Fumetti dalla “zona rossa”. Intervista a Lele Corvi

MENTRE L'ITALIA INTERA È STRETTA NELLA MORSA DEL COVID-19, L'ARTE REAGISCE COME PUÒ. ABBIAMO INTERVISTATO LELE CORVI, IL FUMETTISTA DI CODOGNO CHE STA ESORCIZZANDO IL “MOSTRO” CON LE SUE VIGNETTE DISSACRANTI.

Dallo scorso 20 febbraio, la piccola città di Codogno – in provincia di Lodi – è salita improvvisamente alla ribalta dell’opinione pubblica come il primo focolaio italiano causato dal Coronavirus. In molti, a partire da quelle prime ore di allarme, hanno risposto alle notizie con superficialità, sminuendo la pericolosità di quei primi segnali. Non era tra loro Lele Corvi, il fumettista di Codogno che, “armato” di penna e matite colorate, ha deciso di raccontare quelle giornate di panico e “reclusione” obbligata a modo suo, ovvero attraverso il disegno. Abbiamo raccolto alcune vignette inedite e scambiato qualche parola con l’artista.

Prima di tutto ti chiederei un accenno alla tua ricerca. Da anni collabori regolarmente con case editrici e riviste sulle quali pubblichi le tue vignette a carattere satirico. Tra le ultime fatiche editoriali, Vita eccessiva di John Belushi: uno spassoso graphic novel ispirato alla vita dell’attore e cantante americano. Che altro?
Oltre alle collaborazioni con Il Cittadino di Lodi e L’Eco di Bergamo, da qualche mese le mie vignette compaiono su Il Manifesto. Da sempre realizzo anche illustrazioni per aziende e privati. Tra le altre cose, inoltre, mi sento di segnalare un progetto a cui tengo molto. Si tratta de Le 100 cose belle della vita: una raccolta di 100 illustrazioni che descrivono in modo leggero cento situazioni “banali” ma indispensabili per rendere bella la vita, appunto. Il libro uscirà per Emme Edizioni nelle prossime settimane e, vista la situazione critica, mi sembra ci sia più di un motivo valido per ricordare quanto anche le azioni apparentemente più scontate diventino preziose in momenti di difficoltà.

Una vignetta di Lele Corvi. Courtesy l'artista

Una vignetta di Lele Corvi. Courtesy l’artista

Sei nato e vivi a Codogno, il comune in provincia di Lodi che per primo è stato identificato come “zona rossa” in merito all’emergenza sanitaria causata dal virus. Sin dall’inizio di questo terremoto hai iniziato a pubblicare sui social i tuoi “cartoon”, raccontando la crisi in tempo reale. Qual era l’obiettivo?
Trovandomi nell’occhio del ciclone ho pubblicato parecchio. Si è trattato di considerazioni personali, disegni, vignette (alcune delle quali accompagnate dai commenti di Francesco “Baro” Barilli). Per farlo mi sono mosso sia sui social, in maniera libera, che sulle riviste che ti ho menzionato sopra. L’obiettivo era cercare di dare qualche spunto per riflettere, con leggerezza. Ricordo una tavola realizzata pensando che i problemi non sono mai nostri finché ci sembrano lontani. E in fondo anche il virus è stato considerato da molti un problema “lontano”. Solo ora forse ci rendiamo conto che il problema non è affatto distante ma, come tutti i problemi, ci coinvolge in prima persona.

Che situazione stai vivendo a livello personale?
Le notizie sul virus ronzano nella testa da settimane, dalla mattina alla sera, come un bollettino continuo. Staccare è davvero difficile. Questa credo sia la cosa più pesante da gestire.

Che aria si respira invece a Codogno?
Dopo quindici giorni di zona rossa, con gli ultimi quattro giorni di contagi in calo, ora c’è un rimescolamento generale. Temo, ma spero di sbagliarmi, che i contagi aumenteranno. Se così fosse questa lunga tregua forzata sarebbe stata un sacrificio inutile sia dal punto di vista della salute, che da quello psicologico ed economico.

Una vignetta di Lele Corvi per Popoff Quotidiano. Courtesy l'artista

Una vignetta di Lele Corvi per Popoff Quotidiano. Courtesy l’artista

Hai subito rallentamenti in termini di progetti, uscite, lavori in studio?
Dal punto di vista pratico non ne ho risentito molto: ho lo studio in casa quindi non affronto spostamenti per andare al lavoro. Certo è diverso stare in casa per scelta o stare in casa perché costretti non tanto da provvedimenti, ma dal buon senso. Ovviamente, come tutti, a qualcosa ho dovuto rinunciare: avevo iniziato dei corsi sul linguaggio del fumetto nelle scuole, che per ovvie ragioni è stato rimandato.

Le tue vignette sono spesso accompagnate da considerazioni politiche. Nei giorni in cui la “bomba” è scoppiata, le tue parole sembravano quasi in controtendenza rispetto all’opinione diffusa sul web: mentre molti sottovalutavano la questione tu, dalla “zona rossa”, segnalavi il veloce precipitare degli eventi. Cosa abbiamo sbagliato, in termini di opinione pubblica, e come ha reagito la tua città al problema?
Personalmente ho percepito, soprattutto all’inizio, una situazione fuori controllo. L’unica critica che ho fatto è stata la completa assenza di informazioni o informazioni confuse nei primi tre o quattro giorni, indispensabili per evitare il propagarsi del contagio. Non ho le competenze per dire se le azioni fatte o non fatte fossero giuste. Ribadisco però che essere stati isolati per 15 giorni stava cominciando a dare qualche timido risultato positivo.
Quello che davvero non sopporto invece è sentire autorità di ogni genere e grado che nelle loro esternazioni si riempiono di slogan ottimistici, sminuendo agli occhi del cittadino la situazione.

Una vignetta di Lele Corvi per Popoff Quotidiano. Courtesy l'artista

Una vignetta di Lele Corvi per Popoff Quotidiano. Courtesy l’artista

Come operatore artistico, e vista la tua esperienza nell’ambito dell’illustrazione e del fumetto, come valuti i tempi di azione del governo, soprattutto per quanto riguarda la chiusura dei musei, delle scuole e dei luoghi di cultura?
Sono un disegnatore e le mie competenze sono in questo ambito. Non mi permetterei mai di dare un giudizio in merito alle misure prese da persone che mi auguro abbiano le competenze per prendere decisioni. Da cittadino posso dire che avrei preferito da subito bloccare tutta l’Italia per 20/30 giorni. L’obiettivo era rallentare la diffusione del virus e prendere tempo in attesa di una organizzazione ospedaliera.
A ogni modo, a prescindere da chi ci governa, dobbiamo ricordare che buona parte della risoluzione di questa triste faccenda dipenderà dal buon senso di tutti noi.

Molti artisti in questi giorni probabilmente eviteranno contatti con altri colleghi, o di andare in studio – se dall’altra parte della città. C’è qualcosa che l’arte può fare in una situazione così?
Comunicare, alleggerire, creare un senso di responsabilità.

Alex Urso

https://www.lelecorvi.com/

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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