Nasce “Chéri”, la nuova rivista che parla di erotismo attraverso arte, spazio e pensiero
"Chéri" è l’idea di tre giovani creative che trasformano l’erotismo in un’indagine culturale raffinata. Il primo numero esplora il rapporto tra desiderio e spazio attraverso interviste, articoli, immagini e una forte identità visiva. Un invito alla lentezza e a un nuovo sguardo sul mondo
Si chiama Chéri la nuova rivista italiana dedicata al tema dell’erotismo e appena fondata da tre giovani compagne di università. Nato durante un corso di editoria e art direction alla NABA di Milano, Chéri è il risultato del lavoro di Gemma Ferriero, Eugenia Anna Garavaglia e Flavia Franciscone, che hanno deciso di dare forma definitiva ad un’esercitazione accademica. Era una “creatura embrionale”, come ci raccontano, ma poi si sono innamorate del progetto fino all’effettiva uscita del primo numero ad ottobre 2025. Un magazine che punta ad “offrire una prospettiva diversa da quella, spesso monodimensionale, con cui altre pubblicazioni trattano il tema dell’erotismo – quasi sempre legato alla sfera fisica e carnale – per restituirgli invece complessità, profondità e una dimensione culturale ampia”, spiegano ad Artribune le tre fondatrici.
L’idea di eros nel primo numero della rivista
Gemma, Eugenia e Anna descrivono Chéri con tre parole: “liminale, sinestetico e allusivo”. In effetti la rivista non si limita a esplorare l’erotismo come mera rappresentazione del corpo, ma come energia vitale che attraversa l’arte, l’architettura, il design e la filosofia. Non una rivista da leggere in fretta, ma un progetto editoriale ricco di articoli e interviste molto densi con un grande spazio lasciato a fotografie e illustrazioni.
L’introduzione del primo numero si apre con un richiamo al Faust di Goethe e alla tensione fra impulso e controllo, corpo e ragione: un dualismo che attraversa tutto il progetto. Chéri dichiara così di rifiutare l’esplicito e abbraccia l’idea di eros come ricerca del bello e del significato, una pulsazione che si manifesta negli spazi, negli oggetti, nelle immagini e, soprattutto, nello sguardo dei protagonisti coinvolti.
Tematica e struttura del primo numero di “Chéri”
Il primo numero è dedicato allo spazio: un’indagine sul legame tra desiderio e ambiente, tra corpo e architettura. Ogni sezione è costruita con un formato di dialogo\intervista, ispirata al celebre magazine Interview di Andy Warhol e John Wilcock.
Qualche esempio tra i contenuti del primo numero di Chéri? L’intervista al filosofo Federico Campagna, dedicata alla sua lettura delle relazioni e delle dinamiche sociali attuali; oppure l’articolo sugli architetti e creativi Bianca Felicori & Parasite 2.0 che trasformano lo spazio in corpo vivo all’insegna dell’eros, nel primo caso con l’architettura dimenticata o ignorata, nel secondo con la manipolazione dello spazio in maniera diretta. Come spiegano le fondatrici ad Artribune, “la nostra intenzione è sperimentare con il contenuto il più possibile, bilanciandolo con la parte visuale. Vorremmo che il lettore si approcciasse al nostro magazine con curiosità e pazienza. È un po’ come quando si visita un museo e ci si perde di fronte a un dipinto”.
L’estetica visiva del magazine Chéri
Anche la componente visiva gioca un ruolo fondamentale, trae ispirazione dalla scuola svizzera e, in particolare, dai “supergraphics” di Barbara Stauffacher Solomon, cui la copertina rende omaggio attraverso forme semplici ma impattanti come cuori e scritte in grassetto. Il risultato è un oggetto editoriale che si legge ma anche si guarda: la cura grafica, le cromie morbide e le alternanze tra testo e immagini creano un ritmo sensuale, coerente con il tema centrale.

Lavoro, dedizione e identità editoriale per Ferriero, Garavaglia e Franciscone
Essere tre giovani donne che fondano un magazine oggi significa, per le autrici, “avere finalmente uno spazio in cui esprimere liberamente la propria voce artistica, letteraria e culturale”, nonostante la sfida costante di conciliare gli altri lavori di ciascuna con il progetto.
Se c’è un messaggio che vorrebbero trasmettere, è quello dell’amore: amore per la cultura, per l’arte, per il design; un invito a innamorarsi (o re-innamorarsi) di ciò che costituisce il nostro patrimonio e che merita cura e attenzione. Chéri si pone così come una forma di “controcultura”, un invito alla lentezza e alla profondità: un modo per “affrettarsi lentamente”, tornando a una dimensione più intima e consapevole della lettura.
Il prossimo numero è già in lavorazione e previsto per l’autunno 2026, il tema sarà quello della Materia. Come cita la chiusura del magazine, “Chéri is a journey. Until we meet and fall in love again”.
Noemi Ruggeri
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