Altissimi colori
La montagna dipinta: Testori e i suoi artisti, da Courbet a Guttuso.
Comunicato stampa
Inaugura l’11 luglio la seconda mostra della nuova stagione espositiva del Castello Gamba di Châtillon: “ALTISSIMI COLORI. La montagna dipinta: Giovanni Testori e i suoi artisti, da Courbet a Guttuso” in programma dal 12 luglio al 29 settembre 2019. Realizzata dall’Assessorato al Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Valle d’Aosta in collaborazione con Casa Testori, la mostra prende spunto dalla presenza nella collezione del Castello Gamba di una piccola ma importante opera dello scrittore, critico d’arte e pittore Giovanni Testori (1923-1993).
Con l’intento di indagare il rapporto di Testori con la montagna, scenario della propria attività artistica e soggetto privilegiato di molti artisti lanciati dal Testori giornalista e critico militante, l’esposizione rappresenta un’occasione di scoperta, un viaggio attraverso le opere di cui Giovanni Testori amava circondarsi, a partire da un episodio chiave della sua vita: il suo primo articolo, pubblicato a soli 17 anni. L’inizio dell’attività critica di Testori riguarda, infatti, proprio un quadro di montagna: un capolavoro di Giovanni Segantini, Alpe di maggio (1891), di cui pubblicò uno studio preparatorio, passando poi ad altri suoi grandi amori: Gustave Courbet, l’artista rivoluzionario di cui vengono presentati due importanti dipinti; Willy Varlin, il geniale pittore zurighese che scelse di andare a vivere tra le montagne della Val Bondasca; Renato Guttuso, un siciliano che, stregato dalla vista del Rosa, scelse di fare della casa di Velate, a Varese, uno studio dove realizzare molte delle sue opere più celebri; Paolo Vallorz, artista trentino che, pur emigrando a Parigi, è sempre rimasto legato alla sua val di Sole e Bernd Zimmer, pittore tedesco vivente, “scoperto” da Giovanni Testori e autore di quadri con montagne infiammate e visionarie. La mostra sarà anche l’occasione per presentare un ciclo di fotografie del grande fotografo Pepi Merisio, scattate negli anni Settanta, durante la processione notturna che da Fontainemore portava al santuario di Oropa. Foto che Testori amava per la loro intensità e per la testimonianza di una civiltà montana legata alla propria tradizione.
Impegnato su diversi fronti, dalla critica d’arte al teatro, dalla narrativa alla pittura, Giovanni Testori fu tra i più importanti intellettuali italiani del Novecento. Romanziere e drammaturgo, nonché critico d’arte, in montagna aveva riscoperto la sua vocazione pittorica eleggendone gli scenari a soggetto di molti suoi dipinti, come nella serie di disegni e acquerelli eseguiti dalla fine degli anni Sessanta, in un’estate trascorsa a Gressoney e nelle alpi svizzere. Per la prima volta questo nucleo molto privato, che Giovanni Testori ha voluto tenere per sé e per la sua famiglia, viene presentato al pubblico in un allestimento straordinariamente suggestivo: la torre del Castello Gamba.
QUEL TRAMONTO DI TESTORI
L’opera di Giovanni Testori, Tramonto (Actus tragicus), 1967, nella collezione permanente del Museo, è un acquerello affascinante del ciclo dei tramonti dove il colore denso e colante dilaga su tutto il foglio, accentuando il senso di sfaldamento della materia.
Il prezioso dipinto posseduto dal Museo del Castello Gamba è fondamentale fin dal titolo e pone l’opera quasi a cerniera tra le due attività testoriane, quella teatrale e quella pittorica indicando in modo particolare una visione poetica della natura tipica dell’artista, capace di cogliere il rapporto tra dramma e partecipazione umana.
IL PROGETTO PER UN NUOVO MUSEO GAMBA
La mostra è parte del nuovo progetto del Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Regione che la Soprintendenza per i beni e le attività culturali ha lanciato per il 2019 e affidato alla curatela di Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano, attraverso un piano di studio e valorizzazione della collezione del Museo, che daranno vita a studi scientifici, approfondimenti, focus ed esposizioni che pongono le basi di interventi negli anni a venire.
Ai due nuclei principali della collezione del Museo, le opere otto/novecentesche dedicate al paesaggio alpino e le opere di grandi maestri italiani del Novecento, si affianca un gruppo di opere di artisti contemporanei. Il lavoro di ricerca ha portato all’individuazione di un primo nucleo di opere meritorie di essere al centro di altrettanti focus di ricerca, al fine di fornire il materiale scientifico per tali azioni. Grazie al proprio staff, in sinergia con il comitato scientifico e in collaborazione con studiosi di settore, Casa Testori ha selezionato le seguenti opere:
- Emilio Isgrò, Quel che è scritto, 1991
- Giovanni Testori, Tramonto (Actus tragicus), 1967
- Arturo Martini, Ercole (Anno XIV. Il leone di Giuda), 1936
- Felice Casorati, Saint-Nicolas, 1926
- Renato Guttuso, Distruzione di Sodoma, 1969
- Mario Schifano, Colore locale; Collinare; Per vedere; Orizzontale; Vista interrotta, 1988
- Lucio Fontana, Battaglia (Decorazione di soffitto), 1952
Un percorso di valorizzazione avviato con la mostra dedicata a Emilio Isgrò, I 35 libri dei Promessi Sposi cancellati, a cura di Davide Dall’Ombra, (6 aprile - 16 giugno 2019) e dedicata ora a Giovanni Testori, protagonista della mostra estiva del Castello Gamba.
