Cesare Biratoni – Cartamodello

In mostra una selezione di dipinti e collages realizzati per l’occasione, accompagnati da un testo-dialogo tra Irene Biolchini, Cesare Biratoni, Alessandro Roma.
Comunicato stampa
La Cardelli & Fontana è lieta di ospitare la prima personale in galleria di Cesare Biratoni.
In mostra una selezione di dipinti e collages realizzati per l’occasione, accompagnati da un testo-dialogo tra Irene Biolchini, Cesare Biratoni, Alessandro Roma.
Quando facevo il Liceo Artistico, andavo spesso in bicicletta a trovare Masolino a Castiglione Olona. A quei tempi, parlo degli anni ‘80, gli affreschi della collegiata non erano stati ancora restaurati e all’interno del battistero non c’era luce artificiale. Quindi potevo entrare e stare dentro quanto volevo; il prete, oltre ad offrirmi un caffè, mi affidava le chiavi di quel posto straordinario e io ci passavo dentro le ore. Se la giornata era radiosa all’interno si potevano osservare i colori e le forme in un certo modo, ma se, come spesso accade, il cielo era coperto, dovevi aspettare che gli occhi si abituassero alla penombra, e in questo modo, per certi versi, la scoperta era ancora più emozionante. Io credo di essere stato fortemente influenzato dalla quella tavolozza tenue, data sicuramente dal tempo che ha consumato gli affreschi, ma anche dalle condizioni di luce così variabili, mai dirette. I colori che prevalgono sono il rosa tenue delle carni e il verde; una tavolozza che è penetrata gradualmente nei miei occhi e nella mia testa. C’è inoltre in Masolino un’idea di semplificazione e di attenzione alla forma (penso al disegno del collo delle figure e alle nuche rasate di cui ha scritto anche Roberto Longhi) che non è distante dall’idea del ritaglio.
Quando dipingo, ritaglio, disegno o compongo, ho l’impressione di essere sempre alla ricerca della stessa cosa. Si potrebbe forse dire che ogni singolo lavoro si avvicini sempre più gradualmente alla cosa che vado cercando? Non ne sono sicuro, sarebbe troppo romantica come concezione, evolutiva e rassicurante. Neanche l’idea di un insieme composto di tanti frammenti mi convince. Temo che la questione stia proprio nell’impossibilità (dell’uomo contemporaneo?) di racchiudere una forma che si giustifichi da sola. I miei soggetti, le bagnanti, i pittori, i nudi, sono tutte invenzioni fittizie, sono dei “nomi” più che delle figure, sono un’idea storica intorno alla quale provo ad organizzare il caos.
Il caos nel mio studio è per me un modo di agevolare incontri e scontri tra le cose sperando che succeda qualcosa di interessante. Penso che il caos serva a creare delle “condizioni”.
Il mio caos si "ordina" quando l'insieme di forme, ritagli, colori, tratti ecc, si ritrovano all'interno di un soggetto molto semplice, come una figura, due figure nel paesaggio, una testa, un pittore seduto che non dipinge.
Cesare Biratoni [Barcellona (E), 1969] vive e lavora a Busto Arsizio (VA)