Carmelo | Fasiello| Mancini

Informazioni Evento

Luogo
CONTEMPORARY CLUSTER - PALAZZO BRANCACCIO
Via Merulana 248, Roma, Italia
Date
Dal al

Martedì/Sabato 10:00-13.00/15.30-19:00

Vernissage
22/09/2022
Artisti
Clement Mancini, Antonio Carmelo, Fabio Fasiello
Generi
arte contemporanea
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Contemporary Cluster inaugura la nuova stagione con tre differenti progetti espositivi: Turnover di Clement Mancini, Ero Erotico di Antonio Carmelo Erotico e Armando di Fabio Fasiello.

Comunicato stampa

Contemporary Cluster [Collective Intelligence] presenta Armando, la nobile arte della perseveranza, una mostra fotografica di Fabio Fasiello a cura di Giacomo Guidi, visitabile dal 22 Settembre al 29 Ottobre 2022 presso Cluster Apartamento al sesto piano di Palazzo Brancaccio. La mostra è in collaborazione con Perimetro e Drago che in contemporanea presenterà il libro sul progetto.

Fabio Fasiello si presenta alla sua prima mostra personale con un’indagine sull’essere umano, sul contesto sociale e sul ruolo che un singolo personaggio o un luogo possano avere all’interno della comunità. Il contesto in cui il progetto si sviluppa è la palestra popolare del Quadraro Boxe nella periferia sud di Roma; il protagonista della sua storia è il pugile Armando Casamonica.
La palestra popolare Quadraro Boxe nasce in un quartiere colmo di contraddizioni, sia geografiche che umane. È il quartiere più esteso e più densamente popolato di Roma: una città nella città. Il gran numero di abitanti porta ad un caleidoscopico avvicendarsi di essere umani che, sparsi per il quartiere, molte volte tendono a perdersi: perdersi nelle strade senza mai più ritrovarsi, o in sé stessi, o nella miriade di palazzi popolari presenti nella zona. Da questa idea nasce la Quadraro Boxe, fondata nel 2009 dall’occupazione di un garage rimasto in stato di abbandono per più di quarantacinque anni. Da quel momento è divenuta un vero e proprio luogo nel luogo, si prefissa per definizione l’idea di rigenerare e di riqualificare non solo il posto in sé, ma l’intero quartiere.

Nel caleidoscopico gioco di esseri umani la Quadraro Boxe diventa un simbolo ed un punto di riferimento creando un’alternativa a chi, fino a quel momento, un’alternativa non l’ha mai avuta. Questa idea continua a presentarsi anche all’interno della palestra, attraverso i personaggi che la compongono. Tra questi il più emblematico nel riassumere le dicotomie del quartiere e della palestra è senza dubbio Armando Casamonica; il cognome è pesante, risuona e crea una eco storica che si disperde a macchia di leopardo nella cronaca romana. Ma il cognome è un’eredità, qualcosa da cui non ci si può distaccare ma che si può sicuramente riqualificare, un fardello che tante volte porta discriminazione, isolamento, ansia. Per Armando è una battaglia nella battaglia. Cercare di dimostrare che non si è solo un’etichetta e provare a far vedere ciò che si è davvero: un pugile professionista.
Quando si abbraccia questo tipo di professione la dedizione e la perseveranza vanno a fondersi con il proprio io. Per un pugile è importante conquistare ogni centimetro del ring, lottare fino all’ultimo secondo di un allenamento, restare concentrato e vigile fino all’ultimo momento della giornata. Una vita basata sul sacrificio, che molte volte non ripaga. Per Armando il peso di tutto ciò è superiore: tutte le dicotomie, i contrasti, i pregiudizi li ha portati con sé in ogni attimo della sua vita, ma anche sul ring dove ha dimostrato di non essere solo un’etichetta, di non essere solo un cognome. Persevera fino all’ultimo tintinnio del gong per dimostrarlo, fino all’ultimo minuto di un allenamento, fino all’ultima strada del Quadraro.

La mostra sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 13.00, dalle 15.30 alle 19.00, fino al 29 ottobre.

