Avere una bella cera
La mostra si propone di analizzare un campo poco indagato della storia dell’arte, quello delle figure in cera a grandezza naturale, soggetto affascinante che in anni recenti ha suscitato l’interesse di numerosi artisti contemporanei, ma al quale non è mai stata dedicata una esposizione tematica.
Comunicato stampa
La mostra si propone di analizzare un campo poco indagato della storia dell’arte, quello delle figure in cera a grandezza naturale, soggetto affascinante che in anni recenti ha suscitato l’interesse di numerosi artisti contemporanei, ma al quale non è mai stata dedicata una esposizione tematica. Il progetto dell’esposizione nasce da due felici coincidenze: l’esistenza nelle collezioni pubbliche e negli edifici di culto veneziani di una serie di ritratti in cera e il centenario del primo saggio dedicato alla storia del ritratto in cera, Geschichte der Porträtbildnerei in Wachs, opera del celebre storico dell’arte della scuola viennese Julius von Schlosser, del quale è uscita di recente la prima edizione italiana, curata da Andrea Daninos.
La mostra riunirà per la prima volta le poche testimonianze di questo genere esistenti in Italia, presentandole in un percorso che prenderà l’avvio dal tema del calco e della maschera funebre. Nella prima sezione saranno esposte una serie di maschere funebri in cera di dogi veneziani (XVIII secolo), testimonianza pressoché unica dell’uso di “doppi” in cera nelle cerimonie funebri. Il visitatore potrà quindi ammirare l’unica testimonianza visiva pervenutaci di figure votive a grandezza naturale, il Libro dei miracoli di Vincenzo Panicale, manoscritto degli inizi del XVII secolo, che documenta i voti posti nel Santuario di S. Maria della Quercia a Viterbo.
Seguiranno volti di santi e di criminali, due soggetti ricorrenti nella tradizione ceroplastica. I primi saranno rappresentati da dodici busti di santi francescani, databili al XVIII secolo, realizzati in cera con occhi di vetro e capelli veri, opere che costituiscono un unicum di questa particolare iconografia religiosa. In contrapposizione sarà possibile vedere una serie di ritratti di criminali, realizzati alla fine dell’Ottocento dall’allievo di Cesare Lombroso, Lorenzo Tenchini.
La sezione centrale della mostra è dedicata alla tradizione del ritratto in cera in Italia. Introducono questa sezione due figure-ritratto vestite a grandezza naturale, che rappresentano due bambini veneziani del Settecento. Le due opere, già ricordate da Schlosser e da Mario Praz, che le paragonava ai protagonisti del Giro di vite di Henry James, oggi conservate nei depositi di Palazzo Mocenigo, non sono state esposte al pubblico da decenni e la loro presentazione costituirà certamente motivo di stupore per la qualità dell’esecuzione e per l’inquietante realismo.
La scuola bolognese, unica città in Italia dove l’arte del ritratto in cera a grandezza naturale ebbe vasta diffusione, sarà rappresentata da veri e propri specialisti del genere, Luigi Dardani, Angelo Gabriello Piò e Filippo Scandellari. Nell’ultima sezione la mostra presenterà le opere di due artisti che lavorarono fuori d’Italia, autori di esposizioni di figure in cera. Di Joseph Müller-Deym, misterioso nobile austriaco, che nel Settecento a Vienna possedeva un celebre museo delle cere, sarà presentato il ritratto di Maria Carolina di Borbone mentre del piemontese Francesco Orso, che negli anni della Rivoluzione francese aprì a Parigi un’analoga esposizione di cere, saranno presentate le opere realizzate per la corte Sabauda.
La ricchezza ed eccezionalità delle opere in mostra è dovuta alla generosità di prestiti provenienti da chiese, università scientifiche e musei come il Museo del Dipartimento di Anatomia Umana, Farmacologia e Scienze Medico-Forensi dell’Università di Parma, Palazzo Reale di Napoli.
Il catalogo che accompagnerà la mostra, curato da Andrea Daninos, conterrà, oltre alle schede delle opere esposte, realizzate con la collaborazione di vari studiosi, un saggio esauriente dedicato al ritratto in cera in Italia.
La mostra si realizza con il sostegno di Pandora Old Masters New York
e con il contributo di ETRO S.p.A. per i restauri.