40 days Artisti in quarantena

Informazioni Evento

Luogo
ASSOCIAZIONE QUASI QUADRO
via Feletto n. 38, Torino, Italia
Date
Dal al
Vernissage
29/05/2021

ore 18

Curatori
Mattia Lapperier
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Mostra collettiva.

Comunicato stampa

40 DAYS Artisti in quarantena

Inaugurazione Sabato 29 maggio ore 18

A cura di Mattia Lapperier
Con la collaborazione di EFG Art Ltd

dal 29 maggio al 3 luglio 2021

Quasi Quadro
Via Feletto 38, Torino

A oltre un anno dall’elaborazione di questo progetto e in seguito ai molti rinvii necessari ai fini del contenimento della pandemia, la mostra "40 DAYS Artisti in quarantena" avrà finalmente luogo presso gli spazi dell’Associazione Quasi Quadro di Torino, inaugurerà sabato 29 maggio 2021 e rimarrà aperta al pubblico sino al 3 luglio. La mostra è a cura di Mattia Lapperier, con il sostegno dell’agenzia londinese EFG Art Ltd, che dal 2018 si occupa di valorizzare l’arte contemporanea in ogni sua forma, con particolare riferimento ai giovani. 40 DAYS nasce da una costola della call internazionale per artisti "From Studio Lockdown", promossa dalla stessa EFG Art Ltd, sin dalla primavera del 2020.

Hanno aderito al progetto quattordici artisti attivi in Italia durante il lockdown. Le opere di Massimo Angei, Andrea Bianconi, Andrea Bruschi, Valeria Dardano, Lorenzo De Angelis, Sabino De Nichilo, Giorgio Distefano, Andrea Famà, Giovanni Frangi, Federica Gonnelli, Luca Matti, Federico Montaresi, Leonardo Moretti e Giulio Zanet offrono pertanto una panoramica su quell’arte nata a caldo, in un periodo di massima incertezza e precarietà, com’è stato quello del distanziamento sociale.

In occasione dell’inaugurazione il curatore presenterà inoltre il catalogo 40 DAYS Artisti in quarantena, progetto editoriale che accompagna la mostra, edito da Vanillaedizioni. Qui di seguito, un estratto del catalogo:

"In passato per quarantena si intendeva un periodo di segregazione della durata complessiva di quaranta giorni. Persone, animali o cose ritenute in grado di recare germi di malattie infettive, provenienti per lo più da luoghi esotici, erano pertanto obbligati all’isolamento. Nella Bibbia il numero quaranta ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo di prova, di isolamento o purificazione. Se a ciò si aggiunge che la gravidanza di una donna dura circa quaranta settimane, che il numero quaranta, secondo la smorfia napoletana, rappresenta la noia e che in termini esoterici esso indica la “prova iniziata”, il trapasso che permette una seconda nascita; risulta chiaro che tale numero e, per estensione, tale intervallo di tempo assuma di per sé il significato di interruzione, sospensione, indugio, attesa. Il titolo della mostra, abbracciando tale simbologia numerica, allude all’eccezionale fase di segregazione totale che l’Italia, per prima tra tutti i paesi europei, ha sperimentato a partire dal 10 marzo. Il mondo si è fermato e con esso il nostro corpo che è sprofondato in uno stato letargico dal quale è risultato talvolta arduo trovare scampo. Proprio come è accaduto per la pressoché totalità delle professioni, anche quella dell’artista ha subito inevitabilmente dei mutamenti sostanziali, in questa fase. Molti di loro non sono riusciti a lavorare in studio, magari perché non raggiungibile a causa delle restrizioni; altri non hanno avuto a disposizione i consueti strumenti e supporti; altri ancora si sono chiusi in un iniziale silenzio che però, con il tempo, si è rivelato essere gravido di conseguenze positive per il proprio percorso professionale e umano. Per alcuni artisti il lockdown ha persino rappresentato l’occasione per sperimentare tecniche nuove o non praticate da molto tempo. Per altri, il momento giusto per intervenire, a distanza di anni, su vecchie opere o magari per riscoprire supporti tenuti da parte e mai utilizzati o, nei casi più radicali, per approcciarsi in modo rinnovato al proprio stesso lavoro. Benché indotta da cause esterne, tale inedita modifica delle consuetudini più interiorizzate risulta comunque determinante nella valutazione complessiva di ogni pratica artistica condotta in quarantena. Si potrebbe arrivare ad affermare che l’isolamento sociale abbia originato lavori che in definitiva rappresentano una tappa significativa nel percorso di ciascun artista. Il lockdown ha determinato un prima e un dopo, una svolta necessaria ma non per questo definitiva; un attimo sospeso di pura ricerca portata avanti per lo più in solitudine, tra tentativi, fallimenti, infinite prove, pazienti verifiche e, in ultima analisi, risultati soddisfacenti."

Dall’inizio dell’isolamento ho tenuto una sorta di diario intimo visuale composto da sintetici autoritratti accompagnati da brevi note scritte, un modo per segnare lo scorrere monotono dei giorni, estremamente simili gli uni altri, ma comunque diversi, così come il cambiamento del mio volto, copia conforme del giorno prima e al tempo stesso copia non conforme. Consideravo questo diario un diversivo che sarebbe rimasto privato e inedito, successivamente è accaduto un fenomeno atmosferico raro e di estrema bellezza che ha cambiato la destinazione di questo esercizio e dato definitivamente forma e contenuto al progetto. La mattina del 16 aprile 2020 intorno al sole si è formato un alone, visibile da gran parte del centro nord dell’Italia, dovuto alla presenza di cirri, che contengono al loro interno minuscoli cristalli di ghiaccio. La condivisione a distanza di un evento di questo tipo mi ha fatto riflettere sulla situazione globale che stiamo vivendo e mi ha fatto pensare attraverso un gioco di parole sole/sola/solo/soli "tu non sei sola/o" a una canzone inglese di quando ero ragazzina. Nella canzone "You’re not alone" di Olive, sola/solo/soli si traduce in alone, stessa trascrizione dell’italiano alone, ma con un diverso significato. Infine alone in inglese diventa halo, aureola, corona, ma sinonimo anche di velo. La ripetizione uguale e differente del mio autoritratto si scinde dal racconto privato e dalla mia, seppur solo accennata, descrizione fisica, diventando ritratto dell’altro e racconto collettivo. Niente avviene per caso e soprattutto ciò che avviene "naturalmente" è sempre di buon auspicio o comunque è una risposta o un messaggio della natura che non va ignorato, è l'uomo che molto spesso snatura, fraintende, maltratta, depreda materialmente e simbolicamente tutto. Intorno alla fotografia scattata il 16 aprile si irradiano i ritratti realizzati durante l’isolamento dal 3 marzo al 3 maggio 2020 compresi, affiancati dalle ecoline su carta, dalle rielaborazioni dei ritratti sovrapposti alle stesse ecoline, in un andamento che procedendo dall’esterno verso l’interno, dal privato al condiviso, sottolinea l’aumento della consapevolezza e della presa di coscienza. Un irradiamento, come un alone che si allarga, nel quale mediante le sovrapposizioni dei veli, delle carte e la liquidità dei pigmenti usati, si fondono e confondono i contorni di tutti gli elementi.
Federica Gonnelli