Alberto Orioli – Pre-testi

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ANTONIA JANNONE
Corso Giuseppe Garibaldi 125, Milano, Italia
Date
Dal al

da martedì a sabato 15.30 - 19.30 . mattina su appuntamento

Vernissage
03/02/2016

ore 18,30

Artisti
Alberto Orioli
Generi
arte contemporanea, personale
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Si rinnova la collaborazione tra Alberto Orioli e Galleria Antonia Jannone, a distanza di tre anni da Vite di Carta, con una nuova mostra e un contributo critico di Emilio Isgrò.

Comunicato stampa

Si rinnova la collaborazione tra Alberto Orioli e Galleria Antonia Jannone, a distanza di tre anni da Vite di Carta, con una nuova mostra e un contributo critico di Emilio Isgrò.

Non ci fossero i pittori, i quali negli ultimi cento anni hanno riempito i loro quadri di parole più che di colori, probabilmente la comunicazione verbale non avrebbe un futuro. Invece basta frequentare biennali e manifestazioni d'arte per constatare senza fatica che la lezione della poesia visiva (nelle sue varie declinazioni concettuali) è andata veramente a buon fine. E oggi non c'è artista che non avverta il bisogno di inserire nelle proprie opere una virgola vagabonda, una vocale malinconica, una frase possibilmente in inglese basico. Oppure, nei casi più sofisticati, qualche verso di Hölderlin (se il pittore è di area tedesca) o di Puskin (se l'artefice viene dalla Siberia). Si tratta di quella irresistibile nostalgia della parola umana che gli stessi scrittori non riescono più a soddisfare in una società in cui le notizie vengono letteralmente frullate con il verbo che le trasporta. Ma può anche essere un modo per diversificare, attraverso le lingue, le immagini pittoriche (principalmente quelle digitali) che sembrano tutte uguali a tutte le latitudini… Emilio Isgrò

In mostra una selezione di collage a tecnica mista realizzati con ritagli di giornali provenienti da tutto il mondo e con viti e minuterie metalliche che conferiscono alle opere un’originale tridimensionalità.

Pre-testi diventa l'occasione per affrontare la parola che, svuotata di significato, diventa puro piacere visivo e suggestione alla ricerca della “lingua madre”, ma anche un alibi per ragionare sui profondi cambiamenti dell'informazione e del linguaggio alle prese con la transizione digitale.