Carlo Bernardini – Coordinate invisibili
Carlo Bernardini, con la sua mostra Coordinate Invisibili, rompe l’unità volumetrica del grande spazio espositivo con installazioni di sottili fibre ottiche che disegnano geometrie di luce normalmente celate nella sfera del possibile.
Comunicato stampa
Dopo lo spazio fra gli oggetti descritto da Tunnel City di Andrea Bianconi, la programmazione culturale di Atipografia prosegue questa sua prima stagione all’insegna del non visibile.
Sabato 17 gennaio sarà la volta di Carlo Bernardini che, con la sua mostra Coordinate Invisibili, rompe l’unità volumetrica del grande spazio espositivo con installazioni di sottili fibre ottiche che disegnano geometrie di luce normalmente celate nella sfera del possibile.
Il nuovo ordine si sovrappone all’architettura esistente creando nuove tensioni prospettiche che ne alterano la percezione spostando i punti di fuga in una dimensione che pone lo spettatore a mezza via fra l’ambito concettuale e quello fisico dell’installazione.
L’opera di Bernardini è da sempre centrata sul rapporto spazio/luce, nel 1997 scrive un saggio dulla Divisione dell’Unità Visiva dove affronta la relatività delle percezioni e sensazioni nei confronti dell’opera. Comincia a lavorare con le fibre ottiche già dal 1996 e negl’anni ha affinato sempre più questo mezzo espressivo che lo ha portato ad interagire con le architetture trasformando gli ambienti da contenitori dell’opera ad opera stessa. Le sue istallazioni sono state presentate in gallerie, musei e spazi pubblici di tutto il mondo: dall’Europa all’America Latina fino agli Stati Uniti e all’Asia.
In questo periodo è in mostra alla Biennale de la Fine del Mundo (Argentina) negli Emirati Arabi e a Londra.
La mostra è introdotta da un testo critico di Luigi Meneghelli, che così prosegue la collaborazione con Atipografia, e da Claudio Cervelli che, come lighting designer si pone come voce di un outsider al sistema dell’arte, proponendo un confronto tra la dimensione tecnica del suo modo di manipolare la luce e l’espressione propriamente artistica di Carlo Bernardini.
Elena Dal Molin e Andrea Bianconi, fondatori di Atipografia, hanno inteso fin dall’inizio gli spazi come un laboratorio in cui l’arte possa trovare ispirazione dal luogo stesso, proponendo la vernice come una vera e propria anteprima sia per l’artista che per gli invitati.
Con questa mostra, prosegue la volontà di Atipografia di offrire al suo pubblico un’esperienza unica dell’opera degli artisti che di volta in volta animano i suoi spazi espositivi.