Alessandro Sau – Practice of resilience
Attraverso l’uso di differenti media – disegno, video, installazione, scultura e presenze di organismi animali – Alessandro Sau sviluppa una ricerca che parte da immaginari provenienti dalla sua infanzia e moltiplicati con l’analisi dei comportamenti e delle mutazioni.
Comunicato stampa
catolabianca inaugura la sua prima esposizione personale nella sede milanese scatolabianca(etc.).
Attraverso l’uso di differenti media - disegno, video, installazione, scultura e presenze di organismi animali - Alessandro Sau sviluppa una ricerca che parte da immaginari provenienti dalla sua infanzia e moltiplicati con l’analisi dei comportamenti e delle mutazioni. Un processo in costante e ossessiva trasmigrazione che abbisogna di un’articolazione di movimenti sviscerati in una sorta di fuga strutturata in sintonia con una precisa poetica artistica che vive di corrispondenze tra la vita dell’opera e la vita dell’artista. Una meccanica intellettuale che svela una narrazione che si svolge tra paradossi e incongruenze insinuandosi, tra coloriture e dissonanze, in una forma di resilienza sottile, un modo delicato e leggero di trasmettere inquietudine e spaesamento.
È in questo spazio intermedio saturo di trasformazioni, contaminazioni e organicità dell’opera pulsante che l’arte di Sau si manifesta, sempre sul bilico della soglia tra temporalità e corrispondenza, tra emersi e proposte, tra staticità e movimento. Nella pratica artistica del giovane artista le reliquie dei Santi sono sostituite dalle figure di Biancaneve e dei Sette Nani, provocando uno spiazzamento e una dicotomia schizofrenica con un passaggio di cui solo l’opera d’arte è capace, trasformando il soggettivo in collettivo, il privato in pubblico. Erotismo e distruzione espressi dalla figura mito di Biancaneve, la cui immagine è fagocitata lentamente dall’esistenza della lumaca, o i Nani contaminati dalle api, sono rappresentazione del bilico, della duttilità, della dicotomia tra sacro e profano, volontà e rappresentazione, organico e inorganico, quiete e moto. I singoli fermo immagine del video riconducono a un universo visivo molto vicino a quello di un’antica mitologia dell'immagine che oggi si pensa, il mondo mass-mediatico abbia perso o quantomeno modificato.
Si riscontra in PRACTICE OF RESILIENCE un concetto di resilienza intesa come meccanismo di andato e ritorno costante, quindi messo in atto sia dagli esseri viventi - topi, api, lumache - o rivoltando il processo, le opere stesse, ospiti attive e passive del materiale sedimentato dagli animali. Per resilienza s’intende la capacità di adattamento, la potenza di comprendere la bellezza della trasformazione, di cogliere il senso del divenire come un processo vitalistico dell’errore nella sua capacità di espandere il senso ad altre residualità e altre imperfezioni. Il rischio affascinante è quello di rimanere intrappolati in un limbo, lo stesso in cui Sau colloca le sue immagini sottoposte all’entropia della vita e all’esistenza degli organismi con i quali le fa entrare in contatto fisico. Rischio che l’artista aiuta a plasmare attraverso la perdita di soggettività, l’accettazione di un abbandono necessario e ricercato, rilassatezza verso un paradigma che non ha passato, presente o futuro, ma abita in quello spazio privilegiato che solo l’arte può abbordare attraverso una graduale trasposizione e intima quanto estroversa e mentale inclusione.
L’immaginario non vi è dato più di quanto lo sia il reale: esso è un misto, un nodo che forse non sarà mai definitivamente spezzato; in altre parole, come il reale non è immediatamente dato, così l’immaginario non è totalmente immaginario, separato dal reale. Tutto si è mescolato.
Mikel Dufrenne, Estetica e Filosofia, Marietti, Genova 1989
scatolabianca m.c.
* Alessandro Sau, Cagliari, 1981*