Camere comunicanti

Informazioni Evento

Luogo
GLI EROICI FURORI
Via Melzo 30, Milano, Italia
Date
Dal al

mar-ven 16.00 – 19.30; sab 15.00 -18.00
Mattina su appuntamento

Vernissage
15/05/2013

ore 18,30

Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Nadia Nava e Daniela Novello narrano per l’occasione vicende di vite parallele, storie di amore e solitudine, sigillate in due stanze attigue che, come camere d’albergo, hanno assorbito gli umori di chi le ha abitate, anche solo per breve tempo.

Comunicato stampa

Quarto appuntamento della fortunata serie “dialoghi a due”. La galleria Gli eroici furori torna a proporre l'accostamento di artisti di generazioni diverse avvicinati da una stessa sensibilità, un medesimo sguardo verso soggetti amati e ricorrenti.
È il caso di un tandem di autrici milanesi, Nadia Nava e Daniela Novello; la prima, artista che da tempo è presente in rassegne nazionali e internazionali, con ambientazioni concettuali realizzate con grande maestria manuale; la seconda, giovane scultrice consacrata dal Premio San Fedele per la sua perizia straordinaria nella lavorazione del marmo, della pietra o del piombo, con energia e intensità. Legate da un comune interesse per il racconto e la capacità di restituire nella materia storie di grande umanità, Nadia Nava e Daniela Novello narrano per l'occasione vicende di vite parallele, storie di amore e solitudine, sigillate in due stanze attigue che, come camere d'albergo, hanno assorbito gli umori di chi le ha abitate, anche solo per breve tempo.
Sono le storie di un uomo e di una donna, così vicini, così lontani. Chiusi nei loro universi. Romantico e letterario quello di lei, riassunto in punta di matita e pastello da Nadia Nava, che ha immaginato l'angolo segreto, il rifugio silenzioso, nido candido e poetico di Virginia Woolf, la grande scrittrice inglese, volitiva e insieme fragile che - non a caso - firmò nel 1929 l'indimenticabile saggio Una stanza tutta per sé, rivendicazione sottile, a inizio secolo, di uno spazio riservato alla donna e alla sua creatività. Più severo e asciutto è il luogo maschile evocato nel piombo e nel legno da Daniela Novello, scenografa di un piccolo mondo grigio, specchio di un'esistenza appartata, di un uomo comune, ritratto da pochi oggetti personali, un paio di ciabatte, una cravatta, un indumento intimo, riposti con ossessiva precisione, sintomo di un disagio, di un tempo sospeso. Fra loro non c'è contatto, eppure un filo sottile, anche a distanza di decenni, lega le loro vite parallele, i loro destini, allegorie di un sentimento combattuto: quello di allontanarsi dal mondo e, allo stesso tempo, sentirne la mancanza.
Per le sue caratteristiche di ricostruzione di un doppio spazio vitale, l'appuntamento in galleria si presenta, non solo come una mostra da vedere, ma soprattutto come una stanza da abitare.

Nadia Nava
Nata ad Arese (Mi) vive e lavora a Milano, dove ha compiuto gli studi universitari alla Facoltà di Filosofia della Statale e quelli artistici all’Accademia di Brera. È impegnata da anni in un doppio percorso di sperimentazione artistica, da una parte la ricerca di forme e colori per la moda, collaborando con importanti stilisti, quali Prada, Romeo Gigli, Stephan Janson, John Galliano, dall’altra la ricerca pittorica che la porta a sviluppare il tema della teatralità nelle sue accezioni più significative: gestualità, ritualità, giochi di luci e ombre, giocando ironicamente sul contrasto tra realtà e apparenza. Parte delle opere nascono da lastre di ardesia sagomata rivestite, con una personale e suggestiva tecnica, da sottilissimi strati di cellulosa, sui quali l’artista interviene con ombreggiature a pastello, fino a far emergere forme tridimensionali.

Daniela Novello
Daniela Novello, nata a Milano nel 1978, pratica la scultura con ineccepibile perizia tecnica, servendosi di materiali che appartengono a una tradizione antica, degna di un artista rinascimentale o barocco. Il suo linguaggio espressivo è però straordinariamente attuale e moderno, sempre alla ricerca di frammenti di quotidianità che interpretano la realtà senza riprodurla pedissequamente. Il suo approccio all’oggetto è stato evocativamente definito “archeologia del contemporaneo”.