Alfonso Talotta – Tracciati Urbani e Forme Assenti

Informazioni Evento

Luogo
MLAC - MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzale Aldo Moro 5, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00

Vernissage
15/01/2016

ore 18

Artisti
Alfonso Talotta
Curatori
Aldo Mastropasqua
Generi
arte contemporanea, personale

L’esposizione consiste in una selezione di opere, di due percorsi ben precisi: da una parte i lavori iniziali dell’artista, i Tracciati Urbani del 1979-80 e, dall’altra, le opere prodotte negli ultimi cinque anni comprendenti i cicli Dittici del 2011, Compenetrazioni del 2013-14 e il recente Ombra di Luce.

Comunicato stampa

Venerdì 15 gennaio 2016 alle ore 18.00, il MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, inaugura la mostra di Alfonso Talotta “Tracciati Urbani e Forme Assenti”, a cura di Aldo Mastropasqua. L’esposizione consiste in una selezione di opere, di due percorsi ben precisi: da una parte i lavori iniziali dell’artista, i Tracciati Urbani del 1979-80 e, dall’altra, le opere prodotte negli ultimi cinque anni comprendenti i cicli Dittici del 2011, Compenetrazioni del 2013-14 e il recente Ombra di Luce. Alfonso Talotta è nato a Viterbo nel 1957. Si è diplomato al Liceo Artistico di Viterbo e, in Pittura, all’Accademia di Belle Arti di Roma. Inizia l’attività espositiva nel 1980: da allora si sono interessati alla sua opera, scrivendo
o curandone le mostre, Mirella Bentivoglio, Alessia Caruso, Claudio Cerritelli, Diego Collovini, Enrico Crispolti, Giuseppe Gatt, Domenico Guzzi, Sergio Lombardo, Simonetta Lux, Lorenzo Mango, Luciano Marziano, Filiberto Menna, Cesare Milanese, Ludovico Pratesi, Alessandra Scappini, Marco Tonelli, Sabrina Zannier. Nel 1988 Filiberto Menna segnala Talotta sul Catalogo Nazionale dell’Arte Moderna della Mondadori con la seguente motivazione: «Nella sua opera il processo di riduzione, che caratterizza da alcuni anni una delle situazioni artistiche più significative nel panorama italiano (la situazione che ho definito
in diverse occasioni come astrazione povera), trova una delle definizioni più radicali e nello stesso tempo ricche di valori pittorici. La superficie del quadro viene ricondotta a una definizione monocroma, iscritta dentro il nero, fin quasi ad abolire ogni articolazione interna o, meglio, affidandola a differenze segniche minimali, a tracce bianche ottenute lasciando direttamente in vista la tela sottostante. Ne deriva un contrappunto in cui gioca un ruolo importante l’ambiguità tra figura e sfondo».