Armando Lulaj – Bilbao

  • ARTRA

Informazioni Evento

Luogo
ARTRA
Via Leopoldo Gasparotto, 4, 20124 Milano, MI, Italia
Date
Dal al

Aperto dal martedì al sabato dale 10,30 alle 13,00 e dale 14,30 alle 19,00

Vernissage
03/02/2020

ore 18

Artisti
Armando Lulaj
Generi
arte contemporanea, inaugurazione, personale
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La storica galleria ARTRA riapre a Milano in una nuova location proponendo la mostra personale di Armando Lulaj, artista albanese controverso e sovversivo.

Comunicato stampa

La storica galleria ARTRA riapre a Milano in una nuova location proponendo la mostra personale di Armando Lulaj, artista albanese controverso e sovversivo. BILBAO mostra lavori più o meno recenti dell’artista, e sarà visitabile dal 3 Febbraio al 15 Marzo in Via Bernardino Ramazzini 8, a Milano.
Seguendo il peculiare approccio investigativo di Armando Lulaj, attento alle intersezioni fra questioni di politica locale e globale e critica istituzionale, la mostra è strutturata sulla convergenza di temi quali i movimenti di migrazione, la religione, la lotta sociale e il potere economico. L’artista ha prodotto un nuovo corpus di lavori specificatamente per questa mostra, che saranno mostrati a fianco di lavori meno recenti, già noti al pubblico. Complessivamente, la mostra presenta lavori che si muovono attraverso una serie vertiginosa di mezzi espressivi, fra i quali troviamo grandi installazioni, fotografie, poster, pittura e disegni, che appaiono collegati da ciò che si costituisce come un filo comune scomodo e scabroso. L’artista struttura il suo discorso prendendo di mira la corruzione dilagante nel suo paese di origine, l’Albania, corruzione che spesso si nasconde dietro quinte ideologiche fatte di arte contemporanea e pratica architettonica, costituendosi come avvincente racconto ammonitore, che consente a Lulaj di affrontare grandi temi di rilevanza globale.
La città di Bilbao è diventata una possibile via di uscita per molti immigrati che tentano di fuggire in altri paesi. La città che ospita il Guggenheim è ormai diventata una metafora, un nuovo simbolo marcato sulla mappa globale della migrazione, e questo è il tema centrale della mostra che è narrato in una delle opere presentate, “Guggenheimeeeeeeeeeee”. Come sostiene lo stesso Lulaj: “Un numero sempre crescente di immigrati albanesi, ma non solo, si ferma a Bilbao e tenta di salire a bordo di un’imbarcazione diretta nel Regno Unito. Mi è stato detto che un giovane immigrato albanese, che è anche artista, ha pensato di realizzare qualcosa di particolarmente significativo. Consapevole della relazione fra il nostro governo e la scena dell’arte, stava pensando di gettare una corda sopra il Guggenheim per scalare l’edificio, proprio come facevano, negli anni novanta, gli immigrati albanesi che si arrampicavano sulle navi dirette in Italia. Sono dell’idea che tale simmetria abbia assolutamente senso”.

I lavori più recenti presentati in mostra includono UNTITLED (scuderia per artisti e migranti), una grande installazione composta da barili di petrolio vuoti riempiti con acqua dei Navigli di Milano e motori fuoribordo, che costituisce una riflessione sulle possibilità possibili e immaginarie di sfuggire a un sistema di controllo. Nailed Prayer (Red), una riflessione sull’Islam(ofobia) e la rinascita di ideologie fasciste in Occidente, ma anche una riflessione sulla presenza della preghiera e sulla preghiera stessa nella realtà incerta attuale. Queste due opere sono state prodotte esclusivamente con oggetti trovati e acquistati su agenzie di e-commerce come e-Bay, subito e amazon. Bilbao presenta anche un Cave Painting, tratto da una serie di dipinti realizzati con vernice spray dorata su cartoni edili, che costituiscono i primi dipinti che Lulaj abbia mai presentato in una mostra. Le opere meno recenti della mostra includono Untitled (P.O.F.A), una fotografia anti-monumentale che ritrae l’artista nell’atto di orinare in cima alla piramide della piazza principale di Tirana, simbolo e motivo di orgoglio per la classe politica e per il governo albanese, e (titolo da posticipare fino all’anno 2039), una frase composta da caratteri spontaneamente caduti da iscrizioni di lapidi nei cimiteri albanesi, accuratamente raccolti da Lulaj nel corso di tre anni, che affronta il tema di un infranto “sogno americano”, comune al popolo albanese, sopraffatto dall’idea di un Occidente che si presenta come unica fonte di perenne salvezza. Con le stesse parole di Lulaj: “Negli ultimi tre decenni, gli albanesi non hanno pensato ad altro che a lasciare il Paese. Questo esodo senza fine, si trasformerà in un’altra grande fuga se il governo non la pianterà di giocare con l’arte contemporanea, iniziando a occuparsi seriamente di questo problema”.

Nato nel 1980 a Tirana (Albania), Armando Lulaj è autore di opere teatrali, testi su territori a rischio, autore di film e produttore di immagini sovversive. I suoi principali argomenti di interesse sono la corruzione e l’indifferenza per i diritti umani e per la libertà di parola, la critica istituzionale, il ruolo dei media, l’indifferenza e la manipolazione di questioni legali e giuridiche da parte dello stato, il potere economico, la democrazia fittizia e la disparità sociale nel contesto globale. Lulaj è fondatore e co-direttore del DebatikCenter of Contemporary Art con sede a Tirana. Ha preso parte a numerose mostre e festival cinematografici in tutto il mondo. Fra le pubblicazioni ricordiamo: Albanian Trilogy: A Series of Devious Stratagems (ed. Marco Scotini), Sternberg Press, Berlin, 2015; CONTROL, Armando Lulaj / Marco Mazzi (ed. Marco Mazzi), Silvana Editoriale, Milan, 2020 (in corso di pubblicazione); Broken Narrative, (ed. Vincent W.J. van Gerven Oei), Punctum Books, New York, 2020 (in corso di pubblicazione).