del libro omonimo firmato da Concita De Gregorio a cui l’esposizione si ispira.

Comunicato stampa

“Le donne fotografe si ritraggono sempre, quasi sempre. Gli uomini fotografi molto meno. È curioso.
I fotografi non hanno bisogno di cercare la loro anima?”
Concita De Gregorio

Inaugura il 1 dicembre alle ore 18 (con preview riservata per i giornalisti dalle 15) presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia la mostra Chi sono io? Autoritratti, identità, reputazione. Fotografie di Guia Besana, Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Simona Ghizzoni, Moira Ricci. Curata da Maria Livia Brunelli, l’esposizione è organizzata dalla MLB Maria Livia Brunelli home gallery in collaborazione con l’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa e Contrasto, che è anche l’editore del libro omonimo firmato da Concita De Gregorio a cui l’esposizione, che resterà aperta fino al 3 febbraio 2019, si ispira.
Self-portrait with Eleonora, 2011© Anna Di Prospero
In mostra una cinquantina di fotografie di cinque affermate fotografe italiane, con cui Concita De Gregorio ha a lungo conversato per il suo libro e che si muovono non solo nel campo dell’auto-rappresentazione.
“Nel cammino di studio, ricerca, selezione della fantastica galleria di autoritratti femminili, dalla fine dell’Ottocento alle giovani artiste che pubblicano oggi i loro lavori sui blog, mi sono fermata a parlare con cinque fotografe, a lungo. A tutte – Guia Besana, Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Simona Ghizzoni, Moira Ricci – ho chiesto delle loro fotografie; hanno risposto raccontandomi la loro storia: la famiglia, la madre, l’infanzia, la solitudine e la paura, il corpo, il sesso, i figli. Il tempo, l’ossessione del tempo: assenza, presenza. Pieno e vuoto. Cercarsi, mancarsi. Incontrare, incontrarsi. L’autoritratto è la medicina al male di vivere. Il consenso è accidentale, irrilevante. Questo lavoro è iniziato così”.

Ogni artista ha voluto esporre non solo alcune foto contenute nel libro di Concita De Gregorio sul tema dell’autoritratto, ma anche opere più recenti, o addirittura inedite. Si va dalle fotografie surreali e narrative sui temi dell’identità e della maternità di Guia Besana, ai primi autoritratti, accostati alle immagini piene di fascino di luoghi abbandonati, di Silvia Camporesi, fino alla nota serie degli affetti familiari e delle fotografie scattate nelle case abitate temporaneamente da Anna Di Prospero a New York. Per Simona Ghizzoni l’autoritratto è una specie di terapia, un gesto sciamanico per conoscersi e liberarsi dalla paura di vivere, come si vede anche nelle ultime opere, presentate in mostra per la prima volta, mentre Moira Ricci riflette sulla sua incapacità di sentirsi della “dimensione giusta”: nel video Custodia Domestica è piccolissima, mentre diventa grande e ingombrante, ma invisibile per le altre persone, nella grande fotografia A Lidiput.
È interessante notare come nelle opere degli ultimi anni il fulcro della ricerca non sia più rivolto solo verso l’auto-rappresentazione, quasi come se la fase di introspezione a un certo punto venisse superata da tutte le artiste. Accomuna le loro ricerche successive l’indagine del mondo circostante: dalla mappatura dell’Italia regione per regione (Silvia Camporesi), all’immersione nell’ambiente naturale (Guia Besana, Simona Ghizzoni), alla nostalgia per il mondo rurale (Moira Ricci), fino all’esplorazione dello spazio urbano americano (Anna Di Prospero).

Un’altra particolarità che la mostra mette in luce è la contaminazione dei linguaggi: Silvia Camporesi e Simona Ghizzoni scelgono di stampare alcune foto in bianco e nero per poi colorarle pazientemente a mano; Guia Besana accosta immagini fotografiche ad altre inserite in suggestivi light box; Moira Ricci contamina la fotografia con il video e l’installazione, creando effetti sorprendenti; Anna Di Prospero realizza poetici autoritratti nati da gesti performativi in cui l’artista, con il suo corpo, interpreta lo spirito degli edifici architettonici, con riferimenti al cinema e alla danza.