Adi Haxhiaj – Coagulatio

Informazioni Evento

Luogo
DIMORA ARTICA
Via Dolomiti 11, Milano, Italia
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Date
Dal al

visite su appuntamento

Vernissage
10/10/2014

ore 18,30

Artisti
Adi Haxhiaj
Generi
arte contemporanea, personale

L’artista presenta le opere della serie Coagulazioni in un progetto pensato appositamente per lo spazio di Dimora Artica.

Comunicato stampa

Venerdì 10 ottobre alle ore 18.30 inaugura Coagulatio, mostra personale di Adi Haxhiaj con testo di Andrea Lacarpia. L'artista presenta le opere della serie Coagulazioni in un progetto pensato appositamente per lo spazio di Dimora Artica.

Coagulatio: “La coagulazione è il processo fisico che rende solidi i liquidi, addensando le particelle come per organizzarne la struttura in forme più solide. Se tutti hanno sperimentato l'innata proprietà del sangue di coagularsi per riparare le ferite, meno nota è l'importanza che la coagulatio ha nella simbologia alchemica, esprimendo le fasi di solidificazione della materia precedentemente disgregata. La "grande opera" alchemica, nella sua alternanza di innumerevoli "solve et coagula", trascende la semplice scienza delle reazioni chimiche per coinvolgere nella sua azione rigenerativa gli ampi spazi dello spirito: la dissoluzione corrisponde all'alleggerirsi dalle ambizioni mondane e la solidificazione alla successiva ricostruzione di una migliore forma materiale. Allo studio dell'alchimia come scienza dello spirito si sono dedicati in particolare coloro che nel corso del '900 hanno rinnovato la psicanalisi studiando l'incidenza che gli archetipi hanno nella vita psichica dell'uomo attraverso l'inconscio collettivo. In particolare, James Hillman nella sua ultima intervista associa le fasi alchemiche alle trasformazioni da esso vissute nell'ultima fase di vita: "Ora l'intero processo che sto attraversando è la coagulazione della mia vita nel tempo. Ma la coagulatio è sempre seguita dalla dissolutio. Che è esattamente il contrario: dissoluzione, le cose che si separano, si sciolgono, perdono la loro capacità di definirsi. La cosa interessante è che improvvisamente questo spiega i miei sintomi. Non faccio che pensare, morbosamente, che sto affondando sempre di più, che mi sto dissolvendo. Ma le due cose, dissoluzione e coagulazione, sono inscindibili". Quindi ogni nuova forma deve essere preceduta da una dissoluzione, e ogni dissoluzione per compiersi necessita di una precedente forma definita.

Nell'ambito della produzione artistica, la dialettica tra distruzione e costruzione della forma è stata l'elemento fondante delle avanguardie storiche: la forma fisica viene sezionata come sotto l'azione di un'esplosione, per essere successivamente ricomposta con peculiarità maggiormente spirituali. Tale era l'atteggiamento avanguardista, ma il processo di dissoluzione e ricomposizione della realtà fenomenica, che unisce l'agitato dinamismo dei futuristi allo statico lirismo della metafisica, non è prerogativa delle sole avanguardie storiche, infatti esso è l'anima stessa del fare artistico come motore dei processi spirituali della storia. Già nelle prassi del disegno "accademico", per esempio, si tende in primis a scomporre la figura in diverse forme geometriche essenziali, frammentandone così l'unità organica, per poter poi ricostruire una rappresentazione verosimile. L'occhio si allena così ad osservare il mondo in modo differente, dissolvendone l'unità per individuare gli elementi essenziali che vanno a ricoagularsi nell'opera dell'artista.

L'immagine del mondo, che nella postmodernità si scioglie in un'inafferrabile flusso mediatico, nelle opere di Adi Haxhiaj sembra approdare ad una nuova possibilità di definizione, nella quale il soggetto, lo spazio e il tempo formano un'unità organica. L'ambiente viene registrato dall'artista sovrapponendo luoghi e tempi diversi, ricomposti in dipinti eseguiti sulla superficie di supporti tradizionali oppure di oggetti scelti dell'artista per la particolarità della forma, visti come soggetti dotati di occhi e di memoria che registrano su di sé il paesaggio circostante. Il rapporto con l'ambiente viene così chiarito nella sua simbioticità: la memoria del soggetto contiene i luoghi da esso abitati, sedimentati come stratificazioni geologiche, esistenti non solo come evanescenti reminiscenze ma come materia organica che, coagulandosi, va a costruire ed accrescere il rapporto d'identità tra l'individuo e i luoghi da esso vissuti. Relazionandosi con il paesaggio storico e ambientale, ed entrando a far parte di un sistema di relazioni che si apre al divenire della dimensione storica, il soggetto mantiene le proprie innate peculiarità "naturali" e nel contempo s'arricchisce di nuova materia sensibile che si stratifica su di esso. Membrane brillanti, rese pittoricamente con l'imprimitura tradizionale e con velature di colori trasparenti, ricoprono porzioni degli oggetti-soggetti costituendo la loro memoria, metafora della condizione umana che s'annichilisce nell'isolamento individualistico e che si rafforza nei rapporti comunitari.
La somma delle parti, che va a costituire l'immagine finale con la sovrapposizione di diverse prospettive e momenti visivi, rende sfuggenti i soggetti catturati dallo sguardo indagatore, facendo così convergere in una forma unitaria il processo di coagulazione e dissoluzione, in cui tutto è in costante mutamento nonostante l'ambizione ad una prassi nella quale definire l'ambiente nella sua totalità. L'analiticità della cattura delle immagini, che caratterizza le prime fasi del processo di costruzione delle opere, si tramuta in percezione emotiva dei luoghi, avvicinandosi ad uno stato trascendentale prossimo allo spirito romantico che oggi torna nell'arte europea incarnando la speranza in un superamento delle modalità globalitarie del mondo contemporaneo”.

Andrea Lacarpia