Armida Gandini – Il volo delle falene sull’onda

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE L'ARSENALE
Vicolo Malinconia, 2, Iseo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Giovedì e venerdì, dalle 15 alle 18
Sabato e domenica, dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15 alle 18
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.fondazionearsenale.it o scrivere a [email protected]

Vernissage
13/12/2025

ore 17,30

Artisti
Armida Gandini
Curatori
Camilla Remondina
Generi
arte contemporanea, personale

Attraverso le sue opere di recente produzione, Armida Gandini ci invita a riflettere sulla nostra identità, scrutare tra gli elementi che hanno definito ciò che siamo oggi, immaginare quello che verrà tramandato di noi.

Comunicato stampa

Sabato 13 dicembre 2025 alle 17:30 presso la Fondazione l’Arsenale inaugura la mostra personale di Armida Gandini dal titolo “Il volo delle falene sull’onda”.
Attraverso le sue opere di recente produzione, Armida Gandini ci invita a riflettere sulla nostra identità, scrutare tra gli elementi che hanno definito ciò che siamo oggi, immaginare quello che verrà tramandato di noi. Una riflessione che deve partire da ciò che è già accaduto, dalle storie di alcune donne, non in quanto tali ma quali persone, nel tentativo di nobilitarle nuovamente: vite dimenticate, manipolate, non pienamente valorizzate. La memoria dovrebbe essere oggettiva, trasmettendo gli avvenimenti in ogni loro dettaglio, ma se viene omesso anche solo qualche particolare allora lo spazio lasciato all’interpretazione o all’oblio da parte dell’essere umano può condizionarne rovinosamente il racconto.
È il caso della Regina Adelaide di Borgogna, a cui è dedicata la prima sala, la quale, nonostante fosse una donna colta e caritatevole al punto da essere santificata da Papa Urbano II per la sua premura nei confronti dei bisognosi, nelle leggende è dipinta come una “cattiva regina”, come cita l’opera video in mostra. In questo lavoro la tomba di Adelaide è rappresentata da una roccia che affiora dalle acque del lago di Garda, dove sarebbe affondata la sua nave, velata e svelata dal costante e ciclico infrangersi delle onde. Oggi le acque sulfuree della vicina Sirmione sono considerate terapeutiche, ma nel Medioevo il loro odore nauseante e l’estremo calore venivano ricondotti all’ira della regina che, incapace di accettare che i pescatori non si prostrassero a lei, apriva dei passaggi verso gli inferi per inghiottire i malcapitati coi mulinelli e portare in superficie tali gas maligni.
Rileggendo la sua storia nel contesto odierno, Adelaide di Borgogna (931–999), figlia del re di Borgogna Rodolfo, moglie di Ottone I di Sassonia e vedova del re d’Italia Lotario, fu l’incarnazione di una Europa unita, senza confini, capace di abbracciare diverse culture. Alla sua corona, idealmente tripartita, e quindi al suo ruolo di moderna unificatrice sono infatti dedicate alcune opere su carta e fotografie sagomate, le quali ripercorrono le circostanze che hanno scandito la sua identità e il suo ricordo. Inoltre, il cerchio alla base della corona porta con sé il valore della ciclicità, della vita che rincorre la morte e viceversa, in un continuo riaffiorare della memoria sempre diverso o sempre uguale a seconda della società che la osserva.
La seconda protagonista della mostra è rappresentata dalle manipolazioni che, nel suo caso, ella subì in vita, stravolgendo la propria identità: Dora Maar.
Secondo la leggenda, la fotografa conobbe Picasso in un locale di Parigi, dove, per attirare la sua attenzione, appoggiò una mano guantata su un tavolino e cominciò ad infilzare un coltello tra le dita a velocità sempre più spinta, ferendosi inevitabilmente. Ma alla vista del sangue rosso che imbeveva il guanto bianco non si fermò, come non fu capace di uscire dalla loro relazione scandita da continue vessazioni. Per Picasso Dora Maar documentò la realizzazione di “Guernica”, ma fu anche modella, musa e amante; in cambio lui lasciò in lei cicatrici indelebili, come i segni dell’autolesionismo a cui la condusse, un sopruso tale da annullarla come persona e portarla alla depressione. Nel video “ADORA”, Gandini incide la carta con un taglierino, riprendendo il loro primo incontro, fino a ricreare il celebre ritratto “La donna che piange” che Picasso dedicò all’amata, uno dei tanti dipinti dalle linee spezzate in cui, non a caso, viene rappresentata triste.
Contrariamente a lei, Françoise Gilot, per la quale Picasso abbandonò Dora Maar, fu capace di sopravvivergli. Il pittore la ritrasse spesso come una donna-fiore ad indicare la sua bellezza, fecondità e fragilità, ma le donne inscritte nei fiori che abitano la terza sala sono, al contrario, simboli di quella forza necessaria alla vegetazione per levarsi dal terreno e sbocciare: donne autonome, brillanti letterate ed artiste capaci di affermarsi in società per cui erano troppo moderne, generatrici di pensiero fecondo che hanno lasciato un’eredità culturale.
Attraverso una lunga ricerca negli scritti e nei lavori realizzati da queste intellettuali, Gandini ha individuato le piante che esse coltivavano - molte delle letterate raffigurate infatti curavano il proprio giardino - o che più si addicono alle loro storie e ai loro caratteri. Emerge così un bouquet di donne straordinarie, afferenti a quelle Madri con cui l’artista aveva tracciato il suo albero genealogico nel ciclo “Mi guardo fuori”. Tra queste, un ruolo fondamentale è da attribuire a Virginia Woolf e al suo giardino presso Monk’s House, dal quale Armida Gandini è stata attratta a seguito della lettura di “Una stanza tutta per sé” e la cui visita ha ispirato la serie “English roses”.
Inoltre, la scrittrice ha guidato la scelta del titolo della mostra, il quale rievoca il suo romanzo “Le Onde” che originariamente doveva intitolarsi “Le Falene”: tutte le donne presentate in mostra sono esseri misteriosi, dotate di capacità di adattamento, sopravvivenza e trasformazione, come i nativi americani definivano questi insetti nel folklore.
Vaganti nel buio entrambi sono in cerca della luce, della salvezza dall’oblio che solo l’eternità dei propri gesti può dare: a noi il compito di custodirla.