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Fabio Fasiello nasce nel 1995 in Salento, in Puglia, da una famiglia di mercanti. Da bambino inizia a conoscere il mondo della fotografia e se ne innamora.
Negli anni dell’università si trasferisce a Roma per studiare Lingue e Letterature Moderna presso l'Università degli Studi di Tor Vergata dove si laurea nel 2019.
Il background letterario di Fabio scorre e si fonde nel suo mondo fotografico creando un universo unico influenzato dal microcosmo romano e dalla sub-cultura salentina.
Durante il periodo della pandemia in Italia catalizza con successo il proprio caleidoscopico mondo e presenta la sua prima storia: Lock Down. In questo si interroga sull'introspezione sociale in un contesto nuovo e inesplorato. Da qui, Fabio sposta la sua attenzione verso l'essere umano e la sua vita quotidiana che crea un nuovo focus della sua fotografia.
Nel maggio 2020 partecipa al concorso "Canon Giovani" con un racconto, Reliquie, che mostra le differenze tra il mondo prima e dopo il blocco italiano. Poi torna in Puglia, dove inizia il suo primo progetto a medio termine, Origins, che racconta le radici della sua infanzia nel sud Italia.

Clément Mancini
«Turnover»
Testo a cura di Domenico de Chirico
Contemporary Cluster, Roma
„As for me, they kindle a fire;
through them I breathe again,
hold a golden cord,
find my own revelation.“
— Clyfford Still
As quoted in Abstract Expressionism, Davind Anfam, Thames and Hudson Ltd London,
1990, p. 145 : Statement for his 1950 show about his paintings.
La ricerca del giovane artista francese Clément Mancini, classe 1988, influenzata da un
graffitismo di matrice modernista e caratterizzata dalla vivida musicalità cromatica
tipica dell'espressionismo astratto, vivacemente ispirata, tra gli altri, da artisti del
calibro di Robert Motherwell e Joan Mitchell, Helen Frankenthaler e Clyfford Still, si
mantiene costantemente in linea con i perpetui e solertissimi cambiamenti socio-
culturali e con la conseguente rapida e costante espansione urbana.
Sovrapposizioni, accostamenti, equilibrio delle composizioni, colori, materiali e libera
gestualità contribuiscono notevolmente a fortificare lo studio che Mancini svolge dei
sistemi di rappresentazione dello spazio concreto, costituito unicamente dalla tela, la
quale viene considerata come unico e indiscusso campo d'azione in cui tutto può
accadere. Ciò che ne consegue sono composizioni pittoriche originali, soggettive e
autonome, ispirate dalle vibrazioni regalategli dalle città visitate e da tutto ciò che
generalmente lo circonda e che fa parte dell'emisfero intimo della sua vita quotidiana.
Secondo tali premesse, «Turnover», seconda mostra personale in Italia e prima mostra a
Roma di Clément Mancini, ospitata presso gli straordinari spazi espositivi di
Contemporary Cluster all'interno di Palazzo Brancaccio, si concentra su una serie di
opere inedite che indagano visibilmente la linea e il colore.
Per questa mostra Mancini ha scelto di ritornare pienamente a ciò che sta alla base del
suo lavoro, ovvero alla pittura su tela, intesa nel suo senso più puro. Pertanto,
«Turnover» costituisce sia il rinnovamento come conseguenza di un voluto ritorno alle
origini della sua pratica artistica sia la ripetizione di un ciclo che presumibilmente lo
accompagnerà durante tutta la sua carriera.
Mancini parte dalla tela e si lascia guidare dall'immediatezza del gesto che si fa quasi
alipede: impulso creativo che può generare errori, cancellazioni e recuperi. Sbagliare,
cancellare, ricominciare sono azioni che nutrono il suo lavoro e lo ispirano
quotidianamente: vernice crepitante, ferro arrugginito e manifesti depauperati, tutto
ciò alimenta il suo repertorio di trame, colori e composizioni involontarie,
inequivocabilmente uniche. Non ci sono schizzi preparatori in quanto la priorità è data
alla spontaneità, scegliendo con consapevolezza di affrontare il supporto bianco per
potersi spingere verso le trame più intricate che caratterizzano l'ignoto.
Ammaliato dalla sensualità della materia e pervaso dalla potenza d'espressione del
subconscio e dell'immagine, Clément Mancini non vuole raggiungere un punto specifico o
un obiettivo prefissato, egli cerca esclusivamente di raggiungere l'equilibrio in tutte le
sue composizioni e di esprimersi attraverso di esse; non cerca di trasmettere messaggi
particolari attraverso la composizione delle sue opere e gli piace che le persone possano
interpretare questi elegantissimi, irripetibili e vividi prosceni pittorici a loro piacimento,
in base alle loro visioni o assecondando i propri stati d'animo. Tutto ciò rappresenta
momenti di vita realmente vissuti con spontaneità e sincerità. È così che il dipinto parla
unicamente di sé, raccontando la sua storia, poiché costituisce, inoltre, un'estensione
della realtà interiore dell'artista stesso, senza mai escludere indelebili tracce e macchie
del tempo che solerti lo contraddistinguono.
Domenico de Chirico
Milano, Settembre 2022

