Come ci vediamo attraverso uno schermo? Ce lo dice il nuovo photobook dell’artista Alba Zari 

Alba Zari esplora la paura del riflesso e le nuove forme di autorappresentazione nell’era degli schermi: come ci vediamo attraverso lo schermo se abbiamo sempre più paura degli specchi? Un viaggio tra filtri, IA e nuovi ideali di bellezza

Scansioni 3D, selfie filtrati, modelle IA. Con il suo nuovo photobook Fear of Mirrors l’artista Alba Zari (Bangkok, 1987) interroga le modalità di autorappresentazione che abitiamo ogni giorno. La paura di vedersi allo specchio si chiama eisoptrofobia. Ne soffrono diversi esponenti di Hollywood, tra cui Pamela Anderson: incredibile, ma l’attrice più radiografata degli Anni Ottanta\Novanta non ha mai amato la sua immagine. 

Fear of Mirrors, Alba Zari
Fear of Mirrors, Alba Zari

Il saggio “Fear of Mirrors” 

È da lei e la sua fobia che prende il titolo il nuovo saggio visivo di Alba Zari, Fear of Mirrors, edito da Yogurt Editions e XYZ Books, con la curatela di Francesco Rombaldi. Un’indagine sulle forme di rappresentazione che adottiamo oggi per comunicarci – navatar, selfie, icone –, insieme al potere e ai limiti dei riflessi che abitiamo ogni giorno. In una delle scene più commentate di The Substance (2024) Demi Moore rimbalza davanti dallo specchio per cambiare outfit, trucco, capelli. Si sta preparando per un date al quale non andrà mai, finendo per spalmarsi il rossetto su tutta la faccia in un gesto di disperazione. Non importa quanto bella possa apparire agli occhi altrui: quel riflesso non regge il confronto con l’immagine di sé nella sua mente, accesa e irraggiungibile. Ed è talmente frustrante, talmente spaventoso, da non riuscire ad uscire di casa. “Non siamo mai stati così perfettibili” osserva Sophie Gilbert in un articolo su The Atlantic dal titolo Reclaim Imperfect Faces. Mentre online modelle IA (inesistenti) raccolgono milioni di follower, milioni di utenti (reali) sottopongono la propria immagine – eletta a valuta di scambio dalla rivoluzione digitale e dai social – ad un incessante auto-restyling.  

Fear of Mirrors, Alba Zari
Fear of Mirrors, Alba Zari

Nuovi ideali di bellezza  

Parola magica: “ottimizzare” – tempo, performance, aspetto. Tramite botox, chirurgia, Ozempic per chi può sostenerne il costo. Tramite filtri e app per chi no. Del resto, non ci si guarda più allo specchio ma attraverso lo schermo: una superficie viva, retroilluminata, che al posto di un volto restituisce uno spettro di possibilità. Quale scegliere? Zari mette al centro del suo progetto l’immagine femminile e il condizionamento sociale che la modella. Attraverso scansioni tridimensionali, selfie filtrati da cuori, fragole, fiocchi, screen del suo desktop (tra ricerche accademiche sull’oggettivazione sessuale nei media e la creazione di una bambola IA), l’artista evidenzia certe sottili dinamiche del web. Se da un lato la libertà di reinventarci all’infinito sembra autodeterminate, dall’altro gli algoritmi reiterano i soliti standard estetici omogeneizzanti. Per di più, a velocità accelerata: appena ti senti in pace col tuo aspetto, ecco un nuovo trend apparire sulla tua For You Page per ricordarti che, no, sei già obsoleta. Aggiornati. Segui il ritmo scandito dai trend: dai glutei à la Kim Kardashian alla magrezza 5.0, dal rimpolpare il volto al de-fillerare tutto.  

Il fenomeno dismorfofobia 

In questo flusso sfaccettato, fin dalle prime pagine del libro ci si chiede se il liberismo digitale non sia altro che una declinazione del patriarcato in alta definizione. “Alimentando continuamente la narrazione negativa su un difetto fisico, ci alleniamo a crederci e a prendere le distanze dalla realtà” spiega la psicoterapeuta Kimberlin Shepard. La dismorfofobia – patologia che porta ad essere ossessionati da presunti difetti fino a non riuscire a guardarsi allo specchio con oggettività – non è di certo una novità della digital era. È uno degli effetti dell’anoressia, ad esempio. Ciò che cambia oggi è l’incentivo al quadrato. Qualche anno fa si parlava di Snapchat Dysmorphia: ragazze che chiedevano interventi chirurgici per assomigliare ai propri selfie ritoccati. Poi è arrivato il filtro Bold Glamour di TikTok, capace di alterare pelle, occhi, labbra e lineamenti in tempo reale, con un realismo tanto impressionante da far scattare restrizioni ai minori di 18 anni. In Fear of Mirrors, Zari non mira a fornire soluzioni o risposte, ma ci invita ad una riflessione aperta sulla società contemporanea: lo specchio si è finalmente frantumato o, piuttosto, si è moltiplicato imprigionandoci nei nostri mille riflessi? Che poi, specchio delle mie brame, “chi è la più bella del reame” non è mai interessato a nessuno. 
 
Aurora Mandelli 
 
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Aurora Mandelli

Aurora Mandelli

Originaria di Vaprio D’Adda, si sposta a Milano e Bordeaux per perseguire gli studi. Da sempre amante della moda in tutte le sue forme, coltiva la passione per l’arte, il cinema e il teatro. Attualmente fashion stylist e redattrice freelance…

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