Armida Gandini
Armida Gandini lavora da sempre lungo quel confine che mette in dialogo osmotico l’arte e la relazione, l’arte e la società. Partendo da ricordi e memorie personali, l’artista sviluppa una accurata indagine sui meccanismi associativi ed esperienziali, rendendo fatti intimi e privati attivatori di racconti visivi nei quali, in modo inconscio, la collettività può rispecchiarsi.
I temi dell’infanzia e del gioco, della famiglia e del rapporto tra soggetto e ambiente sono al centro della sua opera che spesso, partendo da piccole vicende del quotidiano, riesce a farsi portavoce di valori universali e di una lirica spiritualità. La sua opera bene racconta il valore della relazione intesa come legame e potenzialità tra le persone, la storia e la società.
La ricerca di Gandini è da sempre focalizzata sul tema dell’identità, declinato mediante linguaggi diversi ed eclettici come il disegno, la fotografia, l’installazione e il video.
Armida Gandini, nata a Brescia nel 1968, si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandosi con una tesi sul cinema di Eric Rohmer; vive e lavora a Verolanuova (BS).
Per Gandini, l’approfondimento di un ambito attraverso le varie prospettive che si possono mettere in campo è il modo congeniale per sviluppare una riflessione che diventa ragionamento visivo nello spazio, con un approccio spesso installativo e coinvolgente.
Sin dal progetto “I luoghi della memoria” (2001), l’elemento identitario è indagato attraverso le esperienze di vita delle persone nella loro relazione con l’altro, con il mondo e con la storia culturale dell’uomo, in uno scenario che si fa sempre più complesso sia dal punto di vista sociale che antropologico. Il rapporto con il cinema e i “testi” culturali esistenti è costante nella sua pratica.
Gandini ha partecipato a numerose mostre presso spazi pubblici e gallerie private, sia nazionali che internazionali. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni sia in Italia che all’estero e i suoi video sono stati esposti in vari festival internazionali.
Il progetto “Noli me tangere” viene selezionato per il Premio Gallarate nel 2009, entrando a far parte della collezione del MAGA. Nel 2011 l’opera “Portami” si aggiudica il Primo Premio della Sezione Disegno al Premio Combat di Livorno, l’opera “Mi guardo fuori” ottiene il primo posto del Premio Visible White 2014 nella sezione Best single work (Fondazione Marangoni, Firenze), mentre nel 2018 il video “Pulses” vince il Premio Paolo VI per l’arte contemporanea. Nel 2022 VanillaEdizioni pubblica “Mi guardo fuori” dedicato alle madri della cultura e, in occasione della personale “La terra e le fantasticherie” a Palazzo Martinengo Cesaresco (Brescia), Skira edita la monografia Armida Gandini.
Dal 1999 insegna presso la LABA Libera Accademia di Belle Arti di Brescia.
www.armidagandini.it

