Un nuovo libro per riscoprire il grande critico d’arte Germano Celant
Non un omaggio rituale, ma un manuale d’officina. Un volume che nasce dalle giornate di studio all’Accademia Nazionale di San Luca e, curato dallo Studio Celant con Antonella Soldaini, segue il critico lungo mostre, cataloghi e archivi che hanno trasformato l’Arte Povera in storia internazionale
Germano Celant (Genova, 1940 – Milano, 2020), che senza timore di smentita può essere definito il più importante critico d’arte italiano dagli Anni Sessanta sino a quando il Covid se l’è portato via nel 2020, avrebbe compiuto l’11 settembre, 85 anni. Per celebrare l’anniversario, Skira ha dato alle stampe un volume utile a conoscere meglio la sua figura, di padre dell’Arte Povera, di inventore di una modalità nuova di fare critica d’arte, Germano Celant. Cronistoria di un critico militante. Autore di molti studi, la sua bibliografia è determinante per chiunque voglia avvicinarsi alla storia dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
La storia di Germano Celant
Uomo di intelligenza notevole, capace di guardare ben oltre il suo quotidiano, curioso, militante in un mondo dell’arte che stava vivendo un cambiamento profondo. Quante volto lo si vedeva in giro per fiere e per mostre con il suo immancabile chiodo nero, dall’aria severa, poco accondiscendente con gli artisti adoranti, a guardarsi in giro? Il genovese Celant, di origine friulana, sin dall’inizio della sua carriera, capisce che è fondamentale il contatto con gli Stati Uniti. Ha 24 anni quando a Venezia viene proposta la celeberrima Biennale del 1964 che vede gli USA, anche per scelte squisitamente politiche, trionfare sul resto del mondo.

Il nuovo libro su Germano Celant
Il volume è una raccolta di studi, degli interventi delle giornate di studio tematiche dedicate al lavoro e alla figura di Celant, svoltesi tra il 2022 e il 2023, ideate da Marco Tirelli, presidente per il biennio 2023-24 dell’Accademia Nazionale di San Luca e curate dallo Studio Celant, nella persona di Antonella Soldaini. Giornate di studio che dopo la sede romana sono approdate al Castello di Rivoli, al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre, Fondazione Giorgio Cini, Fondazione Prada, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e Triennale Milano. Salvatore Settis, coetaneo di Celant, archeologo, storico dell’arte, che guarda da anni anche il contemporaneo con un occhio di grande acume, ha concluso il ciclo con una lectio magistralis degna della sua fama.
Rileggere Germano Celant
Il volume di oltre 500 pagine ci permette di entrare attraverso i contributi di artisti e studiosi nell’universo celantiano. Il critico nel corso degli anni ha dato vita a mostre e a saggi determinanti per comprendere il senso di un’epoca, così Offmedia, mostra a Bari e catalogo imprescindibili datati 1977, in conseguenza dei quali il critico viene chiamato a collaborare con il Guggenheim di New York. Celant ha insegnato a superare la specificità dei mezzi, ad andare oltre le categorie più serrate per comprendere, attraverso l’arte, il senso di quanto stava accadendo al di là di essa.
Le cronistorie di Germano Celant
Con il volume, in cui sono gli interventi di Argento Celant, il figlio avuto in tarda età, e di Antonella Soldaini, è possibile ripercorre un metodo, costruire un cammino, capire il senso di un lavoro condotto con massima serietà. Ci troviamo di fronte a un’opera che analizza i risvolti di un’attività complessa, che ha attraversato i momenti più intensi della storia dell’arte, la raccolta di materiali, la fondazione di un archivio, di una immensa biblioteca. Le sue cronistorie sono fondamentali per analizzare un’epoca, dei processi metodologici che ci hanno formato e queste ultime fa riferimento il titolo del volume.
Dunque, un volume imprescindibile per cogliere il senso di un metodo di lavoro che ha contribuito a sottolineare l’importanza di molta arte italiana dal 1965 a oggi.
Angela Madesani
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