Alessandro Ceni – Ager Saltus Silva

Informazioni Evento

Luogo
LO SPAZIO DI VIA DELL'OSPIZIO
Via Dell'ospizio 26, Pistoia, Italia
Date
Dal al

lun-sab 9.30-13.00/16.00-20.00

Vernissage
10/03/2013

ore 17

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Alessandro Ceni
Generi
arte contemporanea, personale
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Opere recenti che continuano quel percorso di approfondimento di una personalissima “fenomenologia naturale” al cui centro “si installa un’idea del sacro come durezza” (D. Piccini).

Comunicato stampa

Domenica 10 marzo a partire dalle ore 17, presso Lo Spazio di via dell'ospizio, verrà inaugurata la mostra Ager, Saltus, Silva dell'artista e poeta fiorentino Alessandro Ceni.

Alessandro Ceni porta in mostra le opere degli ultimi anni che continuano quel percorso di approfondomento di una personalissima "fenomenologia naturale" al cui centro "si installa un'idea del sacro come durezza, otilità, impenetrabilità" (Daniele Piccini).

Su basi dipinte, l'artista posiziona nidi, insetti, rami, offrendo alla vista elementi veri, oggetti privi di vita, indagando il rapporto tra le cose legate alle tele e la pittura che completa il quadro. La mano dell'artista cuce rami ed altri oggetti ai supporti; poi finisce l'opera disegnando il completamento pittorico. Per citare Marco Massimiliano Lenzi, le opere di Ceni non sono da salotto buono. Sono invece inviti alla riflessione, come icone bizantine, come pale d'altare che innalzano al divino oggetti semplici trovati per caso. Alessandro Ceni nasce come pittore, negli anni dell'adolescenza, ma abbandona presto l'arte visuale per rivolgersi alla poesia. Nelle sue parole si legge un'attenzione pregnante alla sfera visiva. Dagli anni Novanta, il ritorno ai pennelli mantiene l'eco della mente del poeta. Il legame tra i due campi espressivi è inscindibile. Morte, vita, deperimento di ciò che era rigoglioso sono temi che si ripetono. Scrittura e pittura risultano in Ceni come modulazioni diverse di una medesima voce, di forte quanto enigmatica intensità . Nei suoi dipinti si sentono i resti, le reliquie di un naufragio ambiguamente teso fra una dimensione atavica, archetipica ed una futuribile. Senso del sacro e fisicità naturale si fondono, in parole e segni, in un rituale di inquieta bellezza. Il titolo stesso della mostra, Ager, Saltus, Silva è il titolo di una poesia (raccolta in La natura delle cose) una sorta di guida, di chiave d'accesso alle opere esposte:

Ager, Saltus, Silva

La nostra perdizione è la natura.
Oltre, la foglia e l'universo ci aggravano
l'arbustìo impazzisce
e ci è incomprensibile il suo seme librato
al limitare di questa frutta che pencola torrida
ossidata da nefande arlìe,
se si legano le case, vanno via le anime.

Guarda le grandi gabbie infisse ai nostri rami
guarda il rito e il metodo dell'alba distesi
nella brina come infanti invincibili ed arsi
nel brullo ambio del bestiame
che rimestando ondeggia e teme nella nebbia.

Guarda gli uccelli da richiamo
al campo chiusato dai paranchi,
i fischiatori di poggio e di palude i secchi
disturnatori e cursori d'acquitrini
affluenti a questo eremitaggio,
alla radice inesplosa che tengo contro l'uomo.