Fondazione l’Arsenale di Iseo
Situato nel cuore del centro storico di Iseo, l’Arsenale è uno spazio espositivo che ospita mostre ed eventi culturali che spaziano dalla produzione artistica del territorio a personali e collettive che hanno come scopo la valorizzazione dell’arte contemporanea.
Dalla sua nascita ad oggi l’ente ha prodotto mostre ed esposizioni realizzando uno straordinario cammino che non ha eguali nel percorso culturale della Provincia di Brescia.
La sua collezione permanente si compone di oltre 140 opere firmate da 110 artisti che offrono al visitatore un frammento significativo della storia artistica e culturale del territorio, dalla seconda metà del secolo scorso a oggi.
A partire da settembre 2014, la Fondazione l’Arsenale offre a visitatori, studiosi e appassionati d’arte la possibilità di consultare i volumi che fanno parte del proprio archivio: una raccolta di circa tremila pubblicazioni che includono cataloghi e libri d’arte donati negli anni da privati e dagli stessi autori.
La Fondazione, che non ha scopo di lucro, persegue, secondo gli indirizzi e le linee di politica culturale e turistica assunte dall’Ente Fondatore, le finalità di conservazione, manutenzione e valorizzazione di beni storici e culturali ricevuti o acquisiti a qualsiasi titolo, nonché della gestione e valorizzazione di organismi e attività turistiche e culturali nel rispetto dell’origine culturale dei luoghi. Nell’ambito delle sue finalità la Fondazione persegue, anche in collaborazione con terzi: la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali e delle attività turistiche; l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico e universitario e con istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere; l’organizzazione di eventi e attività culturali, anche connessi a beni museali di interesse locale, regionale e nazionale e l’organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo.

Tra le recenti attività dedicate ai giovani si evidenziano: SILVIA INSELVINI. Érebos e VALERY FRANZELLI, SERENA NICOLÌ, VALENTINA REGOLA. /biàn•co/ a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina; FABIO LOMBARDI. Thanatomorphose a cura di Alice Vangelisti; Fare i conti con il rurale. EDOARDO CAIMI, MARINA CAVADINI, LUCIA CRISTIANI, ALICE FALORETTI, OLIVIERO FIORENZI, MANUEL GARDINA, NICOLA GHIRARDELLI, EDOARDO MANZONI, GIORGIO MATTIA a cura di Arnold Braho in collaborazione con Camilla Remondina; DUCCIO GUARNERI. Grey dust e TIZIANO RONCHI - TRACCE. Mycosium a cura di Camilla Remondina; MARZIA DE TAVONATTI. Il peso del vuoto.

Inoltre, l’Arsenale di Iseo è stato sede delle mostre: ANTONIO SCACCABAROZZI. Acquorea, MARCELLO GRASSI. Archeologia dello Sguardo, MAURIZIO DONZELLI, ARTHUR DUFF, ANTONIO MARCHETTI LAMERA. Plot hunters, Béance. Materia e Immagine del desiderio. ALBERTO GIANFREDA, VALENTINA PALAZZARI, FRANCESCA PASQUALI, LAURA RENNA e ACQUARIATERRAFUOCO. L’opera di Helidon Xhixha sul lago d’Iseo a cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina; DOMENICO PARIGI. Brûlures a cura di Beppe e Milla Prandelli; MARCO GRIMALDI. Codice luce a cura di Matteo Galbiati in collaborazione con Giulia Andrea Gerosa; MIRKO BEDUSSI, ALBERTO GOGLIO, NICOLA PEDRALI, GIUSEPPE RUMI. Sequel a cura di Laura Dossi e Massimo Rossi (LovOglio APS); STEFANO BOMBARDIERI. GAME <> CARE a cura di Anna Lisa Ghirardi; PATRIZIA BENEDETTA FRATUS. Inno a Venere a cura di Barbara Pavan; SEGNI DI MEMORIA: TRACCIA, TEMPO E IDENTITA'. Federica Ferzoco, Federica Tavian Ferrighi e Marta Vezzoli a cura di Alice Vangelisti; due eventi proposti ed organizzati dal Comune di Iseo con il patrocinio di Regione Lombardia GIUSEPPE CARTA. Germinazioni della Terra e GIACINTO BOSCO. Doppio sogno.