IL CASTELLO GAMBA E IL MUSEO
Il Castello Gamba, l’elegante dimora dell’arte moderna valdostana. Arroccato su un promontorio roccioso e incastonato in un parco di oltre 50.000 mq ricco di essenze vegetali rare e preziose provenienti da tutto il mondo, questo palazzo aristocratico realizzato agli inizi del Novecento ospita oggi le collezioni regionali di Arte moderna e contemporanea. Tra 1903 e 1905 il barone torinese Carlo Maurizio Gamba decise di costruire questa nuova dimora per l’amatissima sposa Angélique Passerin d’Entrèves in modo che potesse trascorrere lunghi periodi all’anno vicina agli affetti della famiglia di origine che risiedeva nel castello di Châtillon. L’ing. Carlo Saroldi, cui vennero affidati i lavori, progettò un palazzo grandioso in stile neomedievale, dotato di tutti i confort possibili per l’epoca, tra cui persino un ascensore, il primo installato nella regione. Dopo un accurato restauro avviato dai primi anni Novanta, il castello ospita oggi la ricca collezione regionale di arte moderna e contemporanea: un patrimonio che conta oggi più di 1.200 opere fra pittura, scultura, grafica e fotografia, e che si è costituito a partire dal 1948.
Il percorso di visita si snoda su tre piani presentando oltre 150 opere tra le più significative della collezione, lungo un arco temporale che va dall’Ottocento ai primi anni del nuovo millennio, incontrando le principali correnti del Novecento. Accoglie il visitatore l’affascinante realtà paesaggistica della Valle d’Aosta vista attraverso lo sguardo di un assoluto protagonista della pittura romantica, J. M. William Turner, e di prestigiosi artisti dell’Otto e del Novecento, da Ashton a Delleani, Maggi, Calderini, Bazzaro, Lupo. Accanto ai grandi maestri italiani del Novecento, rappresentati da pittori come Casorati, De Pisis, Carrà e Guttuso, e da celebri scultori quali Martini, Manzù, Mastroianni, Fontana, Pomodoro e Paladino, numerose sono le testimonianze di artisti di scuola torinese, da Levi, Marchesini, Malvano e Spazzapan, a figure più recenti come Tabusso, Soffiantino, Calandri, Carol Rama, Nespolo, Ramella e molti altri. La produzione pittorica italiana degli ultimi decenni del XX secolo è documentata nelle derivazioni dall’Astrattismo, dall’Informale, dalla Pop art, dal Surrealismo e nelle presenze della Transavanguardia. Ampio e differenziato è il panorama degli artisti locali, a partire da Italo Mus fino alla recente generazione impegnata nelle ricerche di avanguardia. Oltre alle 13 sale destinate all’esposizione permanente, distribuite su una superficie di circa 600 mq, il museo comprende ambienti per le mostre temporanee e per le attività didattiche, e un modernissimo deposito visitabile su richiesta.
Dall’altana panoramica posta nel sottotetto della torre si offre al visitatore una straordinaria vista panoramica straordinaria sul fondovalle circostante. L’allestimento è stato condotto all’insegna di tre criteri generali: massima attenzione alla tutela e alla conservazione delle opere; valorizzazione dell’originale uso abitativo per offrire al visitatore un’accoglienza di charme; possibilità di approfondimento conoscitivo mediante la comunicazione, anche multimediale, e la didattica.
IL PARCO
Su una superficie totale di 50.400 metri quadrati, con circa 17.000 metri quadrati di prati e 33.000 tra boschi, rocce e vialetti, il bellissimo parco del Castello Gamba di Châtillon, concepito agli inizi del ‘900, in un progetto organico con la dimora, valorizza il castello stesso e arricchisce dal punto di vista paesaggistico tutta la zona circostante. La maggior parte degli alberi risale alla data di realizzazione del castello, ma alcuni hanno origine più antica. Sono infatti custoditi al suo interno una sequoia gigante originaria della California risalente al 1888, una Gleditsia Triacanthos – o Spino di Giuda –, una leguminosa di 120 anni, e un cipresso calvo, di 121 anni, originario dei terreni paludosi della Florida, introdotto in Europa nel 1840. Si tratta di un tipico parco “all’inglese”, caratterizzato da una forte connotazione paesaggistica e naturalistica, che circonda il vecchio maniero e si estende dolcemente verso Nord-Ovest guardando verso la piana di Aosta, mentre verso Sud il versante si fa più impervio e roccioso.