BharaTech
DoubleRoom arti visive presenta la performance multimediale BharaTech di Denny Pawel Fiorino, in arte Kàartik, che si avvale della collaborazione del videoartista olandese IEOIE e del compositore triestino Lorenzo Castellarin.
Comunicato stampa
Venerdì 1 febbraio alle 18 DoubleRoom arti visive presenta la performance multimediale BharaTech di Denny Pawel Fiorino, in arte Kàartik, che si avvale della collaborazione del videoartista olandese IEOIE e del compositore triestino Lorenzo Castellarin. L'happening, introdotto da Maria Campitelli, presidente del Gruppo78, rappresenta l'evento conclusivo di “meditiamoci su”, mostra a cura di Massimo Premuda organizzata in collaborazione con Trieste Contemporanea e il Gruppo78, che raccoglie le opere di Izabela Jaroszewska, Gaetano Mainenti, Claudio Massini, Francesca Piovesan, Manuela Sedmach e Davide Skerlj, sei artisti accomunati dal profondo approccio meditativo e da una rigorosa disciplina del fare.
BharaTech del performer di origine polacca Kàartik è un’esplorazione multimediale delle leggi universali che regolano la creazione di un corpo solido capace di viaggiare fra le dimensioni spaziotemporali. La geometria sacra, la danza del Cosmo e le sonorità antiche vengono remixate in chiave Techno e rappresentano le tre sfere che sottendono all’equilibrio compositivo dell’opera. I mandala delle tradizioni mistiche trovano corrispondenze con le isometrie del corpo umano in movimento sui ritmi della danza di Shiva. Lo spirito divino della tradizione hindu, che tutto trasforma nella sua famosa danza cosmica, ha ispirato i disegni di luce in movimento e le musiche evocative che si materializzano nel corpo del performer in scena. La danza incarna così, alla fine di questo viaggio multidimensionale, i retaggi di antiche civiltà che viaggiano a bordo dei Vimana, i templi volanti delle divinità.
BHARATECH
Il titolo deriva dalla fusione di Bharata, il nome antico dell’India, e da Techno, nella duplice accezione di musica elettronica e nuove tecnologie. L’idea nasce dal desiderio di far conoscere la ricca tecnologia custodita nell’antica danza indiana estraendone gli elementi essenziali. Le isometrie del corpo danzante si inseriscono così perfettamente all’interno di geometrie tridimensionali di luce coreografate da Kàartik assieme al videoartista olandese IEOIE.
BharaTech svela così la tecnologia dell’antica cultura hindu che trova massima espressione nel termine Bharata: “Bha” da Bhava - emozione, “Ra” da Raga - melodia e “Ta” da Tala - ritmo. Il rispetto per questa grande saggezza ultramillenaria ha permesso di mantenere inalterati i ritmi e le melodie di una composizione musicale classica, il Tillana, creata appositamente per la danza classica indiana, il Bharatanatyam. Il brano originale è stato successivamente remixato da Lorenzo Castellarin, compositore contemporaneo triestino, usando campionature elettroniche ed elaborati filtri sonori che aprono a visioni immaginifiche.
Il climax della performance è l’apparizione di una singolare forma di navicella spaziale, il sopracitato Vimana, parola sanscrita composta da Vi come "uccello" o "volare" e dal suffisso Man che indica un “luogo abitato costruito artificialmente”. Il vocabolo assume così il significato di "uccello artificiale abitato" di cui si riporta in dettaglio la costruzione e le caratteristiche di volo in un testo antico che contiene in apertura questa affermazione: "Ciò che può volare da un posto all’altro è un Vimana". Una semplice frase che accomuna sapientemente le funzioni universali alle quali tendono i video, la musica e la danza: far viaggiare lo spettatore da una dimensione terrena ad una trascendentale.
MEDITIAMOCI SU
La mostra "meditiamoci su", a cura di Massimo Premuda e organizzata in collaborazione con Trieste Contemporanea e il Gruppo78, raccoglie le opere di Izabela Jaroszewska, Gaetano Mainenti, Claudio Massini, Francesca Piovesan, Manuela Sedmach e Davide Skerlj, sei artisti accomunati dal profondo approccio meditativo e da una rigorosa disciplina del fare. La pratica della meditazione generata dalla concentrazione ed educazione della mente viene restituita allo spettatore in forma di ricerca interiore e artistica, riflettendosi su immagini, pensieri e azioni degli autori. Lavori contemplativi volti al miglioramento spirituale e psicofisico, con risvolti spesso filosofici. La pratica del fare e del sapere viene così riconosciuta come parte integrante del processo artistico investito da un alone alchemico di reale trasformazione della materia e del visibile verso esiti imponderabili. Veri e propri stati di grazia capaci di condurci a un livello superiore di coscienza, raggiungendo una “consapevolezza senza pensieri” che illumina il nostro mondo interiore di immagini e sensazioni.