I luoghi di Italia che cambiano la vita. Il libro di Tommaso Sacchi invita i giovani a viaggiare 

L’Assessore alla Cultura del Comune di Milano è al suo secondo libro rivolto alla fascia d’età adolescenziale. In “Negli occhi la bellezza” invita i più giovani a scoprire l’Italia

Da Venezia alla Sicilia, dalla Val d’Aosta a Napoli fino ai Sassi di Matera: i viaggi che Tommaso Sacchi (Milano, 1983), attualmente Assessore alla Cultura del Comune di Milano e precedentemente con ruolo analogo a Firenze (2019-2021), ha realizzato da adolescente, tornano come flashback, ricordi e nuove emozioni in un libro in uscita il 28 ottobre 2025. Scritto per la collana Ragazzi di Mondadori e con le illustrazioni di Elisa Macellari Negli occhi la bellezza. 16 esperienze tra arte e natura da vivere prima dei 16 anni invita i più giovani alla scoperta dell’Italia e delle sue meraviglie, tra monumenti, arte contemporanea e paesaggio visti come strumenti di consapevolezza, crescita e conoscenza di sé, offrendo una serie di itinerari e consigli con un linguaggio semplice e immediato, appassionato. Ne abbiamo parlato con l’autore in questa intervista. 

Intervista a Tommaso Sacchi 

Negli occhi la bellezza è un inno d’amore all’Italia che nasce idealmente come un viaggio in treno. Cosa l’ha portata a scrivere questo libro?  
Gli ingredienti che hanno portato a questa ricetta sono tanti. Innanzitutto, desideravo rendere sottoforma di storia, rivolgendomi agli adolescenti, quelle esperienze e quei viaggi che mi hanno in qualche modo cambiato la vita. Inoltre, penso ad una delle sollecitazioni, che nel mio ruolo di Assessore mi viene proposta spesso, quando mi chiedono come si fa a interessare alla cultura i più giovani risvegliando in loro una coscienza critica. Ecco, una soluzione non credo di averla, ma penso che viaggiare a quell’età possa cambiare le prospettive e creare interesse, e questa è già una risposta. 

Come con Il bosco dove tutto incominciò, scritto insieme a sua madre Rossella Kohler, questo libro si rivolge al target più giovane. Perché ha scelto di parlare a chi ha più o meno di 16 anni? 
La figura di mia madre, che era una scrittrice che si occupava di didattica e geografia economica sempre rivolgendosi ai più giovani, è stata per me fondamentale e prima che venisse a mancare (nel 2023, ndr) abbiamo a lungo parlato del mio lavoro di Assessore in funzione di dialogo con le nuove generazioni. Nel libro scritto con Rossella Kohler abbiamo raccontato una storia familiare e intima che però si iscrive all’interno della storia di Italia, concentrandoci soprattutto sulle vicende di due partigiani, mio nonno Dado e mio zio Giampaolo. Dopo questa esperienza si è creato un rapporto con la collana ragazzi di Mondadori, con la quale abbiamo cominciato a ragionare su questo nuovo progetto. Io vivo la mia vita in funzione del mio ruolo di Assessore e di servizio pubblico alla comunità, però se c’è un ambito con cui mi fa piacere confrontarmi, anche in continuità con il mio impegno di amministratore, è quello dell’editoria per ragazzi. 

Come mai? 
Credo che uno degli errori che si fa più di frequente è quello di non cercare dei codici che possano essere apprezzati da questa generazione. Ho cercato sulla scorta dell’esperienza del testo scritto con mia madre di trovare un codice potabile adatto a parlare con loro. 

Ci spieghi meglio… 
Realizzando una operazione di flashback e immedesimandomi nell’età in cui ho vissuto queste esperienze di viaggio. Se parli ai più giovani con la saccenza dell’adulto finirai per cercare sempre un giro di parole o per essere giudicante. Ho cercato di rimettermi le scarpe e la maglietta della mia adolescenza, provando a ricordarmi chi ero e com’ero. Questo è il mio codice, non è professorale ma di grande semplicità e naturalezza. Provo a parlare con sincerità lasciando spazio ad aneddoti ed emozioni tattili. Alla meraviglia. In fondo questo libro, nel suo piccolo, è un quaderno di viaggi, senza pretese: è però la traduzione di quel dialogo con mia madre sull’importanza di tenere sempre un occhio su chi cresce e si affaccia all’età adulta, con il senso pragmatico che aveva lei di guardare ai giovani come al pubblico futuro dei luoghi della cultura. 

Tommaso Sacchi. Ph: Pietro Baroni
Tommaso Sacchi. Ph: Pietro Baroni

Ma l’Italia è un paese per giovani? 
È un paese potenzialmente per loro, ma anche un paese dove troppo poco spesso si guarda ai giovani come a una grande risorsa. C’è sempre questo pregiudizio nei confronti degli interessi di chi ha sedici anni, ritenendo che non ci sia da parte loro una vera passione per la cultura. Questo libro-manifesto dice che non è vero. 

