Alex Pinna / Gianni Asdrubali

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO BEVILACQUA ARIOSTI
Via Massimo D'azeglio 31, Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Alex Pinna “TWIXT LAND & SEA: TALES”
Chiostro – orari di visibilità:
Giov. 01 e Ven. 02: ore 14.30/21.30
Sab. 03: ore 14.30/18.30 – 21.30/24.00
Dom. 04: ore 14.30/21.30

Gianni Asdrubali “IN EQUILIBRIO“
Salone del Concilio – visite su appuntamento prenotandosi al numero: +39 051 230048

Vernissage
03/02/2018

ore 19.30 su invito

Contatti
Telefono: +39 051230048
Curatori
Olivia Spatola, Eli Sassoli de' Bianchi
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Bevilacqua Ariosti, in occasione di Arte Fiera, ospiterà due progetti rispettivamente di Alex Pinna e di Gianni Asdrubali, a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi ed Olivia Spatola.

Comunicato stampa

Da giovedì 1 febbraio 2018, Palazzo Bevilacqua Ariosti, in occasione di Arte Fiera, ospiterà due progetti rispettivamente di Alex Pinna e di Gianni Asdrubali, a cura di Eli Sassoli de’ Bianchi ed Olivia Spatola.
L’esperienza annuale di Palazzo Bevilacqua Ariosti, nei confronti dell’arte contemporanea, si rinnova attraverso due interventi volti a definire una modalità relazionale tra passato e presente, tradizione ed innovazione. Entrambi gli artisti invitati rappresentano un’ulteriore soluzione di dialogo e relazione tra gli ambienti storici del Palazzo e le presenze temporanee delle installazioni artistiche.
Nel chiostro Alex Pinna propone “TWIXT LAND & SEA: TALES”, un progetto costituito da due interventi, in cui le sue sculture vanno ad occupare sia gli spazi porticati del piano terra che le arcate del primo piano, mentre nel Salone del Concilio, così nominato perché ospitò alcune sedute preparatorie del Concilio di Trento, Gianni Asdrubali presenta “IN EQUILIBRIO” installazione pittorica visibile su appuntamento.

L’installazione “TWIXT LAND & SEA: TALES” di Alex Pinna, collocata nelle arcate del quadriportico di Palazzo Bevilacqua Ariosti, dialoga con lo spazio in una temporalità rarefatta, dilatata o forse sospesa in un tempo infinito, irreale.
Alex Pinna, nell’arco di ormai vent’anni di lavoro, si è guadagnato una riconoscibilità grazie al suo “Homuncolus” inizialmente di corda, ma sempre più spesso realizzato anche in bronzo.
Talora funambolo, altre pinocchiesco, l’Homuncolus di Pinna è cifra distintiva del suo lavoro, caratterizzato da una vasta produzione scultorea ed installativa. Nelle sue opere, la figura umana incarna il malessere esistenziale, la solitudine dell’uomo nella contemporaneità straniante. Nelle ieratiche figure il silenzio è alienante e surreale, come fossero sospese in un vuoto prossimo all’infinito, avvolte da una malinconia silenziosa.
In tale esistenzialismo non c’è dramma, ma piuttosto uno spleen di baudelairiana memoria; garbo, dignità e ironia avvolgono queste figure nobili, sospese nel vuoto della loro esistenza, in equilibri impossibili, in attese disattese, dialoghi muti, sguardi persi nel vuoto.
Nel lavoro di Pinna sono ricorrenti anche gli sconfinamenti nel pop; prendendo in prestito, Pinocchio o Topolino, con scanzonata ironia, ne ridefinisce fisionomia e posture adattandoli all’universo visionario della sua inesauribile fantasia.
Una figura, due, o un gruppo, è il medesimo essere in relazione a sé stesso: ogni personaggio è identico all’altro, sono simulacri della propria interiorità, caleidoscopi psichici.
Il dialogo è una domanda inespressa tra l’uomo e il suo doppio riflesso. Uomini seduti dallo sguardo basso, sembrano elastici, la gravità ne allunga le gambe. L’anatomia, a volte talmente tesa e allungata che sembra spezzarsi, forzata in equilibri impossibili, segue precise geometrie o linee di forza di cui ne è prosecuzione e parte fondante.
Nell’antico Chiostro del Palazzo Bevilacqua gli Homuncoli di Pinna saranno immobili e silenti presenze, sospese tra lo spazio dell’architettura e quello della mente.

“IN EQUILIBRIO” è il progetto, sempre site-specific, realizzato da Gianni Asdrubali, in collaborazione con la Galleria Matteo Lampertico di Milano, all’interno del Salone del Concilio, visibile su appuntamento.
Di fronte all’antico camino, ad occuparne verticalmente l’intero perimetro, lo spazio assume la forma di una grande tela, risultante dall’affiancarsi di vari elementi, ciascuno avente vita propria ma allo stesso tempo risolto in un tutto, secondo un modus operandi particolare e ricorrente in tutta la produzione artistica di Asdrubali, per il quale ogni opera è pensata come illimitata, al pari dello spazio che la circonda. E’ infatti un’azione sempre possibile quella di Asdrubali, ed è, la sua, un’opera in continua trasformazione; il risultato di un gesto dinamico e veloce, che pare urtare contro il vuoto per spingerlo a manifestarsi.
Appaiono allora, nella serie di lavori dal titolo ‘Zeimekke’ qui presentati, segni che si compattano in un’immagine che si dà e si nega nello stesso istante. Segni che grondano di colore, un colore che pare scorrere nelle vene e che assume a volte i toni del blu, altre del verde smeraldo o del fucsia più acceso, una sorta di rete colma di pittura, a trattenere i bianchi sottostanti, secondo un andamento, una sequenza alternata di pieni e di vuoti in continua evoluzione, laddove il confine della tela resta un ipotesi suscettibile di modifica, per effetto della tensione verso nuovi vuoti da attivare attraverso l’azione pittorica. I bordi sono allora potenzialmente assorbiti e superati dalla tela successiva, in un eterno ampliamento della visione.
Di fronte alle finestre, un dittico in plexiglass riporta lo stesso segno pittorico, questa volta nei toni dei verdi, e trova un equilibrio di forma, colore e trasparenza. In bilico un altro dittico, questa volta una tela sui toni dei blu accesi, ad occupare lo spazio obliquo del Salone come memento della possibilità, per il suo gesto d’artista, di estendersi ovunque esista un vuoto, nella tensione verso una materializzazione dello spazio che ci circonda che, attraverso la sua azione viene in luce, annodato entro lacci di un groviglio pittorico che procede nel ritmo di un’alternanza di pieni e di vuoti che si susseguono all’infinito.
Gianni Asdrubali: “…la pittura inizia dove io non dipingo”.

In entrambi gli interventi, storia e tradizione si incontrano come punti di partenza di un linguaggio artistico peculiare, capace di dilatare la percezione dello spazio, per porre l’uomo al centro di una visione che dal piano dell’estetica si allarga ad abbracciare quello dell’esperienza.