Contemporary Cluster [Collective Intelligence] apre le porte del Cluster Apartamento il 22 Settembre con la mostra ERO EROTICO, una mostra fotografica di Antonio Carmelo Erotico, in collaborazione con Perimetro.

Gli iconici scatti del fotografo di Frigidaire, rivista culturale cult degli anni ‘80-’90, saranno esposti nelle sette sale dell’Apartamento, in dialogo con le forniture di design di Anna Gili, Bhulls, Mandalaki e Testatonda.

La mostra ERO EROTICO è una selezione di immagini che ci porta nel mondo erotico del fotografo: nudi, eros e sensualità sono il tema degli scatti che sono divenuti poi le iconiche copertine di Frigidaire. Immagini dissacranti e provocatorie, capaci di rileggere a distanza di tempo la ricerca artistica di Antonio Carmelo Erotico, tra gli Anni Ottanta e Novanta. Una mostra che diviene una raccolta delle istanze e della cultura underground italiana, il ritratto di un’intera generazione. Archivio riscoperto e riproposto dalla figlia e fotografa Malì Serena Aurora Erotico, curatrice della mostra.

Antonio Carmelo Erotico nasce il 21 Gennaio 1954 a Galatina, in Puglia, e all’età di 18 anni si trasferisce a Bologna studiando al D.A.M.S.. Grazie a una tesina per un esame universitario elabora il suo primo lavoro fotografico: una serie di facce coperte da cerone su cui sperimentare le tesi della Gestalt. La serie si intitola “Make Up” e viene esposta nel 1978 nella Galleria Duemila e promossa in Arte Fiera, dove viene notata da Fotoforum dell’Universitá di Kassel e da questa proposta all’Istituto di Arte Contemporanea di Londra.
Produce per quindici anni ritratti privi di psicologia, ritratti di persone reali che trasforma, a volte violentemente, in personaggi di un suo immaginario album Panini. Le sue fotografie vengono commercializzate dall’Agenzia Grazia Neri e pubblicate sporadicamente dalle piú belle riviste. Nel 1991 esce un libro di fotografie di architettura sue che documentano l’edificio di S. Giovanni in Monte prima del restauro, edito dall’Universitá di Bologna, con testi di vari luminari. Nel 1997 va a vivere a El Hierro ed entra finalmente nel primario, come sogna da anni.

Assieme alle fotografie di Antonio Carmelo Erotico, le sale di Apartamento ospitano il design di brand contemporanei ed innovativi; Anna Gili, artista e designer italiana, si caratterizza e differenzia per un approccio accademico, professionale e artistico fortemente influenzato dalla cultura rinascimentale che appartiene alle sue origini umbre.

La collezione di ceramiche ANIMALOVE è un luogo abitato dai suoi animali, album e diario dei loro racconti pensati e disegnati e poi divenuti oggetti grandi, molto grandi o anche piccolissimi, di mosaico, di oro, di ceramica, di seta, di vetro. Il messaggio visivo, il progetto di un sistema di segni e significati, una complessa testimonianza, una iconografia di comunicazione che attinge alla serietà di un mondo primordiale e alle penombre del paesaggio umbro, essenziali punti di riferimento per Anna Gili.

