Antonio Lo Pinto – Sculture

Informazioni Evento

Luogo
COMPLESSO DI SANT'AGOSTINO
Via Sant'Agostino 1 (55045) Pietrasanta, Pietrasanta, Italia
Date
Dal al

nell'orario 16-19, tutti i giorni, escluso il lunedì - chiuso

Vernissage
03/10/2015

ore 17,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Antonio Lo Pinto
Curatori
Viana Conti
Generi
arte contemporanea, personale
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Il suo è un mondo realista e visionario, dominato dalle grandi dimensioni, dove gli antichi monili si fanno monumentali così come la penna stilografica o i sapori della tavola. Un mondo in cui l’uomo sembra fagocitato dalle forme, dove gli oggetti del quotidiano assumono volumi tali da trasformarsi in icone. Antonio Lo Pinto, classe ’56, catanese trasferitosi a Firenze, è attratto dalla memoria così come dalla materia e più ancora dalla forma.

Comunicato stampa

Pietrasanta (LU), 23 settembre 2015_Il suo è un mondo realista e visionario, dominato dalle grandi dimensioni, dove gli antichi monili si fanno monumentali così come la penna stilografica o i sapori della tavola. Un mondo in cui l'uomo sembra fagocitato dalle forme, dove gli oggetti del quotidiano assumono volumi tali da trasformarsi in icone. Antonio Lo Pinto, classe '56, catanese trasferitosi a Firenze, è attratto dalla memoria così come dalla materia e più ancora dalla forma. Nel suo linguaggio non c'è niente di esasperato; Lo Pinto risponde alla semplice voluttà visiva dei suoi soggetti. Niente affida al caso, ad una suggestione improvvisa della manualità: dal progetto all'esecuzione tutto procede secondo un'assoluta definizione dell'opera. Concettuale, surrealista: le sue opere sono ferme davanti ai nostri occhi, frutto puro e diretto di una fervida immaginazione.

Dal 3 ottobre al 15 novembre, Antonio lo Pinto espone per la prima volta nel Complesso di Sant'Agostino, a Pietrasanta. Una sorta di antologica, "Sculture", a cura di Viana Conti, è un percorso espositivo che presenta opere dal 2000 alle ultime realizzazioni, con una sezione – omaggio al'Expo di Milano e al tema del cibo.

"Antonio Lo Pinto, attivo nel mondo dell’arte dalla metà degli anni Ottanta – scrive la giornalista e critico d'arte Viana Conti - non cessa di dislocare altrove oggetti funzionali ad altri contesti, ad altre destinazioni. Muovendosi su un terreno sospeso tra l’epico e il quotidiano, tra il gotico ed il postmoderno, tra il rituale e l’aleatorio, tra il mitico e l’illusorio, l’universo di questo artista ha sempre l’uomo al centro, con i suoi azzardi e le sue disillusioni, le sue utopie celesti e i suoi radicamenti terrestri. Tra la fisicità e la metafisica, tra il reale e il surreale, tra la gravitazione e la leggerezza, la mostra, scaturita dall’operosità dello scultore e dalla pensosità del sognatore, si snoda tra spigoli, punte, curve, sinuosità e la perpendicolarità di vasi contenenti e contenuti in una forma che li deborda e, al tempo stesso, li accoglie. Impegnato tra ideazione ed esecuzione, progetto e oggetto, opera e ambiente, Antonio Lo Pinto pratica simultaneamente la tradizione e l’ innovazione, la classicità e la sperimentazione di nuove forme di materia e pensiero, con esiti di misura e dismisura estetica, che l’osservatore percepisce a livello emotivo e sensoriale".

Percorso espositivo

Nella Chiesa di Sant'Agostino trova spazio, di fronte all'altare, la splendida Collana di Perle Nere (marmo nero marquinia e cavo d'acciaio, 2008-2014), composta da 34 sfere di diametro da 10 a 30 cm, e l'installazione La penna che non scrive più in cui appare un'iperdimensionata stilografica Mont Blanc di oltre tre metri (marmo nero del Belgio e bronzo, 2007), che riporta lo spettatore ai tempi della giovinezza, della formazione, materializzando ricordi di regali per le prime tappe della vita. Quattro imponenti vasi, due bianchi e due neri, non cessano di raccontare storie solenni di Dinastie (marmo nero marquinia e bianco carrara, 2004 – 2015). Avanzando, si presentano due anelli in bronzo e marmo, da mignolo maschile, modello Chevalier, solitamente con sigilli, cifre nobiliari e stemma del casato, in omaggio agli avi, che qui rinviano alla grandezza della scultura classica, greco-romana, e di quella rinascimentale, riportando, in marmo bianco di Carrara, nel primo il rilievo della testa di Antinoo, nel secondo, con riferimento al Michelangelo delle Cappelle Medicee, quella di Giuliano de’ Medici. Infine, all'ingresso della chiesa un dialogo tra cinque inquetanti, abnormi bulbi oculari con una distesa di enormi pillole (rosa del Portogallo, bianco di Carrara, onice, verde delle Alpi, giallo di Siena e nero Marquinia).

Entrando nelle sale del Chiostro, si accede a un ciclo inedito di opere di Antonio Lo Pinto e nella tematica del cibo, in sintonia con quella dell’Expo Universale di Milano 2015, che, materializzando sogni e incubi, icone e ossessioni, mette in scena un’antica tradizione della cucina toscana: quella bistecca, il cui nome viene fatto risalire alla festività di San Lorenzo e alla famiglia dei Medici, quando dei cavalieri inglesi, cui venne offerta la costola di bue alla brace, la denominarono, nella loro lingua, beef steak. La Sala del Capitolo ospita, due sculture in marmo rosso di Francia e bianco di Carrara di una Bistecca e di una Costata appoggiate su antichi taglieri da macelleria, che rinviano, a parete, a due Nature Morte dipinte a olio su tela, in stile fiammingo, improntate all’analogo iperrealismo delle opere scultoree. Nell’adiacente Sala dei Putti lo spettatore si ritrova a confrontarsi con un’installazione di un grande tavolo da cucina in legno su cui poggiano le sculture di due Tortellini giganti in marmo statuario (cm. 40x30x40); a parete sfilano venticinque Tortellini in bronzo, con inevitabili rimandi erotico-anatomici. Più avanti, un ulteriore tavolo di legno con tortelli adagiati su un rialzato, candido letto di farina. Ad interrompere il bianco e nero di questa sala arriva una mini-installazione in bronzo patinato marrone, di cioccolato Toblerone, il primo cioccolato al latte con mandorle e miele, il cui nome deriva dall’unione del marchio svizzero-bernese Tobler con l’italiano torrone.