Il viaggio nel libro “Negli occhi la bellezza” 

Qualche giorno fa Scurati scriveva su La Repubblica che “Oltre ogni rancore c’è un’Italia felice che resiste al degrado”. È d’accordo con questa definizione? 
Penso che esista una Italia che dà fiducia ai suoi luoghi e alla storia unica del nostro Paese.  
Mi interessa meno in questo contesto la retorica sul patrimonio culturale, quanto riportare l’attenzione sulla centralità del viaggio. Ho avuto la grande opportunità di viaggiare moltissimo da ragazzo, fin da piccolo la mia famiglia mi ha sempre “cacciato nella valigia”. E forse questa è stata la più grande fortuna della mia infanzia. Il viaggio è conoscenza, è messa in contatto con qualcosa di unico che può cambiare le prospettive. Sono tornato ieri sera dal World Cities Culture Forum a Londra: lì mi sono reso conto che quando i colleghi del mondo ti parlano dell’Italia non si soffermano unicamente sulle politiche culturali, ma richiamano a ricordi personali, al piccolo borgo scoperto fuori Firenze, alla sensazione di fronte alla Pietà al Castello Sforzesco. L’esperienza del viaggio è in fondo questo, un ricordo che se riferito alla età preadulta può segnare tantissimo.  

Nel suo caso? 
Ricorderò sempre la mia prima volta a Napoli, o al Cretto di Burri a Gibellina, Venezia… Esperienze che hanno cambiato le mie prospettive di vita. Ed è proprio questo, tornando a Scurati, l’elemento più forte di resistenza al degrado, questa tessitura finissima, tutta italiana, di paesi, campagne, luoghi e opere d’arte, troppo poco raccontati sotto una prospettiva emotiva ed esperienziale. 

La sua generazione è però quella di Schengen, dell’Interrail, dei primi voli low-cost, mentre oggi sono tante le barriere soprattutto geopolitiche, i paesi che non si possono più visitare… Come si fa a recuperare nei giovani la fiducia nel viaggio? 
In effetti noi siamo cresciuti con una idea di città-Europa, con connessioni agili e a basso costo ed infrastrutture molto efficaci in termini di trasporto. Con una idea di mobilità veloce e senza grandi programmazioni. Quello che credo possa valere la pena di essere ribadito è che esiste ancora oggi un modo semplice e a basso impatto economico di viaggiare e di conoscere. Tutti i miei viaggi dei vent’anni mi hanno visto contare le monete nel borsellino. È difficile, ma nella conquista del viaggio c’è anche un aspetto poetico. È vero che il post Covid ha generato dei cambiamenti sostanziali, ma mi stupisce sempre come nell’opinione comune si dia sempre meno importanza al viaggio come strumento di conoscenza. È uno degli elementi più importanti della crescita, a prescindere da quale sarà il tuo lavoro nel futuro. 

L’itinerario copre dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Quali sono i tips più curiosi? 
Mi chiede una selezione molto ardua. Partiamo però da Milano, dal Castello Sforzesco: il modo in cui l’ho guardato allora mi aiuta a rivederlo oggi che me ne occupo come Assessore. Venezia la consiglio soprattutto con il focus Biennale, io peraltro ho lavorato nella Biennale Arte di Okwui Enwezor e nell’edizione Architettura curata da Rem Koolhaas. E poi Napoli, per il suo rapporto tra l’arte contemporanea e la città, con le sue metropolitane… 

Di Firenze, città nella quale ha ricoperto il ruolo di Assessore, dice che ha imparato a conoscerla ma non è mai riuscito ad abituarsi alla sua bellezza. Cosa ha ricavato dalla sua esperienza in questa città? In che modo la ha aiutata nel suo lavoro di Assessore a Milano? 
Le differenze tra le due città sono molteplici: due mondi straordinari ma diversissimi tra loro, anche per un amministratore. Firenze è la più grande delle piccole città nel mondo (ha 400mila abitanti circa, tutto il mondo la conosce e la vuole frequentare). Milano ha vissuto tantissime epoche e di recente una grande centralità nell’arte contemporanea. Mi sento molto milanese ma sono orgogliosissimo di avere vissuto questo pezzo di vita a Firenze proprio perché mi hanno dato tantissime emozioni complementari al mio vissuto odierno. 

È stato circondato dalla cultura fin da piccolo: il nonno ingegnere, sua madre scrittrice, suo padre fotografo, lo zio pittore. Che ruolo ha avuto la cultura nella sua infanzia e nella sua vita? 
Ha avuto e ha un ruolo fondamentale. A prescindere dal mio ruolo di assessore, quando sono in una nuova città la mia geografia si basa sui punti cardinali della cultura. Quando vedo un museo o un teatro conosco l’attitudine di una comunità. Sono cresciuto e stato educato così.  
E non è l’unico modo di crescere e sviluppare una coscienza al mondo, ma è quello in cui mi riconosco di più. E il viaggio è rimasto una necessità costante nella mia vita.  

Santa Nastro 

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. Dal 2015 è Responsabile della Comunicazione di…

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