Bernardi Roig – Practices to suck the world
Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta nel suo spazio milanese la prima mostra personale dell’artista spagnolo Bernardi Roig (Palma, 1965) “Practices to suck the world”.
Comunicato stampa
Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta nel suo spazio milanese la prima mostra personale dell'artista spagnolo Bernardi Roig (Palma, 1965) “Practices to suck the world”.
La mostra comprende una serie di opere (sculture, video e disegni), tutte realizzate negli ultimi anni, in cui l'artista riflette, attraverso una specifica selezione di immagini, sulla rappresentazione, l'incomprensione, la ripetizione, la soppressione della memoria, l’eccesso di luce, l'isolamento e l'ansia provocata dalle influenze esterne.
L’impianto narrativo della mostra inizia con una figura umana a dimensioni reali messa in un angolo. Le mani sono legate dietro la schiena e una gamba amputata è sostituita da neon fluorescenti: l’uomo tenta, in un unico slancio di simbolica possibilità, di succhiare dallo spazio intorno a lui il mondo, facendo palpitare l'ambiente vuoto attorno al corpo dello spettatore. Un’altra figura più piccola, con il viso sfigurato e il naso aguzzo, si tappa le orecchie per non sentire il fragore di un mondo infernale sonoro. La mancanza di ambientazione rende tutto instabile al nostro sguardo: ogni cosa precipita nell’abisso interiore della nostra anima. La mostra si completa da un lato con una serie di disegni dominati dalla presenza solitaria di una figura rappresentata al limite della sofferenza e dall’altro con una videoproiezione ciclica in cui, in religioso silenzio, l’artista si cuce letteralmente la bocca di fronte a un pubblico borghese anestetizzato incapace di sbattere le palpebre.
Dalla fine degli anni ’90, Bernardi Roig ha iniziato a sondare quelle che per l’animo umano sono esperienze sconvolgenti ed ossessive. Le sue opere, a volte, presentano le stesse qualità di uno specchio: intrappolano e deformano la nostra immagine o si collocano in una scena teatrale che attende i suoi personaggi.
In questi anni, tutto il lavoro di Bernardi Roig si è sviluppato all’ombra di due domande per lui fondamentali: come confrontarsi col repertorio iconografico ereditato e come creare, al contempo, un’immagine persistente che ci getti dall’orlo del precipizio psichico in un mondo caratterizzato da rappresentazioni ridondanti e ripetitive. Il suo lavoro, fortemente influenzato dalla letteratura e dal cinema, ha seguito un itinerario segnato dalla volontà di raccontare lo spazio da una prospettiva sia narrativa che teatrale.
Questa mostra si propone di formulare una riflessione sulla natura delle percezioni collettive in un’epoca profondamente segnata dal dominio dei media e dal mondo virtuale: con un eccesso di immagini ipercodificate, questi superano la soglia di tolleranza dell’individuo.
Il flusso incessante di segnali multimediali ha stabilito la supremazia del linguaggio sull’autenticità dell’esperienza e ha occultato, con un eccesso di informazioni, quello che è per sua stessa natura indicibile: gli impulsi primari che vivono nei reconditi angoli della coscienza.