Bhulls è uno studio di design indipendente fondato nel 2020, nato dalla partnership creativa tra il product designer Riccardo Parmiciano Borgström e la visual designer Giorgia Farina.

Il duo italiano progetta e realizza oggetti schietti e non convenzionali. Lo studio esplora, con approccio sperimentale, i campi dell’estetica e della funzione per dare vita ad oggetti che sconfinano tra arte e design, con progetti che appartengono al mondo del collectible design e progetti in edizione limitata.

Mandalaki è uno studio di progettazione e consulenza fondato nel 2012 da Enrico De Lotto, George Kolliopoulos e Giovanni Senin a Milano. Davide Giovannardi è diventato socio nel 2013. Il team ha una formazione diversa in Product Design, Economia e Arte.

Mandalaki esplora il rapporto tra design e tecnologia per creare pezzi unici di alta qualità e valori concettuali come risultato del loro approccio innovativo coerente tra lavorazioni industriali e artigianali. Forme purissime nascondono anni di meticolosa ricerca tecnica ed estetica che caratterizzano i prodotti, architetture e opere d'arte iconiche e riconoscibili. I progetti sono guidati dalla ricerca dell'essenzialità e funzionalità, nonché sostenibilità e prestazioni.

Negli ultimi anni Mandalaki ha concentrato la propria ricerca anche sull'illuminazione con Halo Project. La luce non è più trattata come fonte di illuminazione ma come proiezione grafica, precisa e definita. Si stabilisce una tensione tra l'oggetto fisico e la proiezione metafisica. Il risultato è una nuova famiglia di lampade pensate per paesaggi diversi, capaci di creare mondi di sfumature in cui le persone possono immergersi. Mandalaki crede fortemente nell'approccio interdisciplinare per portare valore alle proprie opere potenziando le loro reti dagli artisti agli scienziati.

Testatonda, gruppo di progettazione con base a Torino formato da Nicolò Corigliano, Matteo Minello e Valter Cagna, basa la propria ricerca sull’intuitività dell’eleganza e la pluralità delle sue forme, individuando nelle smagliature e nei particolari difformi il criterio di qualsiasi bellezza possibile. Presentano, nelle sale di Apartamento, lo specchio Gioco e il paravento Feng.

Gioco è piccolo specchio d’appoggio che si compone di un disco specchiato, di un giavellotto d’ottone e di un peso rotondo in marmo che si propone di sfidare il canone classico, di rileggerlo e confondere i rapporti tra pesi e forme con ispirazione al movimento del lancio che prevede una lunga preparazione per esplodere nella forza. Gioco si ispira alle forme statuarie ad una bellezza difforme, unica.

Il paravento modulabile Feng, in collaborazione con l’azienda Gebrüder Thonet Vienna, nasce dalla volontà di coniugare funzionalità e ricercatezza. L’indagine progettuale parte dal concetto giapponese shibumi “bellezza discreta”, racchiusa nel disegno armonico delle forme, nell’essenzialità dei materiali e nell’eleganza dei dettagli, tutti elementi che nella loro somma vanno a comporre un oggetto da un animo tutt’altro che discreto ma altresì capace di affermarsi nello spazio che vuole delimitare. Le aste in legno laccato poggiano su caratterizzanti piedi in ottone e la vela centrale si spiega quasi gonfiata dal vento, sfidando la linearità del disegno. Da qui la scelta del nome che prende ispirazione dalla traduzione cinese di paravento “ping feng” dove feng sta per “vento” o “brezza”.
Gebrüder Thonet Vienna GmbH "GTV" è parte di una grande storia europea che coniuga tradizione e innovazione, capace di rinnovare i propri stilemi attraverso una costante ricerca progettuale. Protagonista del passaggio cruciale dall’artigianato all’industria, anche grazie ad un approccio che di fatto anticipa il design moderno, Gebrüder Thonet ha contribuito a definire la grammatica visiva della contemporaneità.