In Pakistan la cultura prova a ripartire dal turismo religioso

Il Department of Archeology and Museum di Islamabad ha annunciato l’imminente avvio di una vasta campagna di restauro di luoghi di culto indù. Nel paese ne sono rimasti solo 20

Un vasto programma di ristrutturazione dei templi indù e Sikh del Paese per incentivare il turismo religioso a seguito dell’emergenza Coronavirus, ma anche e soprattutto un segnale importante di attenzione alle confessioni minoritarie del Paese, che nei decenni passati hanno subite numerose restrizioni. Un ulteriore passo avanti sulla via della normalizzazione, dopo che da circa due anni il Pakistan ha ritrovato una certa stabilità interna.

Un particolare del tempio indù di Shivalaya Teja Singh, nella provincia del Punjab

Un particolare del tempio indù di Shivalaya Teja Singh, nella provincia del Punjab

PAKISTAN: LE CAMPAGNE DI RESTAURO 

Il Department of Archeology and Museum di Islamabad ha annunciato l’imminente avvio di una vasta campagna di restauro di templi indù egurdwara (letteralmente “la porta del guru”); questi ultimi sono luoghi di culto propri del Sikhismo, dedicati sia alle cerimonie sacre sia all’incontro tra i fedeli. Poiché, in seguito alla stabilizzazione del Pakistan il turismo religioso indù proveniente dalla vicina India ha conosciuto un discreto aumento, il governo ha deciso di incentivare il trend con il recupero su vasta scala dei tanti templi abbandonati o comunque in degrado. A partire dal 2020, saranno almeno due gli edifici restaurati ogni anno, nelle province del Sindh, Punjab, Belucistan e Khyber Pakhtunkhwa. Si tratta di splendide testimonianze architettoniche di stile indiano, alcune delle quali antiche persino di due millenni.

Una veduta del complesso del tempio di Goraknath, nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa

Una veduta del complesso del tempio di Goraknath, nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa

PAKISTAN: TEMPLI DA RECUPERARE 

Con la Partition del 1947, la minoranza indù e Sikh rimasta in Pakistan preferì in larga parte trasferirsi in India; ragione per cui molti templi rimasero abbandonati e ancora oggi si trovano in condizioni di degrado. Un altro duro colpo a queste minoranze si ebbe nei primi anni Novanta, quando il Paese era nel caos, destabilizzato anche dal terrorismo di matrice Sikh (sostenuto dall’India) che infiammava il Kasmir separatista; il governo decretò per rappresaglia la chiusura di circa 500 templi, molti dei quali furono convertiti in moschee e madrasse musulmane. Adesso, nel suo sforzo di costruire un Pakistan finalmente pacificato e non più divorato dal verme della corruzione, il Primo Ministro (ed ex campione di cricket) Imran Ahmed Niazi Khan sta lavorando a creare un clima di uguaglianza religiosa, almeno per musulmani, Sikh e indù. Obiettivo raggiunto anche con i restauri in parola, la cui valenza sta anche nel recupero delle antiche radici pakistane, precedenti all’arrivo della cultura islamica. Un recupero urgente, perché da un’indagine condotta dal Movimento degli Indù pakistani ha rilevato che nel Paese erano aperti 438 templi prima del 1990; adesso, ne restano soltanto 20, a fronte delle migliaia di moschee. Una discriminazione cui appunto porrà rimedio il programma del governo.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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